2020-12-08
«Dirò no al nuovo Mes. I vertici del partito si sono calati le braghe»
Fabio Berardini (Twitter)
L'onorevole Fabio Berardini (M5s): «Crimi ha ignorato noi parlamentari. Così diamo all'Ue una pistola pronta a sparaci contro».Fabio Berardini, deputato del M5s, lei si è schierato contro la riforma del Mes, annunciando che voterà no: cosa non la convince?«Ci viene raccontato che stiamo semplicemente riformando il Mes e che questa riforma non impatterà minimamente sull'Italia. Falso. Con la riforma del Mes stiamo consegnando all'Europa una pistola carica, pronta a sparare sui Paesi più in difficoltà e fortemente indebitati come il nostro. Con le single limb Cacs viene introdotto un meccanismo per semplificare al massimo la ristrutturazione del debito pubblico di uno Stato: questo potrebbe avere una gravissima ripercussione sulla stabilità dei nostri titoli di Stato e quindi sull'equilibrio finanziario dell'Italia. Stiamo inoltre consegnando pericolosamente a un organo terzo possibilità di giudicare la sostenibilità del nostro debito e intervenire dettando pesanti e rigorose condizionalità».La logica del pacchetto, che voi avevate auspicato, è tramontata: è questo il motivo del suo no?«Noi continuiamo a chiedere ciò che il Parlamento ha sempre sostenuto durante il governo Conte 1: nessuna firma della riforma del Mes senza la logica di pacchetto assieme ad altre misure a garanzia dei risparmiatori e dei cittadini. Non vogliamo assolutamente una riforma come questa, che tuteli solo ed esclusivamente le banche. Come parlamentare voglio rimanere coerente con il programma del Movimento 5 stelle e resto convinto che il Mes sia un meccanismo da smantellare: un istituto inutile e dannoso per gli Stati membri perché legato per statuto a rigorose condizionalità da rispettare. Ricordiamo tutti cosa è successo con la Grecia».I leader del M5s dicono apertamente che votare no alla riforma del Mes significa far cadere il governo Conte: per lei è credibile che si arrivi a questo?«Mi sembra che i vertici del Movimento 5 stelle abbiano solo paura di perdere la propria poltrona. Non possiamo sempre essere succubi di Matteo Renzi, che minaccia continuamente la tenuta del governo. È necessario tirare fuori gli attributi e mantenere ciò che c'era scritto nel nostro programma elettorale: smantellamento del Mes. Lo dobbiamo all'Italia e ai nostri attivisti ed elettori. Ora, invece, sembra che i vertici del Movimento si siano calati le braghe e non osino minimamente contraddire chi gli vuole imporre questo ennesimo dietrofront su un nostro tema fondamentale come il Mes».Se dovesse cadere il governo, secondo lei Sergio Mattarella dovrebbe sciogliere le Camere?«Non mi permetto di entrare nelle prerogative del capo dello Stato. Qui, però, stiamo parlando di una risoluzione, ossia di un indirizzo che il Parlamento rivolge al governo. Non vedo alcun pericolo nel mantenere la parola data ai cittadini e votare coerentemente contro la firma della riforma del Mes. Non stiamo parlando di una votazione sulla fiducia al governo ma di un atto di indirizzo. Quando si votò sulla Tav, ad esempio, altro punto identitario del Movimento 5 stelle, la mozione presentata dal M5s che chiedeva lo stop della linea Torino-Lione venne bocciata dalla maggioranza e non ci fu nessuna crisi di governo».Cosa contesta alla leadership del M5s riguardo a questa vicenda?«Zero condivisione e coinvolgimento del gruppo parlamentare sulla vicenda del Mes. In questi giorni, infatti, i vertici del M5s, a partire dal capo politico Vito Crimi, per paura che emergesse una posizione contraria alla riforma del Mes, hanno completamente ignorato decine di parlamentari che, durante l'audizione del ministro Roberto Gualtieri, hanno chiesto con chiarezza che non venisse firmato nulla. Al contrario, Vito Crimi ha diffuso una nota stampa ribadendo che il M5s non si sarebbe opposto in alcun modo alla firma della riforma del Mes. Alla faccia della democrazia e del rispetto per i parlamentari. Perché non si è votata online la linea da seguire? È inaccettabile che si voti on line solo quando fa comodo. Stessa cosa è accaduta con il decreto immigrazione. Zero discussione e zero coinvolgimento. Tutto ciò è inaccettabile».