2025-01-28
I diktat erano illegittimi ma i risarcimenti latitano. Sentenze beffa sul Covid
Niente rimborso per il militare che ha dovuto spendere 10.000 euro per farsi annullare una sanzione ingiusta. E indennizzi irrisori per chi ha denunciato l’illiceità dei divieti.La sanzione che gli era stata inflitta durante la pandemia è stata annullata con decreto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma intanto in tre anni il militare dell’Arma ingiustamente punito ha dovuto spendere più di 10.000 euro in spese legali che non gli vengono rimborsate. La vicenda che ha visto coinvolto un tenente colonnello di 56 anni è solo uno dei tanti casi di strascichi giudiziari post regime emergenziale che, se hanno la fortuna di essere risolti in un’Aula, gravano comunque sul diretto interessato. Penalizzato, oggetto di soprusi e costretto anche a pagare di tasca sua per vedersi riconoscere un diritto calpestato. L’ufficiale superiore, all’epoca dei fatti comandante di una compagnia di carabinieri del Ponente ligure, fu accusato nel marzo del 2022 di non aver verificato il green pass di un vice brigadiere. Non si tenne conto che, dopo essersi accorto dell’irregolarità, aveva fatto pagare la prevista sanzione amministrativa al suo sottoposto: il comandante della legione carabinieri Liguria gli inflisse due giorni di consegna di rigore per mancato controllo. Si tratta di una sanzione disciplinare di estrema severità in ambito militare, rimane registrata nel fascicolo personale e matricolare, può influenzare l’avanzamento di carriera, le valutazioni future. Il tenente colonnello tenta il ricorso gerarchico, contro quel provvedimento che ritiene ingiusto, ma viene rigettata l’istanza di riesame della sanzione disciplinare. Allora fa ricorso straordinario al presidente della Repubblica, in data 30 gennaio 2023, e con parere vincolante il Consiglio di Stato ha definito il procedimento dando ragione nel giugno del 2024 al militare dell’Arma. Nell’accogliere il ricorso, il presidente della prima sezione Vito Poli smonta l’impianto accusatorio: «Acclarato che nel periodo in cui gli è stato contestato l’illecito omissivo il ricorrente non era destinatario di alcuna delega - in quanto: I) quella rilasciatagli il 3 agosto del 2021 era scaduta al 31 dicembre 2021; II) quella precedente non afferiva alle modalità di controllo del green pass; III) neppure gli era stata rilasciata quella di cui al modello allegato F, previsto dalla circolare 9 dicembre 2021, attuativa degli obblighi di vigilanza vaccinale […]che correttamente prevedeva la sottoscrizione del delegato per accettazione della delega […] viene dichiarata la illegittimità della sanzione irrogata». Non si possono fare controlli se non si ha una delega formale. Il tenente colonnello ha ottenuto ragione, il presidente Mattarella con decreto del 9 agosto 2024 ha annullato il provvedimento della «consegna di rigore» ma a tutt’oggi non c’è un’indicazione sulle spese sostenute. Il Consiglio di Stato non entra in merito alla questione, i vertici militari tacciono. Intanto, si sono sprecati soldi pubblici in verbali, procedimenti, commissioni e la vittima di una sanzione ingiusta è stata riabilitata ma non rimborsata. «Si poteva evitare di investire la giustizia amministrativa se qualcuno avesse fatto ricorso all’istituto dell’autotutela, essendo emerse vistose irregolarità, segnalate in sede di riesame», commenta il militare, tenuto all’anonimato perché ancora nell’Arma. «Purtroppo si deve mettere mano al portafoglio, ovvero anticipare i soldi, aspettando i tempi biblici della burocrazia per l’eventuale ristoro. La privazione di due giorni della mia libertà, però, è avvenuta subito», tiene a sottolineare. Aggiunge: «In quel periodo, ogni singolo comandante di reparto ha adottato delle decisioni che, confrontate con altri casi simili, sono risultate disomogenee; l’epilogo di tutta questa fase pandemica è desolante. Chi ne ha pagato le conseguenze poi è stato l’anello debole di una catena di comando, dove non si è indugiato a ricorrere, in qualche situazione, alla denuncia all’autorità giudiziaria militare».Spiega l’avvocato Giulio Petruzzi: «Il mio assistito indossa ancora l’uniforme e non sarà una scelta facile dover decidere di aprire una causa civile con l’amministrazione dei carabinieri, se il rimborso non arriverà. Tutto ciò comporta un aggravio di tempi e nuove sofferenze per una persona innocente».Veniamo ora a un altro caso: spese processuali che non si pagano e rimborsi che arrivano. Il giudice di pace di Alessandria, Paolo Olezza, ha stabilito che la presidenza del Consiglio dei ministri deve risarcire di 10 euro i 21 cittadini che hanno aderito a una delle class action promosse in Piemonte da Italexit. Si chiedeva ai giudici di accertare il carattere illecito dell’intera normativa emergenziale e di condannare la presidenza al risarcimento dei danni. «Appurato che è ormai acquisita la responsabilità civile dello Stato-legislatore per la promulgazione di norme illegittime […] emerge un chiaro profilo di grave colpa o dolo in capo a chi promosse la normativa», scrive il giudice nella sentenza. È un riconoscimento delle responsabilità di Giuseppe Conte e Mario Draghi ed è stata accolta la domanda risarcitoria per il «danno dinamico-relazionale e danno morale» subìto dai cittadini.Ricordando «le posizioni espresse dall’attuale credibile Consiglio dei ministri», ovvero che «nella normativa emergenziale ci sono stati “errori” in buona fede ma forse anche in mala fede […] al fatto che la normativa non aveva valenza scientifica bensì era una “scelta politica”», il giudice di pace osserva che si tratta «quasi di una sorta di confessione stragiudiziale del carattere illecito della normativa oggetto di causa». E ha deciso per il risarcimento, seppur simbolico.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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