2019-08-01
Gozi (Pd) è una minaccia per l’Italia.
Non può stare nel governo francese
Non si tratta di una bega politica, qui c'è in ballo l'interesse nazionale italiano. Da ex membro dei governi Renzi e Gentiloni possiede informazioni sensibili che, in mano a Parigi, ci metterebbero in gravi difficoltà.Carlo Calenda, esponente del Pd, estremo europeista, ha un senso della politica e dei rapporti di potere decisamente lontano da molte delle nostre opinioni. Deve però avere un senso formale delle istituzioni che in qualche modo ci riavvicina, dal momento che - sul renziano Sandro Gozi, Legion d'Onore 2014 e da quattro mesi rieletto nella segreteria nazionale del Pd - la pensa come La Verità. L'ex ministro dem ha twittato contro il piddino eletto in Francia e che si appresta a diventare consulente del governo francese di Edouard Philippe.«Non si entra in un governo straniero», ha scritto ieri, «non si tratta di un gruppo di lavoro, ma di ricoprire nel governo francese la carica che ha ricoperto nel nostro governo, conoscendo posizioni e interessi anche riservati, non sempre coincidenti. Semplicemente non esiste». Il renziano è stato sottosegretario agli Affari esteri e ora farà lo stesso per i cugini d'Oltralpe. Per questo già 24 ore prima, Giorgia Meloni aveva iniziato a sparare a pallettoni contro Gozi, poi in scia si erano inseriti i 5 stelle. La bufera sembrava destinata a crescere d'intensità. Ma ciò che va spiegato è che l'incarico di Gozi in Francia non è una diatriba tra partiti, ma una minaccia per le istituzioni italiane. Quando Calenda scrive che il neo consulente di Parigi «conosce posizioni e interessi riservati e non coincidenti», sta a significare che visto il ruolo da sottosegretario agli Affari europei ricoperto per Matteo Renzi prima e Paolo Gentiloni poi, Gozi ha incamerato una serie di informazioni che, utilizzate da un altro Stato, possono rivelarsi micidiali per il nostro. Non stiamo ragionando del sesso degli angeli, ma di questioni pratiche che riguardano la Difesa tricolore, l'industria militare e persino la sicurezza nazionale intesa come estensione delle attività sul suolo libico. Dove è inutile ribadire quanto i nostri interessi siano confliggenti con quelli dell'Eliseo. Stiamo, insomma, facendo riferimento ai pilastri di una nazione che vanno ben oltre a una singola legislatura o a un singolo dicastero. Gozi ha pure partecipato attivamente all'avvio del patto del Quirinale. Un gruppo di saggi (per l'Italia Paola Severino e Franco Bassanini) chiamati a organizzare un matrimonio tra Italia e Francia sotto l'imprimatur di Sergio Mattarella per il tramite di strategie che nel medio termine ci vedono soccombenti rispetto a Parigi, ama che almeno ufficialmente dovrebbero costruire un asse simile a quello di Acquisgrana.Per capire meglio però meglio quanto sia pericolosa la mossa di Gozi, basta rileggere il tweet di Calenda. Agli addetti ai lavori appare chiaro che dietro al messaggio si nasconde un dossier preciso, quello della cantieristica navale. L'ex ministro dem ha seguito da vicino la trattativa tra Stx e Fincantieri così come quella tra Naval group e Fincantieri, e sa che pure Gozi ha detto la sua. Ad agosto del 2017 l'allora sottosegretario agli Affari europei dichiarò: «L'accordo Stx-Fincantieri sarà firmato entro il 27 settembre. Un bene per l'Europa». L'ex ministro dello Sviluppo economico fu invece meno chino ai desideri francesi e pochi mesi dopo (al 27 settembre del 2017 non si sbloccò nulla, visto che a oggi ancora tutto è fermo) ebbe a impuntarsi (senza perdere comunque il sonno) a favore dell'azienda di Piazza Monte Grappa: «Leonardo deve essere della partita». Come più volte abbiamo scritto la scorsa settimana, l'operazione nella sua componente militare è al vaglio del governo e del suo golden power. Il cdm che doveva prendere una decisione è slittato. Si valuta come evitare che l'elettronica della Difesa di Leonardo non abbia detrimento dall'accordo. La domanda è semplice: che cosa conosce Gozi del dossier e degli accordi tra Fincantieri e l'azienda di Alessandro Profumo che potrebbero favorire la Francia? A parte il fatto che con il senno di poi viene da chiedersi se all'epoca Gozi sostenesse gli interessi dell'Italia o della Francia. Ma ciò su cui le istituzioni italiane devono interrogarsi è ciò che può accadere nei prossimi mesi che sono i più delicati della nostra Repubblica. È in atto una sorta di destabilizzazione, una vera e propria caccia alla tecnologia italiana da diluire nella Difesa comune Ue a beneficio dell'asse franco-tedesco. Alessandro Aresu, consigliere scientifico di Limes e direttore della Scuola di politiche, il cui presidente è Enrico Letta (non certo un sovranista), ha avuto modo di sintetizzare in una sola frase le mosse di Macron: «Parigi ha avanzato e avanzerà una politica di aggregazioni industriali tecnologiche e di presenza nella nuova corsa allo spazio. Ragionerà come sempre al di là dell'efficienza economica, anche commettendo errori. Riterrà strumentali le politiche della concorrenza. Cercherà in sostanza di avere soldi tedeschi per strategie francesi». Pur di realizzare i proprio obiettivi, Macron è disposto a tutto. Perfino arruolare un Gozi. Come lo utilizzerà quando, la prossima primavera, la ministeriale Esa dovrà decidere se affidare i fondi Ue ai razzi italiani Vega (in crisi per aver appena fallito un lancio) o a quelli francesi Ariane? La Francia vuole, inoltre, promuovere una fusione tra Airbus space e Thales Alenia space, che - ricordiamo - è per metà francese e per metà di Leonardo. L'Italia ha potere di veto, ma avere un consulente italiano per Macron potrebbe rivelarsi molto vantaggioso. E non ci dilunghiamo sulle scelte di strategia d'intelligence che abbiamo portato avanti negli ultimi anni in Libia: tutte informazioni iper sensibili pronte a essere riversate al nuovo padrone francese. In sintesi, fermiamo al più presto la nomina del renziano di ferro.