
Il quotidiano tedesco ha scritto frasi orribili, ma ha semplicemente ripetuto quello che sostiene il Gomorride sui boss che lucrano sulla pandemia. Narrazione cui dà man forte Libera di don Luigi Ciotti tramite i media vaticani.I tedeschi mi stanno sulle scatole da tempo. Figurarsi ora che ci stanno facendo annegare nel loro egoismo. Ogni volta che chiudo gli occhi li vedo con la divisa da Strumptruppen ai piedi del letto, pronti a portare via pezzi della nostra Italia pregiata. Spietati nell'usare la moneta come un tempo usarono (con meno successo) i carri armati, e cioè per sottomettere l'Europa. Epperò, detto questo, mi ha fatto sorridere la levata di scudi corale e indignata contro il tedesco Die Welt. Il quotidiano di Amburgo ieri ha invitato la Merkel a rimanere «irremovibile» sui nein agli aiuti all'Italia, perché - ha scritto - «in Italia la mafia non aspetta altro che una nuova pioggia di soldi da Bruxelles». Si tratta di una frase orribile, ovviamente. Il mio spirito patriottico ha avuto un collasso, e credo che per fargli riprendere i sensi non basterà rivedere in sequenza per tre volte Italia-Germania 4-3 e l'urlo di Tardelli nella finale Mundial 1982. Eppure, nonostante questo, leggendo quell'orribile articolo mi è venuto da sorridere. Lo giuro. E ora vi spiego perché. Il fatto è che ho provato a immaginare l'estensore, tal Christoph B. Schiltz, mentre cerca di informarsi un po' su quello che si dice in questi giorni in Italia. Me lo vedo lì mentre legge Repubblica e ci trova Roberto Saviano che ci illumina sul «virus nella mani della mafia». Accende la televisione e trova su La 7 il procuratore Nicola Gratteri che pontifica a tutte le ore sul rischio che «il coronavirus faccia guadagnare le mafie». Apre qualche sito e trova il procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho che ripete lo stesso concetto a Web unificato. Poi casualmente s'imbatte in Giancarlo Caselli che poeticamente discetta della «mafia ai tempi del coronavirus» (notare il parallelo tra mafia e amore), e subito dopo nel sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che tuona contro gli sciacalli della mafia, che ovviamente hanno solo da guadagnare dal coronavirus. Che cosa deve pensare, povero cristo di un Christoph? Gli sembrerà normale riprenderlo: da quelle parti la mafia sta facendo affari d'oro e se arriveranno soldi ne farà ancora di più. Se lo dicono tutti in Italia, perché non deve dirlo lui in Cruccolandia? Immagino che a herr Schiltz gli italiani stiamo simpatici tanto quanto sta simpatico lui a me, cioè più o meno come una tarantola nelle mutande. Però bisogna dargli atto che egli non descrive il nostro Paese con toni peggiori di quelli che usano certi nostri intellettuali o presunti tali, che ogni tanto hanno il vizio di denigrarci oltremodo, facendo il tifo più per gli stranieri che per la patria, soprattutto quando la patria è in difficoltà (ricordate le bandiere francesi appese ai balconi?). Lottare contro la mafia è sacrosanto, ovviamente. Lottare contro l'Italia, un po' di meno. Anche perché io me l'immagino il nostro polletto amburghese in versione editorialista, che dopo aver fatto indigestione di dichiarazioni sull'Italia nelle mani delle cosche, come se fossero crauti, cerca un po' di conforto nei siti religiosi. Siamo pur sempre il paese che ospita il Papa, no? Forse Christoph immagina, almeno in campo cattolico, di trovare qualche parola di speranza, magari sui tanti nostri volontari, sui sacerdoti in prima linea, su quelli che hanno perso la vita per stare accanto ai malati. E invece che trova? Su Vatican News un'intervista a don Luigi Ciotti che racconta come la mafia si approfitti del coronavirus. E su Cei-news (il sito della conferenza episcopale) un'intervista a don Pino De Masi di Libera che spiega come il coronavirus spinga i braccianti nelle mani della mafia. A questo punto che cosa deve pensare? Se persino i preti, che manco riescono dare l'estrema unzione ai morti, passano il tempo a dare interviste sulla mafia, il gioco è fatto. Si può sparare agli italiani in serenità, fra l'altro con le pallottole fornite dai medesimi. Non so se herr Schiltz abbia avuto il tempo di leggere con attenzione il capostipite di tutta questa recente produzione su mafia e coronavirus, cioè l'articolo di Saviano del 23 marzo su Repubblica. Ma se l'avesse fatto avrebbe trovato ulteriore materiale per la sua indignazione anti italiana. Il Gomorride infatti non si limita a una legittima denuncia del pericolo, ma infioretta il tutto a suo modo, con una descrizione dell'Italia paradossale, dove si legge fra le altre cose di clan «in fila davanti a supermercati e farmacie», anzi che «traggono vantaggio dalle code al supermercato» (chi l'avrebbe mai detto: la Nuova Camorra Organizzata Per Fare La Spesa. Organizzeranno anche il tre per due? La raccolta bollini? La fidelity cosche card?) e che si sono pericolosamente infiltrati nella «consegne a domicilio» (attenzione se avete ordinato la cena a casa stasera). Inoltre Saviano ha anche compilato (sempre per aiutare i colleghi stranieri) un piccolo bignami storico su epidemia e mafia che parte dal colera del 1884, quando il Parlamento diede 100 milioni per aiutare Napoli e finì per aiutare soltanto le famiglie camorristiche («meglio il colera che il risanamento», la conclusione), passa per la mafia rurale che si arricchì con il colera in Sicilia nel 1867 e risale indietro fino alla peste del Seicento che permise all'aristocrazia di fare accordi pericolosi con bande criminali, che l'autore battezza nell'occasione «proto-camorra». La proto-camorra del Seicento, ecco. Ci mancava. E a questo punto voi capite quel che volevo dire e perché mi è venuto da sorridere: a me i tedeschi stanno sulle scatole e penso di quell'articolo di Die Welt tutto il peggio del mondo. Ma se fossi un giornalista crucco e se mi accorgessi che in Italia da giorni si parla insistentemente dei vantaggi che la mafia ha e avrà dal coronavirus; se scoprissi che ne parlano non solo i magistrati ma pure i preti su Vatican News; se leggessi uno dei più celebrati intellettuali sostenere che le cosche sono già in fila al supermercato e all'uscio di tutte le case con le consegne a domicilio; e se gli sentissi affermare che è meglio che ci sia la malattia che il risanamento perché ogni volta che uno dà soldi agli italiani quelli li trasferiscono diritti diritti alla camorra, e nel caso la camorra non esistesse ancora alla proto-camorra; ebbene, se io fossi un giornalista tedesco, lo dico a malincuore, ma sarei tentato di scrivere più o meno le cose che ha scritto il povero Christoph. E ora scusatemi, ma devo lasciarmi perché sento suonare il campanello. I miei figli hanno ordinato la pizza. Dopo aver letto Saviano, non vorrei trovarmi alla porta una quattro stagioni con lupara.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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