2023-07-13
Dicevano: «O pace o condizionatore» Ora abbiamo guerra e «caldo killer»
La tesi secondo la quale il climate change ha causato 61.672 vittime non sta in piedi: un grado in più nella temperatura media non può essere così letale. La climatizzazione che diventa un lusso invece sìL’ossessione con la quale Repubblica terrorizza i lettori con la faccenda del clima mi rammenta quella con quale 24 anni fa atterriva con l’elettrosmog. E naturalmente non si tratta solo di Repubblica ma anche del Corriere della Sera e della Stampa. A quel tempo, mentre scienziati responsabili smontavano la frottola dell’elettrosmog, Repubblica pubblicavano scoop esilaranti. Uno voglio raccontarvelo perché ridere fa bene. Dissero che a Roma, vicino a Radio Vaticana, le leucemie infantili erano aumentate di sei volte rispetto all’atteso. E quanto era questo spropositato numero di casi? Uno. Aspettate a ridere, perché ora viene il bello: dissero che si attendevano, in quel quartiere, 0,16 casi di leucemia infantile, e siccome 0,16x6=1, eccolo là l’aumento di sei volte. Mentre voi finite di ridere, a me tocca osservare che l’epidemiologia, un tempo scienza gloriosa, oggi sembra essere nelle mani di chi sa male la statistica e la medicina.Perché richiamo queste cose? Perché col clima torna lo stesso film. Più la balla planetaria emerge distinta, più i giornali che scrivono senza riflettere fanno a gara a chi la spara più grossa. Abbiamo già smontato la sparata del «97% degli scienziati che sostengono la causa antropica del riscaldamento globale». E abbiamo anche smontato quella del «3 luglio 2023, giorno con la temperatura media globale più alta di sempre». Ma l’ossessione continua. La prima pagina di Repubblica di lunedì titolava «Destre contro l’ambiente», martedì «La strage del clima». Stavolta lo scoop è che la scorsa estate ci sarebbero stati 61.672 morti in Europa per il troppo caldo. La precisione del numero basterebbe da sola per non esitare a goderci le barzellette che ci vengono snocciolate. Ma ci sono in mezzo dei morti, per rispetto dei quali lasciamo perdere le comiche vendute come scienza e ci limitiamo a una sola osservazione: i decessi per colpo di caldo non possono essere conseguenza del riscaldamento globale. C’è una colossale mistificazione linguistica che fa credere ai disattenti ciò che non è. Esattamente come averla chiamata Intelligenza artificiale crea l’abbaglio che la tecnologia sia «intelligente», mentre è stupidissima. Il riscaldamento globale può senz’altro essere responsabile di variazioni meteorologiche. Detto per inciso, queste non sono necessariamente variazioni indesiderate. Anzi, a dire il vero, è stato dimostrato che un clima più caldo favorisce una maggiore uniformità globale delle temperature e la cosa favorisce una diminuzione di fenomeni estremi. Ma non voglio aprire un dibattito se il riscaldamento globale fa bene o fa male. Voglio solo sostenere che esso nulla ha a che vedere coi decessi dei poveretti che sono stati sopraffatti dal caldo estivo. Il motivo è semplice: il riscaldamento globale attiene alla circostanza per cui la temperatura media globale è aumentata di circa 1 grado negli ultimi 100 anni. A chi è stato sopraffatto per essersi esposto a 40 gradi, poco avrebbe significato se la temperatura fosse stata di 39 o anche di 38 gradi. Il riscaldamento globale attiene, insomma, a una variazione di temperatura che è impercettibile all’uomo, e non può avere avuto conseguenze sanitarie. Guardiamo alle temperature massime registrate a Milano-Linate nel luglio 1982 e, dopo 40 anni, nel luglio del 2022. Nel 1982 la temperatura registrata si manteneva nella fascia 28-34 gradi (con un giorno, il 7 luglio 1982, in cui si registrò un picco di 37 gradi) e nella fascia 31-36 gradi nel luglio 2022 (con un giorno, il 22 luglio 2022, in cui si registrò un picco di 37 gradi). A distanza di 40 anni ci sono, sì, piccole variazioni, dovute senz’altro al riscaldamento globale, ma esse non possono avere alcunché a che fare con le ondate di calore (che ci furono allora come ci sono ora) e men che meno coi decessi da esse causate (che ci furono allora come ci sono ora). I fenomeni che governano l’Europa ci stanno raccontando che, per evitare le ondate di calore e i conseguenti decessi, bisogna procedere con la transizione energetica e con la decarbonizzazione. Vent’anni fa le emissioni di CO2 erano il 30% inferiori a quelle di oggi, e 40 anni fa erano la metà di quelle di oggi. Ma 20 anni fa, nel solo luglio 2003, la Francia pianse 15.000 morti proprio per le ondate di calore; e 40 anni fa, nel 1983, l’Europa fu colpita da eccezionali ondate di calore non meno fatali di quelle di oggi. Allora, la presunta transizione energetica non avrà alcun effetto sul clima, men che meno sulle ondate di calore, e ancora di meno sui morti. Esattamente come non hanno evitato la disastrosa alluvione di alcune settimane fa i parchi fotovoltaici che la Regione Emilia-Romagna ha disseminato nel proprio territorio nel futile tentativo di governare il clima.Ma la cosa più grave è che, al contrario, la transizione energetica aumenterà i decessi da ondate di calore. Questi avvengono non perché la temperatura raggiunge picchi di 38 gradi anziché di 37 gradi, ma perché, a causa dell’elevato costo dell’energia, a sua volta causato dall’impegno economico nella transizione energetica (che comunque non ci sarà), il ricorso alla climatizzazione degli ambienti sta diventando un lusso. Non è il grado in più che fa morire, ma è la mancanza di 15 gradi in meno negli ambienti non climatizzati a essere fatali.Alla transizione ecologica ci si aggiunge poi la guerra. Rammentate? «Volete la pace o l’aria condizionata?», ci chiese Mario Draghi. Non abbiamo l’aria condizionata e così moriamo di caldo. E, a quanto pare, non abbiamo neanche la pace. Ci hanno fregato. Alla grande.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
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