2023-07-07
«Diamo alloggi pubblici ai profughi»
Il prefetto di Monza Patrizia Palmisani: «C’è l’ok di Regione Lombardia». Il Pirellone: «Falso, ha frainteso». Intanto un centro sociale chiede di variare il Pgt per sanare gli abusi nell’area che occupa.Regione Lombardia apre le case pubbliche all’accoglienza dei richiedenti asilo. Anzi, no, «siamo stati fraintesi». La maggioranza di centrodestra che governa la Regione locomotiva d’Italia è diventata, per tutta la giornata di ieri, una polveriera. A finire impallinato dai propri alleati è stato l’assessore regionale alla Casa, Paolo Franco che ha cercato di chiarire con una lettera ai prefetti la posizione di Regione Lombardia in merito alla possibilità di assegnare temporaneamente alloggi pubblici di Aler (Azienda lombarda per l’edilizia residenziale, ndr) ai richiedenti asilo. Ma ormai la polemica era già scoppiata, con Lega e Forza Italia contro l’assessore di Fratelli d’Italia. «La posizione di Regione Lombardia è stata illustrata con chiarezza dal presidente Attilio Fontana il 12 maggio scorso in prefettura a Milano, nel corso dell’incontro sul tema con il commissario delegato per la gestione dell’accoglienza dei migranti, Valerio Valenti, e i 12 prefetti lombardi», spiega una nota della presidenza di Regione Lombardia diffusa in fretta e furia a metà giornata. «Tale posizione, negativa, non offre alcuno spazio di negoziare con singole prefetture la disponibilità di case popolari che devono rapidamente essere messe a disposizione degli aventi diritto nelle graduatorie Aler», si chiude il testo.Al centro della contesa che inasprisce i toni in maggioranza, una lettera inviata dal prefetto di Monza, Patrizia Palmisani, negli ultimi giorni ai sindaci brianzoli, in cui viene richiesto (come già avvenuto anche prima di Natale) di segnalare direttamente a Regione Lombardia la disponibilità di alloggi pubblici da destinare al potenziamento dei centri di accoglienza. Una soluzione (o «esperimento pilota», come è stato anche bollato il piano) autorizzato, secondo gli esponenti di Lega e Forza Italia, dall’assessore Paolo Franco. La lettera prefettizia, arrivata sulle scrivanie dei primi cittadini brianzoli, ha fatto sobbalzare per primi quelli del Carroccio. Che, subito, hanno iniziato a inondare di proteste i vertici regionali del partito. «Case sfitte a richiedenti asilo appena arrivati in Italia? Questa non è la posizione della Lega. E non riteniamo che la posizione dell’assessore regionale alla Casa di Fratelli d’Italia, Paolo Franco, sia stata condivisa con la giunta o la maggioranza, sicuramente non è condivisa con la Lega. Crediamo sia una leggerezza e invitiamo l’assessore a tornare sui propri passi», è più o meno il refrain a reti unificate di tutti gli esponenti lombardi della Lega.L’assessore Franco non ci sta a passare per la quinta colonna dell’immigrazione sfrenata in Regione. E, all’apice delle proteste, individua il responsabile dello tsunami proprio nel prefetto Palmisani: «Le avevo dato la disponibilità di verificare le possibili soluzioni per valutare un ipotetico ampliamento della rete di accoglienza. Questo chiaramente non comporta alcun esperimento pilota, come è stato detto, e nessuna accettazione del progetto. Mi sembra una indicazione molto chiara, in forma di cortesia istituzionale, che non può essere fraintesa. Oltretutto arriva dopo una serie di incontri con i prefetti, durante i quali siamo stati molto decisi. Con il prefetto di Monza deve esserci stato un fraintendimento, nonostante la lettera di spiegazioni che le avevo inviato proprio sul tema delle case Aler ai migranti. Può capitare, ma ho comunque provveduto a mandare giovedì 6 luglio una nuova comunicazione ai prefetti lombardi sulla chiara posizione di Regione Lombardia in merito a questo tema».Sempre dal capoluogo della Brianza arriva un secondo caso destinato a far discutere. Lo storico centro sociale monzese, il Foa Boccaccio, che da anni occupa abusivamente varie aree dismesse della città, ha protocollato in Comune la richiesta di modificare il Piano di governo del territorio vigente (Pgt) per riconoscere le opere eseguite nell’ultimo stabile occupato due anni fa. Si tratta di un’ex deposito di pullman che occupa una superficie di 10.000 metri quadrati. Gli antagonisti hanno suddiviso la zona in tre aree (sono stati ricavati spazi per assemblee, una foresteria, una libreria, una palestra popolare, un cinema e una sala da concerti, uno spazio mostre, un orto). Il centro sociale bolla i suoi interventi come «autorecupero delle strutture esistenti, in opposizione alle mire speculative della proprietà». Proprietà che aveva presentato nel 2018 un piano di recupero, mandato in fumo dall’occupazione dei locali da parte del centro sociale, avvenuta nel 2021. Esasperati dal mancato sgombero, i proprietari hanno da pochissimo ceduto il comparto a un quarto del suo valore. Non stanno meglio i residenti della zona, stanchi per gli ultimi due anni di convivenza forzata con gli abusivi. «Ho visto che è arrivata la proposta del Boccaccio ma non l’ho letta», è il commento dell’assessore al Territorio, Marco Lamperti, «su quell’area, prima che un problema urbanistico, c’è un problema di legalità. E lo sviluppo futuro dell’area è in capo alla proprietà, non a chi la occupa abusivamente».