2021-01-16
Di Maio riscopre il vincolo di mandato
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Luigi Di Maio (Ansa)
Stupisce l'improvvisa scoperta del diritto alla libertà di movimento per senatori e deputati da parte del Movimento 5 stelle, oggi alla disperata ricerca di chi possa venire in soccorso della maggioranza giallo-rossa privata dal sostegno di Italia Viva, il partitino di Matteo Renzi.
Stupisce l'improvvisa scoperta del diritto alla libertà di movimento per senatori e deputati da parte del Movimento 5 stelle, oggi alla disperata ricerca di chi possa venire in soccorso della maggioranza giallo-rossa privata dal sostegno di Italia Viva, il partitino di Matteo Renzi. Stupisce, perché uno dei cavalli di battaglia del programma dei Cinque Stelle era fino a ieri proprio il «vincolo di mandato». Tanto che Luigi Di Maio in passato più volte ha gridato allo scandalo contro «i voltagabbana» che abbandonavano i gruppi parlamentari grillini». Nel settembre 2019, davanti all'ennesimo tradimento (per la cronaca: la senatrice grillina Gelsomina Vono era appena passata - guarda caso - con Italia Viva), Di Maio s'era proprio indignato: «Ora basta con i voltagabbana», aveva dichiarato, «è venuto il momento d'imporre il vincolo di mandato: se passi ad un'altra forza politica te ne vai a casa. È l'unico vero antidoto alla piaga dei voltagabbana che ammorba il Parlamento da anni».Ora, è vero che nessuno può stupirsi nello scoprire l'ignoranza di Di Maio sul «trasformismo parlamentare», fenomeno che nasce in realtà oltre un secolo fa non con le maggioranze variabili raccolte attorno ad Agostino Depretis, esponente della sinistra storica che dal 1876 fu a capo di otto diversi governi. Stupisce, però, e molto, l'ipocrita voltagabbanismo del leader grillino. Che oggi, immemore della sua indignazione di ieri, si aggira nei corridoi del Parlamento in cerca di «Responsabili» o «Costruttori» che vogliano passare dall'opposizione alla maggioranza, e sostiene che questo non sia un inciucio, e che non ci sia nulla di male a premiare quelli che fino a ieri avrebbe chiamato «traditori». Per fortuna di Di Maio (e a ben vedere anche per la nostra), l'articolo 67 della Costituzione che il M5s fino a ieri voleva abrogare prevede che «ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». È un diritto alla base di una delle libertà più importanti. In Occidente i parlamentari svolgono il loro incarico senza alcun obbligo nei confronti dei partiti d'appartenenza, dei programmi elettorali, e perfino dei loro elettori. Spetterà a questi ultimi, eventualmente, punirli al voto successivo. È un concetto introdotto nella Costituzione francese del 1791, uscita dalla rivoluzione del 1789: uno dei mattoni su cui è stata edificata l'idea moderna di democrazia rappresentativa, che del resto i grillini considerano superata. A ben vedere, però, nessuno può stupirsi dell'improvviso cambio di rotta del Movimento. E proprio Di Maio ha già dato ampia prova di essere pronto a svolazzare dall'una o dall'altra parte delle evanescenti regole del suo partito e dei suoi elastici principi ideali. Nessuno può dimenticare che nell'estate 2019 l'attuale ministro degli Esteri giurava che non avrebbe «mai fatto alleanze con il Partito democratico, il partito che rubava i bambini di Bibbiano». Oggi, per restare aggrappato al governo, Di Maio vorrebbe rubare parlamentari all'opposizione.
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