
Il leader scioglie il nodo vicepremier: «Ne faremo a meno». Andrea Crippa (Lega) rivela: «Nove grillini pronti a venire con noi».Il giorno più lungo (l'ennesimo) del M5s inizia oggi alle 9 e termina alle 18. Gli attivisti devono esprimersi sulla piattaforma Rousseau per decidere la sorte del governo M5s-Pd. Il quesito è il seguente: «Sei d'accordo che il M5s faccia partire un governo, insieme al Partito democratico, presieduto da Giuseppe Conte?». Deputati e senatori «governisti» del M5s hanno tempestato di telefonate gli attivisti, per convincerli a votare sì. La paura di un esito negativo del voto, infatti, è acuita dalla frattura che si è creata tra Davide Casaleggio, contrario all'intesa, e Beppe Grillo, favorevole. Ieri mattina Grillo, sul Fatto Quotidiano, ha duramente rimproverato Luigi Di Maio, parlando di «una testa rivolta a Luigi, incazzata e ancora stupefatta per l'incapacità di cogliere il bello intrinseco nel poter cambiare le cose, con i punti che raddoppiano come alla Standa». «Si è fatto un gran parlare della vicepresidenza del Consiglio», ha detto ieri sera Di Maio, e si è detto che la trattativa era bloccata per questa questione. Giuseppe Conte è super partes. Se ci fosse stato un vicepremier del Pd ce ne sarebbe stato anche uno del M5s. Il Pd ha fatto un passo indietro rinunciando al suo vicepremier», ha aggiunto Di Maio,«e quindi il problema non esiste più». Stando alle ultime indiscrezioni, Di Maio avrà una carica di grande prestigio nell'eventuale governo col Pd. Se il ministero del Lavoro verrà di nuovo spacchettato da quello dello Sviluppo economico, Di Maio resterà ministro del Lavoro e il Mise andrà a una donna del M5s; altrimenti, per Luigi è pronto il ministero degli Esteri o quello della Difesa. Il capo politico ha garantito anche, con la sua strategia molto ferma, i suoi fedelissimi: tra gli altri, Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, che restano al governo, e Mattia Fantinati, che sarebbe promosso da sottosegretario a ministro. Resta il nodo della carica di vicepremier, alla quale Di Maio non vuole rinunciare, anche per garantire il suo corposo staff. Ieri il capogruppo M5s in consiglio regionale della Campania, Valeria Ciarambino, esponente del cerchio magico di Di Maio, si è lasciata sfuggire su Facebook di non «condividere l'entusiasmo di un governo M5s-Pd senza le dovute garanzie. E le garanzie per me», ha scritto, «sono il nostro programma e Luigi Di Maio, nella sua qualità di capo politico del M5s, come vicepremier». Chi e in che forma debba dare queste garanzie, non è chiaro, mentre la Ciarambino ha legato platealmente il suo voto alla permanenza di Di Maio a Palazzo Chigi, scatenando ilarità e stupore tra gli attivisti. Per il resto: il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha chiesto che al ministero dell'Interno vada un esponente politico poco loquace. Confermatissimo il sottosegretario Carlo Sibilia, del M5s, che conosce perfettamente la macchina del Viminale. Ieri il M5s è stato profondamente scosso anche dalle parole di Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, che ha detto alle agenzie di stampa, chiaro e tondo, che una pattuglia di senatori del M5s sarebbe pronta a non votare la fiducia al governo del Conte Rosso, in cambio di una ricandidatura con il Carroccio. Una indiscrezione che tale doveva restare, secondo il timing stabilito dell'«operazione scoiattolo», fino a dopo la votazione degli iscritti su Rousseau. Ieri, però, Crippa, all'Adnkronos, ha scoperto in anticipo le carte: «Ci sono stati», ha detto il vice di Matteo Salvini, «nelle ultime ore, almeno nove senatori del M5s che mi hanno chiamato, dicendosi disponibili a non votare la fiducia a Palazzo Madama al premier Conte, senatori che ora chiedono di avere una candidatura per un seggio con la Lega alle prossime elezioni. La Lega non chiude le porte a nessuno, quelli che ho sentito mi hanno fatto capire che non parlano solo per loro stessi, ma che ci sono altri pronti a seguirli». La sortita ha prodotto, inevitabilmente, oltre alle prevedibili accuse di compravendita di senatori da parte del Pd, un fuoco di sbarramento da parte degli esponenti M5s favorevoli al governo del Conte Rosso. «Le parole del leghista Andrea Crippa», ha detto il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli, «che parla di scambi e cambi di casacca che riguarderebbero 9 senatori del M5s sono inquietanti. E ci fanno ripiombare nella peggiore politica, in cui si promettono poltrone e candidature»; «Ci dispiace per Crippa e per la Lega», ha attaccato la vicepresidente del Senato, Paola Taverna, «che ha cercato in tutti i modi di correre ai ripari con proposte vergognose. Stiano tranquilli, il M5s è compatto. E sicuramente non è in vendita»;» Le parole del deputato leghista Andrea Crippa», ha aggiunto il senatore M5s Mauro Coltorti, presidente della commissione Lavori pubblici e Trasporti di palazzo Madama, «dimostrano una cosa: attraverso molti suoi componenti, la Lega incarna ancora il peggio della vecchia politica. Se Crippa ha coraggio faccia i nomi»; «Sembra quasi che sia la Lega», ha sottolineato il senatore M5s Vito Crimi, «a voler lanciare segnali degni della più becera politica, per aprire una campagna acquisti».
John Grisham (Ansa)
John Grisham, come sempre, tiene incollati alle pagine. Il protagonista del suo nuovo romanzo, un avvocato di provincia, ha tra le mani il caso più grosso della sua vita. Che, però, lo trascinerà sul banco degli imputati.
Fernando Napolitano, amministratore delegato di Irg
Alla conferenza internazionale, economisti e manager da tutto il mondo hanno discusso gli equilibri tra Europa e Stati Uniti. Lo studio rivela un deficit globale di forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero, elementi chiave che costituiscono il dialogo tra imprese e decisori pubblici.
Stamani, presso l’università Bocconi di Milano, si è svolta la conferenza internazionale Influence, Relevance & Growth 2025, che ha riunito economisti, manager, analisti e rappresentanti istituzionali da tutto il mondo per discutere i nuovi equilibri tra Europa e Stati Uniti. Geopolitica, energia, mercati finanziari e sicurezza sono stati i temi al centro di un dibattito che riflette la crescente complessità degli scenari globali e la difficoltà delle imprese nel far sentire la propria voce nei processi decisionali pubblici.
Particolarmente attesa la presentazione del Global 200 Irg, la prima ricerca che misura in modo sistematico la capacità delle imprese di trasferire conoscenza tecnica e industriale ai legislatori e agli stakeholder, contribuendo così a politiche più efficaci e fondate su dati concreti. Lo studio, basato sull’analisi di oltre due milioni di documenti pubblici elaborati con algoritmi di Intelligenza artificiale tra gennaio e settembre 2025, ha restituito un quadro rilevante: solo il 2% delle aziende globali supera la soglia minima di «fitness di influenza», fissata a 20 punti su una scala da 0 a 30. La media mondiale si ferma a 13,6, segno di un deficit strutturale soprattutto in tre dimensioni chiave (forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero) che determinano la capacità reale di incidere sul contesto regolatorio e anticipare i rischi geopolitici.
Dai lavori è emerso come la crisi di influenza non riguardi soltanto le singole imprese, ma l’intero ecosistema economico e politico. Un tema tanto più urgente in una fase segnata da tensioni commerciali, transizioni energetiche accelerate e carenze di competenze nel policy making.
Tra gli interventi più significativi, quello di Ken Hersh, presidente del George W. Bush Presidential Center, che ha analizzato i limiti strutturali delle energie rinnovabili e le prospettive della transizione energetica. Sir William Browder, fondatore di Hermitage Capital, ha messo in guardia sui nuovi rischi della guerra economica tra Occidente e Russia, mentre William E. Mayer, chairman emerito dell’Aspen Institute, ha illustrato le ricadute della geopolitica sui mercati finanziari. Dal fronte italiano, Alessandro Varaldo ha sottolineato che, dati alla mano, non ci sono bolle all’orizzonte e l’Europa ha tutti gli ingredienti a patto che si cominci un processo per convincere i risparmiatori a investire nelle economia reale. Davide Serra ha analizzato la realtà Usa e come Donald Trump abbia contribuito a risvegliarla dal suo torpore. Il dollaro è molto probabilmente ancora sopravvalutato. Thomas G.J. Tugendhat, già ministro britannico per la Sicurezza, ha offerto infine una prospettiva preziosa sul futuro della cooperazione tra Regno Unito e Unione Europea.
Un messaggio trasversale ha attraversato tutti gli interventi: l’influenza non si costruisce in un solo ambito, ma nasce dall’integrazione tra governance, innovazione, responsabilità sociale e capacità di comunicazione. Migliorare un singolo aspetto non basta. La ricerca mostra una correlazione forte tra innovazione e leadership di pensiero, così come tra responsabilità sociale e cittadinanza globale: competenze che, insieme, definiscono la solidità e la credibilità di un’impresa nel lungo periodo.
Per Stefano Caselli, rettore della Bocconi, la sfida formativa è proprio questa: «Creare leader capaci di tradurre la competenza tecnica in strumenti utili per chi governa».
«L’Irg non è un nuovo indice di reputazione, ma un sistema operativo che consente alle imprese di aumentare la protezione del valore dell’azionista e degli stakeholder», afferma Fernando Napolitano, ad di Irg. «Oggi le imprese operano in contesti dove i legislatori non hanno più la competenza tecnica necessaria a comprendere la complessità delle industrie e dei mercati. Serve un trasferimento strutturato di conoscenza per evitare policy inefficaci che distruggono valore».
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