2018-09-07
Di Maio ha vinto la partita a poker. All’Ilva più assunti e con l’articolo 18
Il ministro chiude con Mittal: 10.700 al lavoro subito e garanzie per i cassaintegrati. Carlo Calenda costretto a complimentarsi.Ha giocato a poker puntando una mano quasi da incosciente, ma alla fine ha vinto. Il ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, ieri ha chiuso la partita Ilva. Ha ottenuto, dopo un incontro durato più di un giorno, il sì dei sindacati e dell'azienda che lo scorso anno ha vinto la gara. Rispetto alla bozza lasciata in eredità dal predecessore Carlo Calenda, ha ottenuto subito 700 posti di lavoro in più e le medesime condizioni economiche con la garanzia di riassorbimento quasi integrale anche dalle attuali risorse in cassa integrazione.Il tutto azzerando di fatto il Jobs act con la reintroduzione dell'articolo 18. La posta è stata altissima perché il rischio che Arcelormittal mandasse tutto a monte era elevato e la data del 15 settembre si stava facendo sempre più vicina. La prossima settimana, optando per una scelta di tensione, l'acciaieria avrebbe potuto far valer il proprio contratto (il parere dell'avvocatura di Stato ad agosto è stato a favore dei privati) e prendere possesso della fabbrica. «La questione è molto semplice. Oggi un annullamento senza le motivazioni di legge, avrebbe determinato una sola cosa: che Mittal andava al Tar, faceva ricorso, vinceva e il 15 settembre entrava dentro l'Ilva», ha commentato il vicepremier appena dopo essersi alzato dal tavolo da gioco del Mise. E, a chi gli ha chiesto come risponde ai cittadini di Taranto che si aspettavano l'annullamento della gara e la chiusura dello stabilimento, Di Maio ha risposto: «Arcelormittal sarebbe entrata in Ilva non con 10.700 assunti, l'articolo 18 e le migliorie ambientali, ma con meno assunti, meno tutele e senza accordo sindacale». Il tema vero, ha sostenuto, «è che quel contratto stipulato con Am invesco un anno fa è stato tenuto nascosto per troppo tempo e noi l'abbiamo, diciamo così, desecretato alla fine di aprile, per poi iniziare il percorso di accertamento della gara». Su questo punto il leader grillino sembra un po' esagerare, però più fonti riferiscono che l'ex ministro Calenda non abbia certo fatto un passaggio di consegne puntiglioso e sereno. Per cui va dato atto che la compagine grillina al Mise si sia trovata anche sulla questione Ilva a partire in quarta e in salita. A sottolineare l'importanza della partita anche le parole del premier Giuseppe Conte, secondo cui nella vertenza «è stato raggiunto un risultato di assoluta eccellenza. Devo ringraziare Di Maio», ha aggiunto, «per aver svolto un lavoro egregio. Ci siamo sentiti l'altra notte. Siamo partiti da una situazione difficile ed è stata superata con un percorso costruito dal governo». In effetti la bozza Calenda si sarebbe fermata a circa 10.000 assunzioni, il testo sottoscritto ieri porta la cifra a 10.700 operai subito e tutti tutelati dall'articolo 18. Poi per i rimanenti 3.100 (di cui circa 2.400 in cassa integrazione) si aprirà la strategia delle uscite incentivate. A partire già da metà settembre saranno individuati diversi scaglioni e ai dipendenti dei settori meno «core» sarà proposta l'uscita con diverse mensilità di incentivo. Nel frattempo resta la cassa integrazione a fare da paracadute.Soddisfatti ovviamente i sindacati. «Dopo una lunga notte di trattativa», hanno rilevato la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David, e il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini, «abbiamo finalmente siglato l'ipotesi di accordo, grazie anche al ruolo decisivo del governo per lo sblocco della vertenza. Esprimiamo grande soddisfazione perché abbiamo ottenuto gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Arcelormittal ha accolto molte delle condizioni poste dalle Fiom Cgil». Quella sull'Ilva «è stata la trattativa più lunga e complessa della moderna storia sindacale. Ora», ha spiegato il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo, «occorre dare attuazione all'accordo perché si può e si deve guardare al futuro dei lavoratori e della città di Taranto in una prospettiva di sviluppo e di salvaguardia della sicurezza e dell'ambiente». Sulla stessa linea la Cisl che con la segretaria generale Annamaria Furlan evidenzia l'importanza della «firma dell'accordo», rimarcando l'atteggiamento «pragmatico e responsabile» delle parti. Anche per il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ( che già da due giorni ha iniziato il lento riposizionamento politico) si tratta di «un bel segnale per il Paese». Insomma, ha concluso l'amministratore delegato di Arcelormittal, Matthieu Jehl, al termine della trattativa, «è l'inizio di un lungo percorso per fare dell'Ilva un'impresa più forte e più pulita». Anche un po' più ecologico visto che nelle ultime settimane sono stati strappati all'azienda vincoli più restrittivi pure sulle emissioni. Ha voluto dire la sua anche Calenda che ieri ha twittato come al suo solito a raffica è stato costretto a complimentarsi. Anche se poi ha aggiunto: Accordo migliorativo grazie alla buona volontà dei sindacati e alle basi della sua gara. Peccato che lui quell'accordo non l'abbia chiuso. Molto più silenzioso Marco Bentivogli della Cisl, che non vuole entrare in politica (nonostante ne parli sempre) e quindi è tornato al tavolo della trattative. Ne ha beneficiato anche la sua sigla. E pur nell'apprezzamento sembra essere un duro boccone per la parte del Pd calendiana che da tempo divide tutti tra chi è competente e chi è incompetente.
Maurizio Landini ed Emanuele Orsini (Ansa)
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella