2020-06-19
Democrazia 3.0: la libertà di opinione è condizionata dal colore politico
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Tutto il mondo è Paese. Anche negli Usa, come in Italia, secondo i media mainstream il Covid-19 è un virus intelligente che sa bene dove diffondere la sua carica letale: il pericolo di contagio è altissimo alle manifestazioni del presidente Trump a Tulsa, in Oklahoma, come a quelle contro il Governo Conte in Italia; il rischio di epidemia è invece vicino allo zero nelle varie manifestazioni - più o meno violente - pro Black Lives Matter in America e ai raduni per la Resistenza, per Mattarella o per la Silvia-Aisha qui da noi. Del resto, negli Usa si avvicinano a grandi passi le elezioni presidenziali di Novembre e pare che il Covid abbia un forte senso civico e democratico, tutto teso a evitare che Trump venga rieletto. Stessa tensione manifestata dal magnate e filantropo George Soros: secondo Associated Press e secondo i dati della Commissione elettorale federale, le associazioni Way to Win, la Ford Foundation e la Open Society di Soros stanno raccogliendo ben 59 milioni di dollari per far propaganda tra le persone di colore, le donne e gli LGBTQIA e per sostenere la campagna elettorale dei candidati pro aborto. Facebook, dal suo canto, non poteva non impegnarsi anche lei per la democrazia e la libertà in America. Come? Censurando. Con la sua censura democratica e liberale contro la campagna per la rielezione di Trump. Questa è infatti rea di aver veicolato "messaggi d'odio", e in particolare di aver descritto i rivoltosi dell'Antifa come «pericolosi gruppi di estrema sinistra» contraddistinti da un triangolo rosso rovesciato. Il portavoce di Facebook, Andy Stone, ha stigmatizzato l'uso di un simbolo che ricorda quelli cuciti sulle divise dei prigionieri nei lager nazisti. Nulla è valso spiegare che è il simbolo scelto e usato dagli stessi Antifa. E lo stesso emblema è tra gli emoji messi a disposizione da Facebook per tutti gli utenti. Per Wikipedia, è un simbolo che si usa «per la pianificazione familiare e la contraccezione, così come la croce rossa indica servizi medici». Quindi, insomma, va bene per tutto e tutti, meno che per le campagne di Trump dove il triangolo rosso fa scattare la censura: è la democrazia 3.0.Per concludere: c'è un video che gira sui social che merita di esser visto per capire meglio l'ipocrisia di cui è intrisa l'ideologia che porta in piazza certe manifestazioni contro il razzismo e per questa "democrazia 3.0". L'ha girato un uomo di colore che si confronta con un gruppo di operatori sanitari che protestano di fronte a un ospedale americano a sostegno di Black Lives Matter. L'uomo chiede a gran voce: «Tutte "le vite nere contano" (cioè: black lives matter), o solo alcune vite nere?». I manifestanti in camice bianco rispondono in coro, convintamente: «Tutte le vite nere contano!». Poi l'uomo chiede: «Anche le vite nere uccise da uomini neri contano, giusto?». Qui la risposta è un po' meno corale e meno convinta, ma , insomma, arriva un «Sì». Quindi, l'uomo lancia una bomba: «E le vite dei bambini neri uccisi nelle cliniche per l'aborto contano?». Silenzio di tomba.Il tipo insiste: «Le loro vite non contano? Il futuro dei nostri bambini neri conta?» «Non va bene se li uccidiamo per strada, ma va bene se li uccidiamo nel grembo materno, giusto?».E, infine, conclude che se non si rispetta la vita dei bambini neri non ancora nati, se non si salvano dall'aborto, se non si lotta per loro, ha poco senso pensare che le "vite nere" siano di valore dopo che sono nate.È stato calcolato, in effetti, che nelle cliniche Planned Parenthood vengono uccisi con l'aborto 247 bambini di colore ogni giorno (ma i media mainstream dicono che sono i prolife ad essere razzisti). Guarda caso, circa il 79% delle cliniche della Planned Parenthood sorgono a pochi passi dai quartieri afroamericani e ispanici. «Quindi, se le vite nere "contano" per loro, è perché aumentano il loro "conto" in banca», scrive il Family Research Council .Ryan Bomberger, un artista di colore, fondatore di The Radiance Foundation, ha calcolato che l'aborto è la principale causa di morte tra gli afroamericani. Supera di gran lunga le prime 15 cause di morte (per malattia o violenza), messe insieme, «Ma quando a New York il numero dei bambini neri abortiti supera il numero dei nati vivi, non è razzismo; è femminismo. Il "suprematismo bianco", che pare pervada ogni aspetto della vita americana, non conta quando si tratta di un'industria, nata dall'ideologia razzista e eugenetica di Margaret Sanger», che dal 1973 ha ucciso 20 milioni di vite nere e "marroni": «Tutti i nostri problemi sono il risultato del proliferare della classe dei lavoratori… La conoscenza di metodi di controllo delle nascite è essenzialmente morale. La sua pratica generale e accorta deve portare alla nascita di individualità più elevate e in ultima istanza a una razza più pura», scriveva la Sanger. E così, tra gli afroamericani, che rappresentano circa il 13 percento della popolazione americana, avvengono quasi il 40 percento di tutti gli aborti.Il razzismo è un male perché considera alcune persone meno umane di altre a causa della loro nazionalità o del colore della loro pelle. Allo stesso modo l'aborto considera alcuni esseri umani come cose, eliminabili solo perché sono molto piccoli, non si vedono e non hanno voce per gridare. Ma tutti quelli che manifestano contro il razzismo e contro Trump, con i giornaloni che gli fanno da cassa di risonanza e da sprone, non se ne avvedono, sono intelligenti, come il Covid. Sanno essere selettivi. È la democrazia 3.0.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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