2020-03-03
Dem ridotti a stappare champagne per mezza vittoria nella Roma chic
Euforia di Nicola Zingaretti: salvato il seggio nell'Urbe dei ricchi. Ma ha votato solo uno su sei.Che la sinistra italiana, come aveva pronosticato Augusto Del Noce, sarebbe divenuta in fretta e furia un partito radicale di massa è una non notizia, come non lo è neppure il fatto che ormai viviamo uno scontro sempre più netto tra popolo e populismo da un lato, contro élite e sinistre dall'altro. La notizia semmai sta nella continua ed empirica conferma di ciò.Ieri Roberto Gualtieri ha vinto le elezioni suppletive di Roma centro indette per sostituire alla Camera dei deputati Paolo Gentiloni, nominato commissario europeo. «Gualtieri», così l'Ansa, «ministro dell'Economia del governo Conte, è stato supportato dal centrosinistra unito e […] ha incassato il 62% dei consensi». Del resto il 62% dei consensi sul magrissimo 17% dei votanti: su 186.234 aventi diritto, hanno votato solo 32.880 cittadini. Il candidato del centrodestra, Maurizio Leo, sostenuto da Lega e Fratelli d'Italia, ha raccolto appena il 26% dei suffragi.E questo la dice lunga sull'interesse della gente alla politica, al tempo del governicchio giallorosso, che sarebbe meglio da definire come grigio-grigio. Quando un governo come quello in carica non pensa agli interessi del popolo e al bene comune della nazione - come si è visto dall'affaire coronavirus - ma a seguire astrattismi ideologici fallaci e diktat europei perde a poco a poco la razionalità e il buon senso.Ma c'è di più. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha dischiarato tutto euforico che «questo risultato rafforza il governo» e che «l'alleanza funziona, da un po' si è tornati a vincere».Già, ma a vincere dove? Lo sconfitto Leo ha parlato di «un collegio storicamente appannaggio del centrosinistra». E nessun giornale nega questo fatto a tutti noto. Le zone che costituiscono la prima circoscrizione della capitale, storicamente appannaggio della sinistra, sono queste: Monti, Trevi, Colonna, Campo Marzio, Ponte, Parione, Regola, Sant'Eustachio, Pigna, Campitelli, Sant'Angelo, Ripa, Trastevere, Borgo, Esquilino, Ludovisi, Sallustiano, Castro Pretorio, Celio e San Saba.Ora, non c'è bisogno di essere romani da sette generazioni per sapere che queste zone, tra le più belle e antiche della città, sono diventate, da decenni ormai, le zone più ricche, più alto borghesi e meno popolari dell'Urbe. Le zone meno avvicinabili dal punto di vista abitativo, sia come affitto che tanto più per l'acquisto di una casa.E oggi va da sé che le zone ricche, centralissime, intra muros, comprese tra San Pietro e Santa Maria Maggiore siano un feudo della sinistra. Sinistra che non ha feudi nelle zone popolari e di periferia, ma ormai solo nei centri storici. Ora, lo scrivente è interclassista e anticlassista, perché ottimi cittadini e veri patrioti si trovano in tutte le classi sociali: grazie al cielo, poi, le fortune sono mobili, spesso variano notevolmente nel giro di due generazioni e a volte sono perfino fortuite.Fa specie però che per la stampa e il bel mondo l'assioma zone d'élite uguale sinistra vada sa sé. E infondo è l'altra faccia del più recente assioma: popolo uguale populismo. La fine ingloriosa di chi fu comunista e socialista, con tutte le tare che queste ideologie avevano, sta proprio qui. Se piacete alle élite (italiane e internazionali) e dispiacete al popolo e alle classi medie, che scopo avete ormai, se non la conservazione degli assetti di potere? Il grande drammaturgo Eugène Ionesco, vedendo i sessantottini che sfilavano a Parigi sotto casa sua, gridò loro: «Sarete tutti notai!». Oggi si limiterebbe a constatare che questo mondo radical chic, molto radical e troppo chic, ha perso il senso del popolo, della nazione, dell'identità e della storia.
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