2023-09-30
Il piano «targato» Ue: ridurre le fabbriche e aiutare il green deal
Enrico Letta (Getty Images)
L’obiettivo è fare da referenti dell’establishment che chiede la deindustrializzazione. Enrico Letta lavora alle basi del progetto.Stavolta Carlo Calenda, ex ministro, ex confindustriale ed ex amico di Matteo Renzi l’ha detta giusta. «Landini usa il sindacato per candidarsi in politica e i giornali degli Agnelli per avere un ulteriore supporto». La frase è doppiamente azzeccata per il fatto che il Maurizio sindacalista guida il Landini politico che a sua volta detta la linea al numero uno del Pd, Elly Schlein, e in modo più sottile a Giuseppe Conte. A Landini non manca l’intelligenza e la consapevolezza che le tessere del suo partito, pardon sindacato, sono vendute quasi più tra i pensionati che tra gli operai. Ergo meglio tenersi buono il padrone piuttosto che il proletario. Ci sentiamo di andare però oltre alla disamina di Calenda. Perché nella strategia di Landini e della Schlein c’è molto di più. A entrambi non importa del nostro manifatturiero. Importa invece diventare referenti di un establishment tutto europeo che è disposto ad accettare la deindustrializzazione del Continente e la concentrazione dell’industria in pochissimi poli consolidati. Uno di questi guarda caso vede la partecipazione degli Agnelli-Elkann. D’altronde basta vedere la parabola del Pd. Sostegno riforma Fornero, senza alcuna riforma del welfare di secondo livello. Totale assenza di strategie sulle produttività del sistema Paese. E poi in coppia con un pezzo di grillini sostegno cieco alle politiche di sussidio come il reddito di cittadinanza che ha ulteriormente impoverito il sistema Paese. Elargizioni senza alcun barlume di politiche attive e di formazione, hanno peggiorato il mondo del lavoro. Non solo perché molti sono rimasti sul divano, ma anche perché tanti sono rimasti congelati in un frigorifero che li renderà ancora meno adatti alle esigenze delle aziende. Non a caso Landini negli anni del governo giallo rosso e di Draghi non ha mai urlato conto il dispositivo dei sussidi. Non ha mai chiesto più formazione o politiche attive. Né critiche sui pericoli della transizione green. Perché in fondo al modello economico che ci prospetta questa Commissione va bene così. Così come va bene un partito che va a fare i picchetti ma che alla fine contribuisce solo a tenere lontani i lavoratori delle fabbriche. La coppia Schlein-Landini è molto utile perché rappresenta plasticamente quello che a Bruxelles già chiamano le parti sociali europee, nel tentativo di bypassare i governi nazionali. In questo percorso di falsa disintermediazione ha un ruolo anche Enrico Letta. Due settimane fa si è presentato all’Europarlamento per annunciare un tour delle Capitali Ue a seguito dell’incarico ricevuto dalla presidenza di turno spagnola per finalizzare un rapporto sul futuro mercato unico. «Da qui alla fine dell’anno farò una fase di ascolto del Parlamento europeo, delle parti sociali, con sindacati e imprese, e poi un giro delle capitali europee, per capire quali sono le priorità e quali saranno i punti chiave per il rilancio del mercato unico, finalizzato a dare più forza alla sovranità europea», ha concluso l’ex piddino. La dichiarazione è tanto trasparente quanto allarmante. E per capirne la delicatezza basta mettere l’accento sulle due parole «sovranità europea». Nella sua uscita pubblica Letta ha anche tenuto a specificare che il suo lavoro è indipendente e che non rappresenta né i singoli Stati né i partiti. Sappiamo che ovviamente l’incarico arriva dal consiglio Ue e che arriva da un governo, quello spagnolo, che è emblema di socialismo. Dalle risultanze, che saranno rese note il prossimo aprile, deriveranno importanti scelte sugli aiuti di Stato, sul Patto di stabilità e sui dossier più cari ai socialisti. Parliamo dell’intero percorso della transizione green. Non sappiamo quanto confliggerà con l’incarico che Ursula von der Leyen ha affidato la scorsa settimana a Draghi. Oltre due mesi dopo la mossa della presidenza spagnola. Certamente dobbiamo aspettarci mesi di tensione. La Commissione vuole il predominio rispetto al Consiglio, per cui fa un po’ sorridere l’auspicio lettiano di collaborare con Draghi. In ogni caso, qualunque sia la sintesi, ad allarmare non sono i contenuti e il modello del nuovo mercato unico, ma il percorso in sé. Quando Letta dice che non rappresenta né partiti né Stati ci dice che rappresenta un’entità superiore che mira ad azzerare il ruolo precipuo dei singoli governi. E se vogliamo essere maliziosi soprattutto di quello italiano.Al tempo stesso siamo convinti che il lavoro di Letta e quello di Draghi non siano su pianeti diversi. Entrambe mirano a rafforzare la sovranità europea. Che vinca il Consiglio o la Commissione e a meno che ci sia una vittoria fortissima delle destre nelle prossime elezioni europee, dovremo attenderci un salto di qualità. Ne abbiamo scritto anche in relazione ai prossimi eventi della Cop 10, l’appuntamento biennale dell’Oms sul tabacco. La Dg Santè ha fatto sapere ai governi di voler adottare le risultanze dell’Oms quali atti di legge e chiede una delega in bianco per trattare e decidere tutto nei pochi giorni di meeting a Panama. Al di là del tema tabacco, lo schema potrebbe applicarsi anche al cibo, all’agroalimentare e tanto altro. Se passano questa modalità di rappresentazione, serviranno figure come Schlein e Landini come intermediari. La sintesi della democrazia fatta di piazza vuote, urne vuote e pure le fabbriche messe male.