2020-04-13
Il decreto di aprile arriva a maggio
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Nunzia Catalfo, Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri
Il gerundio («stiamo provvedendo, stiamo elaborando») come metodo di governo, come tecnica legislativa, come forma mentis. E non solo per una propensione levantina al rinvio, alle lunghe attese, ma per una ragione molto più prosaica: Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri non hanno risorse, le attendono dall'Ue (a dispetto della faccia feroce mostrata dal premier in videoconferenza), e per il momento si limitano a centellinare quel che hanno a disposizione. In pratica l'annunciato dpcm sarà pronto fra una quindicina di giorni e chi è rimasto senza lavoro dovrà attendere.Così, confidando nella (sorprendente) pazienza degli italiani, il governo continua a diluire e dilatare le scadenze. Per le partite Iva, i 600 euro promessi a marzo non sono ancora arrivati, e oggi è 13 aprile. Al di là della beffa dei 400.000 che dovranno addirittura rinnovare la domanda, l'ennesima promessa del governo, (fatta circolare con una velina sabato sera) è che i 600 euro dovrebbero essere finalmente versati questa settimana: cioè, se va bene, un importo irrisorio previsto per marzo arriverebbe il 17-18 aprile.Quanto ai lavoratori dipendenti, la beffa della cassa integrazione si profila ancora più clamorosa. Si era ipotizzata la data del 15 aprile per un primo anticipo, e lo si doveva alla buona volontà dell'Abi, resasi disponibile a un'intesa (senza garanzia pubblica, ma con garanzia a carico del lavoratore) per anticipare 1400 euro per 9 settimane, evitando così di far attendere ai lavoratori sospesi i due mesi di cui l'Inps ha solitamente bisogno per sbrigare la pratica. Ma le notizie del weekend di Pasqua non sono confortanti, e si teme uno slittamento fino a fine aprile. Giova ricordare che lo stato di emergenza è stato annunciato da Conte il 31 gennaio. Morale: se gli autonomi ricevessero qualcosa il 17-18 aprile, sarebbero a quel punto passati 77-78 giorni; se i dipendenti ricevessero qualcosa il 30 aprile, per loro i giorni di attesa sarebbero a quel punto 90. Ma non finisce qui. Che fine ha fatto il decreto aprile? Si ricorderà che Conte aveva annunciato, dopo il Cura Italia di marzo, e al di là del successivo contestatissimo decreto liquidità, un provvedimento per il mese di aprile di misura almeno equivalente a quello adottato a marzo (le parole esatte del premier furono: un decreto "altrettanto significativo, di non minore importo"). Anzi, aveva assicurato che per le partite Iva il sussidio sarebbe salito da 600 a 800 euro, in questo caso. E aveva fatto intendere che il varo ci sarebbe stato intorno a Pasqua. L'altro ieri sera, però, il viceministro dell'Economia, la grillina Laura Castelli, si è fatta sfuggire la verità, ammettendo che "il nuovo decreto sarà dopo il 20, perché nella partita si infila il dibattito Ue". E allora ecco il calendario vero: siccome il Consiglio Europeo è stato convocato dal belga Charles Michel solo per il 23 aprile (e non è detto che la videoconferenza risulti decisiva), considerando i giorni che saranno materialmente necessari al governo per trarne le conseguenze, si può tragicomicamente temere che il decreto aprile arriverà…a maggio. Sarà – prevedibilmente – una fotocopia del Cura Italia di marzo, ma ovviamente per ora mancano le munizioni, gli stanziamenti. Il che testimonia la totale dipendenza delle misure che Conte e Gualtieri adotteranno dalle linee di credito che otterranno a Bruxelles. Certo, nel frattempo sarebbero in cottura, nelle cucine del Mef, anche alcuni mini decreti attuativi, che forse saranno varati da qui ad allora: ma è impensabile che sia quella la sede per stanziare 20-25 miliardi. Serve una controprova? Eccola: il governo, diversamente da quanto fece a marzo, non ha ritenuto di chiedere al Parlamento un'ulteriore autorizzazione a sforare. Tecnicamente, infatti, se il governo avesse voluto evitare di attendere, avrebbe dovuto riportare in Parlamento (nella forma di una nuova relazione) la richiesta di ulteriore deroga ai saldi di finanza pubblica originariamente fissati per quest'anno, con relativa votazione a maggioranza assoluta. La cosa è avvenuta un mese fa per un importo di circa 20 miliardi (già utilizzati), e lì ci si è fermati, per il momento. Se ne riparla a maggio, anche se il decreto si chiama "aprile".