
Editoriale del «Corriere» si fa sfuggire la verità sulla transizione ecologica: la gente non la vuole, trattori ed elettori la fermano. Bisogna «comprarli» col reddito di cittadinanza europeo, in modo da creare sudditi.Per salvare l’Europa è lecito far diventare i cittadini sudditi imponendo gabelle in nome della nuova religione verde. Siamo alle brioche di Maria Antonietta! Lo ha teorizzato ieri nell’editoriale del Corriere della Sera (quindi con il consenso della direzione), il professor Francesco Giavazzi che ha passato una vita a dare buoni consigli sull’economia forse nell’impossibilità di dare cattivo esempio. L’ultima volta è stata con la presidenza di Mario Draghi di cui era suggeritore economico a palazzo Chigi. Strenuo difensore del reddito di cittadinanza, arrivò a suggerire a Draghi di dire in Senato prima che i 5 stelle decidessero - era il luglio del ’22 - di staccargli la spina: «Il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà, ma può essere migliorato». Giavazzi confida sulla memoria corta e sul fatto che siccome c’insegna con quella Bocconi può dire ciò che vuole. Chi si ricorda più che lui era dirigente del Tesoro con delega alle privatizzazioni e al debito pubblico tra il ’92 e il ’94 quando Mario Draghi dette corso alla svendita dell’industria di Stato? Nei due anni di Giavazzi il debito pubblico è passato dal 105,5 al 121,5% del Pil. Anche oggi torna a invocare il debito buono perché il Moloch dell’Europa e la religione del green richiedono sacrifici umani (nel senso: fatti dagli uomini) a maggior ragione se il volgo non è illuminato dal dogma del cambiamento climatico. Sostiene Giavazzi che l’Europa corre il rischio di essere azzerata da due sue giustissime ambizioni che però il popolo rifiuta. La prima è quella di arrivare ad emissioni zero entro il 2050, la seconda di avere finalmente un proprio esercito perché se per caso Donald Trump vince le elezioni in America si rischia di essere abbandonati. Ammette che a causa del Green deal molti potrebbero perdere il lavoro e che questo potrebbe indurre il popolo a mandare a quel paese l’Europa. Lo dimostra - sostiene il bocconiano - Ursula von der Leyen che, inseguita dai trattori, ha fatto marcia indietro sui pesticidi, sul Farm to Fork. E questo è, per lui, un male. Sia detto per inciso: gli agricoltori non sono i nemici dell’ambiente, sono nemici del dogma green che ha obnubilato l’Europa e che favorisce le multinazionali a discapito di chi suda la terra. Lo hanno chiarito di nuovo ieri quando sono andati con la mucca Ercolina in piazza San Pietro. Scortati dai pellegrini, gli agricoltori che continuano il loro presidio a Roma - nei prossimi giorni torneranno a manifestare con i trattori nella Capitale mentre nel resto d’Italia i cortei si susseguono senza soluzione di continuità - hanno fatto sfilare sotto il colonnato del Bernini - doveva avevano parcheggiato anche un trattore - la mascotte della protesta. Hanno indirizzato una lettera al Papa e Francesco al termine dell’Angelus ha scandito: «Saluto i coltivatori e gli allevatori presenti in piazza». Al professor Giavazzi anche questo apparirebbe come un sintomo di cedimento. Si domanda pensoso: «L’Europa sembra essere in un vicolo cieco. Se persegue le sue ambizioni, quelle verdi in primo luogo, verrà fermata dagli elettori. Se vi rinuncia anche questa Commissione passerà alla storia come quella che non ha saputo resistere alla lobby degli agricoltori, delle cause automobilistiche e dei cementieri». Detto da chi non ha fermato il Superbonus e ha promosso gli incentivi all’auto mentre era a palazzo Chigi suona un po’ strano. Come suona un po’ strana l’idea di democrazia che ha il professore. Giavazzi ha anche un’altra preoccupazione: non abbiamo una difesa comune, spendiamo pochissimo in armamenti. Copiando Draghi dice: ogni Stato singolo è troppo piccolo per farcela. Dobbiamo metterci insieme. Per fare tanto debito buono e comune. Il Giavazzi-pensiero è questo: «Si può emettere debito comune come già è successo col Sure nel post-pandemia per proteggere chi per colpa del Green deal perde il lavoro. Con quei soldi si finanziano sussidi di disoccupazione. Così si compensano gli elettori di oggi. Quelli di domani dovranno ripagare, ma godranno i benefici di un ambiente vivibile e, nel caso della difesa, di un Continente libero». Lui con quella Bocconi può dire ciò che vuole. Siamo al reddito di cittadinanza verde e per di più europeo. Siamo al voto di scambio del cittadino che viene indotto a pensare come vuole il potere in cambio dell’elemosina. Giavazzi prende anche un abbaglio: sostiene che pure Joe Biden ha fatto un suo reddito di cittadinanza green con l’Inflation Reduction Act. No; gli americani hanno dato sussidi solo a chi il lavoro lo crea: alle industrie. La crisi della Germania si spiega anche con lo spostamento negli Usa di molti impianti. Ma Giavazzi è colui il quale ha favorito le privatizzazioni deindustrializzando l’Italia salvo poi fare la morale sul debito pubblico chiedendo l’aumento delle tasse. Forse bisognava aumentare la ricchezza per diminuire il debito. E ora invece spiega che si deve tornare alle politiche assistenzialiste in nome del green. Però le guerre di Ucraina e di Gaza stanno immettendo 750 milioni di tonnellate di CO2 (quelle che libera la Germania in un anno). Dovremmo armarci per combattere un potenziale nemico, la Cina, da cui compriamo auto e pannelli solari che i cinesi producono raddoppiando le emissioni. A Giavazzi è sfuggito che è quanto contestano gli agricoltori: a noi impedite di coltivare, ma comprate il cibo da chi inquina. Tutto questo ammesso e non concesso che sia vero che è la CO2 la causa del cambiamento climatico. Una cosa è certa: un eccesso di debito manda in debito di ossigeno l’economia. Uno che ha insegnato alla Bocconi dovrebbe saperlo.
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