![«Dead to me», la serie che va oltre la retorica di genere](https://assets.rebelmouse.io/eyJhbGciOiJIUzI1NiIsInR5cCI6IkpXVCJ9.eyJpbWFnZSI6Imh0dHBzOi8vYXNzZXRzLnJibC5tcy8zMjEwMjUyMi9vcmlnaW4ucG5nIiwiZXhwaXJlc19hdCI6MTc2NDUxMTg1NH0.rqCVtTev8Knp64Puo5-2J1ONn_z3LWMrv4QMkCOOaM0/img.png?width=1200&height=800&quality=85&coordinates=0%2C0%2C54%2C0)
«Dead to me» (Netflix)
La serie Netflix, la cui terza e ultima stagione debutterà online giovedì 17 novembre, è una storia di contrari, dove poco è quel che l’apparenza parrebbe suggerire. Judy Hale, una stralunata ed efficacissima Linda Cardellini, con la sua frangia sbarazzina e gli occhi grandi di eterna bambina, è il primo polo di un romanzo complesso, reso più intrigante da un caso di stalking (al femminile, nel ribaltamento – oggi prezioso – dei ruoli di genere), da un omicidio, dal tentativo goffo di insabbiarlo.