2023-07-24
Dalle città ai piccoli centri. Le piazze dello spaccio si spostano ma resistono
Quando le autorità sgomberano le aree dove si concentrano criminali e clandestini, questi ultimi trovano nuovi «mercati» nei quartieri vicini, un tempo tranquilli. Le forze dell’ordine ammettono: «Cacciarli dall’Italia è praticamente impossibile». Viaggio nelle nuove coordinate del degrado.«Scusa, hai cocaina?». Sono quasi le otto di sera di un afoso luglio. È ancora giorno. In alcune zone il cielo comincia a rabbuiare anche verso le dieci. Sono in un piccolo paesello del comune di Santa Maria di Sala, nel veneziano. Un piccolo lembo di terra umida che si incrosta e si incastra tra le province di Venezia, Padova e Treviso.Un comune di periferia, con quartieri residenziali ben apparecchiati, lustri, con palazzine dove ci alloggiano le famiglie che ogni giorno vanno a lavorare. E con le ville degli abbienti.Sono davanti una casa, in pieno centro. Davanti a me si ferma un ragazzo con una bicicletta.Accento dell’est, capelli chiari. «Scusa hai cocaina?», mi chiede.Muta non rispondo. E lui: «Hai cocaina? Facciamo qualcosa insieme».Abbasso gli occhiali da sole. I suoi occhi sono intrisi di rabbia e violenza. Gli dico che: «Non ho cocaina», e lo invito ad andarsene. Lui non demorde. Il suo sguardo si incattivisce ancora. E continua.«Hai coca? Io ho coca. Se vuoi ci mettiamo d’accordo».Con voce alterata gli ribadisco che non ho niente, che non voglio niente e che se non se ne fosse andato, avrei chiamato i carabinieri. Ma lui insiste. Mi guarda. Mi fissa. Poi prende la bici, ingrana la marcia e si allontana. Dopo poco torna indietro, e la solfa ricomincia. Dietro un codazzo di sbandati, che avranno avuto all’incirca vent’anni. Prendo in mano il telefono, lui sgattaiola lungo l’argine e scompare tra le piante.Qui la paura delle rapine è bella forte. Ma gente così, alla luce del sole, in pieno centro ancora non si era vista. Compongo il numero del comandante dei carabinieri e chiedo che facciano un controllo le volanti.Il comando più vicino però è chiuso, quelli dei piccoli comuni chiudono alle 20. E la prima pattuglia partirebbe da Mestre. Mestre appunto.Quella cittadina alle porte di Venezia, tentacolare dei clandestini sparsi, ricettacolo di spacciatori e ladruncoli, di gente che vive di espedienti. Fino a qualche tempo fa bastava farsi un giro per via Piave la sera e vedere balordi che si bucavano, che sniffavano, che vomitavano, che spacciavano. Molti spacciano anche lì, alla luce del sole, in mezzo ai parcheggi e ai parchetti dei bambini, ormai vuoti di fanciulli. I residenti sono disperati, varie sono state le raccolte firme, le manifestazioni, le proteste.Così pare ci si sia decisi a smantellare l’arteria dove regna illegalità e delinquenza, via Piave appunto, quella bella lunga, quella che quando scendi dalla stazione te la trovi davanti, e a pensare che a cinque minuti di treno ci sia Venezia con le sue bellezze e le sue cupole, ti chiedi come possa essere vero.Eppure, provare per credere. A inizio giugno scorso un bel colpo è stato inferto alla criminalità di questa zona, con 27 indagati e la scoperta del laboratorio della droga. Ma è un piccolo passo. Ci vuole ben altro per scongiurare l’onda dei tossici.Ora questi si stanno riversando nei piccoli comuni, quelli dei quartieri residenziali ben apparecchiati.«Con il fatto che stanno smantellando via Piave», rivelano fonti investigative alla Verità, «questi ora si stanno spostando nei paesi limitrofi, nei comuni adiacenti. Alcuni riusciamo a rimpatriarli ma la maggior parte rimane qui».«Non li puoi mandare fuori dall’Italia, te lo dice la legge», ci riferisce una fonte, «o fai rimpatri coatti ma devi collegarli a un reato». Infatti. Va a a finire che gli dai una pacca sulla spalla e te li ritrovi davanti casa a vendere coca. Anche perché, ora la nuova frontiera dello spaccio, qui a Mestre, è quella sul monopattino.Orde di senegalesi, tunisini e nigeriani che prendono i monopattini a noleggio e vanno in giro.Ma a cercare di smantellare un posto dove si concentra degrado e criminalità, senza prendere misure più incisive, non si risolve il problema, semplicemente lo si sposta da un’altra parte. Come era accaduto a Padova con la famosa via Anelli. Smantellata quella, gli immigrati si sono presi il quartiere Arcella, che a passarci non sembra nemmeno di essere in Italia.Kebabbari, macellerie islamiche, bugigattoli affittati a cinesi, bengalesi e tunisini. E questo non giova alla sicurezza e alla tranquillità dei cittadini, che ora, soprattutto qui in Veneto, sono indignati per l’arrivo di nuovi migranti. Pare vogliano rimettere le tende. Anzi, no. Nel mentre scriviamo questo pezzo, le tende sono già arrivate. E sono lì fiorenti belle, con l’aria condizionata perché sono persone e qui fa un caldo che si muore.A Verona, alle Torricelle, nel piazzale del centro accoglienza San Felice la settimana scorsa sono arrivate le prime tende. Tre per la precisione. Così come a Oderzo nel trevigiano dove la tendopoli è attiva dal 2016, e dentro sono in 260. Dovevano essere provvisorie, ma nella pubblica amministrazione le cose provvisorie diventano definitive. Anche Conetta, quello scempio dell’accoglienza italiana, che chi scrive ricorda bene, inizialmente doveva contenere una cinquantina di «profughi» e poi ci furono picchi di 1600.Anche a Romano, comune della bassa bergamasca orientale, nell’hotel per 30 «profughi», sono in 159. Il sindaco Sebastian Nicoli ha scritto al prefetto chiedendo un’ispezione. «Numeri spropositati per la nostra comunità», ha detto.Infatti. Anche perché questi poi te li ritrovi in giro.E i rimpatri sono veramente pochi. Dati alla mano, fonte Eurostat - fondazione Moressa, a fronte di 44.000 migranti espulsi tra il 2013 e il 2022, per altri 186.000 l’ordine di espulsione non è stato eseguito. Nell’ultimo trimestre del 2022, gli ordini di espulsione sono stati circa 7.000, quelli dall’Italia verso Paesi extra comunitari, ma solo 870 ordini sono stati eseguiti. Un po’ pochi non vi pare?Tra i Paesi dei rimpatriati spiccano Albania e Tunisia, cui seguono Marocco ed Egitto. Se si conta che lo scorso anno solo i migranti sbarcati nelle nostre coste furono 33.972 e se si conta che da inizio anno 2023 sono 83.439 (dato aggiornato al 21 luglio), senza considerare i poveracci che scendono dalla rotta balcanica, ecco 44 mila rimpatri in 9 anni, scusate ma fa veramente ridere.L’Italia non può essere una grande enorme favela. Del resto interi quartieri ormai sono in mano agli immigrati. Qui gli stranieri dettano le leggi.A Torino alcune zone della città sono ormai fuori controllo. Qui gli stranieri iscritti all’anagrafe sono 131.594, pari al 15,27% della popolazione secondo gli ultimi dati del Viminale. In aumento anche i reati. Dal 16 marzo 2022 al 15 marzo 2023 sono stati 113.676, con un aumento dell’1,59%, rispetto all’anno precedente. E molti sono commessi da extracomunitari. Aumentano i borseggi, gli scippi, le baby gang. Baby gang di stranieri che si stanno prendendo anche i quartieri di Modena e Bologna. E non per ultima Roma. Qualche tempo fa ci è capitato di scendere per sbaglio alla fermata della metro Vittorio Emanuele. E aiuto.Questa piazza se la godono e se la rivoltano pusher africani e ricettatori marocchini. Vittorio Emanuele si starà rivoltando nella tomba.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)