2023-08-24
Dalla trama anti Fdi al «collettivo neocon». I folli complottismi sul testo del generale
Dopo aver creato il caso distorcendo il pensiero di Roberto Vannacci, ora i media di sinistra inventano retroscena alla James Bond.La grande Trama Nera è tra noi. Il libro del generale Roberto Vannacci, ammesso che sia stato lui a scriverlo e non un oscuro collettivo di penne golpiste, è stato solo il modo per lanciare in grande stile un nuovo movimento a destra di Fratelli d’Italia, guidato da personaggi come Gianni Alemanno e Francesco Storace. Lo scopo sarebbe «tastare il terreno» per le Europee 2024 e dare voce agli scontenti della svolta moderata e governista di Giorgia Meloni. A questo disegno paracriminoso si sarebbe prestato ovviamente anche il giornale che avete tra le mani, che ha avuto la colpa di leggersi subito tutto il libro incriminato e di farne una recensione onesta per i propri lettori. La tesi del complottone è ovviamente di Repubblica, che ieri l’ha esplicitata in un pezzo del giornalista che ha tirato fuori per primo il caso Vannacci. Forse anche lui era parte dell’oscura trama, ma lo ha capito con una settimana di ritardo. Dopo aver fatto del generale della Folgore il caso editoriale dell’anno, ieri Repubblica ci regala un articolo dal taglio politico: «Vannacci capitalizza il consenso. La Lega lo corteggia per le Europee». Già, perché c’è anche questo nella Trama Nera: un Carroccio che farebbe di tutto per tagliare le gambe a Fratelli d’Italia. Nel pezzo, Matteo Pucciarelli sostiene che il saggio Il mondo al contrario «serviva a tastare un terreno; e il terreno, lo dicono i fatti, c’è tutto. Perlomeno in termini di consenso». Il giornale degli Agnelli Elkann mischia fatti e voci, tra candidature con la Lega, convegni di Gianni Alemanno, creazione di gruppi Facebook a favore del generale pensatore, iniziative di sostegno del Giornale d’Italia «diretto da Francesco Starace fino al 2018» (quindi complottano da cinque anni?) e poi «La Verità sulle barricate in difesa del militare». Non solo, ma ci sarebbero, sempre dei misteriosi ufficiali che avrebbero scritto parti del libro di Vannacci. Tesi simile sul Riformista di Matteo Renzi, che quando non è in tournèe negli Emirati arabi si immerge volentieri nei grandi misteri italiani. Ieri sul suo quotidiano Claudia Fusani parlava di «golpe editoriale estivo», di un «programma politico neocon contro i Crosetto e i Giorgetti che sono nella squadra di governo» e rilanciava la storia dei possibili ghost writer. Non solo, ma definiva Vannacci non «un improvvisato autore di best-seller bensì uno degli autori vari di un gruppo di costituenti neocon nazionale e, forse, il loro portavoce una volta usciti allo scoperto». A essere precisi, la tesi del complotto era stata adombrata il giorno prima da Avvenire, che raccontava: «Giorgia Meloni prova a capire cosa c’è davvero dietro Il mondo al contrario. Guido Crosetto pure. Dietro quella ricerca prendono forma mille interrogativi. Uno su tutti: c’è la mano di Alemanno e di Storace dietro il libro di Vannacci?».Davvero seducente questa narrazione, alla quale mancano solo un ruolo attivo di Massimo Carminati, qualche collegamento tra il Vannacci e il Mostro di Firenze e un aiuto internazionale da parte del solito Viktor Orban. Tuttavia le cose sono andate un po’ diversamente. Il caso esplode sul sito di Repubblica giovedì 17 agosto, quando lo stesso Pucciarelli seleziona qualche frasetta del libro e la spara online in un pezzo di denuncia, parlando di questo generale della Folgore che ce l’ha con gay, immigrati, ambientalisti e femministe. Se davvero siamo di fronte a un complotto, Repubblica ha avuto un ruolo non marginale. Nel giro di poche ore, via Twitter, il ministro della Difesa Guido Crosetto annuncia l’avvio del procedimento disciplinare nei confronti del generale, che poi viene subito «avvicendato». Una scelta legittima quanto politicamente infelice, perché passa per subalterna al pensiero unico e non tiene conto della libertà di espressione di ogni cittadino. La mossa di Crosetto suscita una serie di reazioni critiche in Fratelli d’Italia e nella Lega, ma soprattutto è rapidissima e imprevedibile. Insomma, chi pensa a complotti dovrebbe avere il coraggio di sostenere che i congiurati avessero ordito anche la variabile Crosetto. Il giorno dopo, venerdì scorso, la Verità fa due cose semplici: si legge tutto il libro e parla al telefono con il suo autore. Claudio Antonelli dimostra che le frasi che hanno fatto scandalo sono state estrapolate ad arte, a cominciare dalla folle storia del «sangue di Giulio Cesare» nelle vene di Vannacci (in realtà il generale fa un elenco di italiani famosi che sono nella storia di tutti noi). Insomma, più che «cavalcare» o difendere qualcuno, il nostro giornale smonta balle, come sempre. E con la Verità, Vannacci si sfoga: «Sono basito in quanto cittadino per come il testo del mio libro sia stato travisato e manipolato». Ma non dovrebbe gioire? Non era la punta di lancia di un nuovo progetto politico? Sempre in tema di complotto, è giusto registrare che Francesco Starace ieri ha raccontato al Foglio: «Io faccio il giornalista e non sono in combutta con Gianni Alemanno». E poi ecco il Fatto Quotidiano di ieri, che in un articolo intitolato «L’esercito sapeva in anticipo del libro anti-gay del generale» racconta di come il testo sia stato fatto girare, anche tra i superiori di Vannacci. Alla fine però, per Repubblica e per i complottisti siamo alla grande Trama Nera. Nonostante il primo pezzo l’abbiano partorito in Largo Fochetti e nonostante lunedì scorso il giornale diretto da Maurizio Molinari parlasse testualmente del caso Vannacci come di un «pretesto per un’ennesima resa dei conti a destra». Pretesto o complotto? Aspettiamo la prossima puntata.
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