2018-07-26
Dalla fabbrica fino al letto di morte. Marchionne ha diviso la sinistra
Il manager se n'è andato ieri. Mistero sulle cause, probabile l'embolia cerebrale. La Cgil rompe il silenzio: «Ha spaccato i sindacati». Lodi da Piero Fassino e Sergio Chiamparino. Paolo Gentiloni: «Orgoglio italiano nel mondo».L'uomo che è morto due volte se ne è andato (forse) su un elicottero rosso del soccorso svizzero alle 11 di ieri mattina. Sergio Marchionne era nella clinica universitaria di Zurigo. Alle 10, secondo l'Ansa, il manager che ha salvato la Fiat era ancora vivo, ma «in condizioni gravi». Un'ora dopo, un comunicato Exor annunciava: «Con grande tristezza Exor ha appreso che Sergio Marchionne è mancato». Se ne parlava al passato già da sabato, con un surreale funerale aziendale, politico e mediatico andato in scena con il manager di origini abruzzesi ancora vivo. La clinica non ha mai confermato neppure la degenza. La famiglia non l'ha vista nessuno, eppure giurano fosse al suo capezzale. Marchionne aveva le idee chiare anche sulla privacy. Mentre la sinistra si spacca anche sul suo addio e non si fermano le indiscrezioni sulla natura della sua malattia. Decine di cronisti e telecamere assiepati da sabato davanti alla clinica non hanno colto nulla. Salvo quell'elicottero rosso che si è alzato improvvisamente in volo ieri mattina. Con una gestione del caso così graniticamente riservata, difficile che ora dalla porta principale della clinica escano la compagna Manuela o i figli Alessio e Tyler. O anche solo un portavoce.Il comunicato ufficiale di Exor, la cassaforte degli Agnelli-Elkann che custodisce i pacchetti di controllo di Fca, Ferrari, Cnh industrial e Juventus, riporta le parole del suo presidente John Elkann:«È accaduto purtroppo quello che temevamo. Sergio, l'uomo e l'amico, se n'è andato».Pochi minuti dopo, il sito internet della tv americana Cnn scriveva: «La leggenda dell'auto Sergio Marchionne, il manager che ha risanato Fiat e Chrysler prima di fonderle in un gruppo che fa profitti, è morto». In due righe scarse, c'è tutto. E forse sarà per onorare l'appellativo di «auto legend» che le cause della morte dell'ex numero uno di Fca restano avvolte nella nebbia. Secondo il sito di Paolo Madron, Lettera43, che nel corso di queste settimane è stato il più informato sulla vicenda, al manager con la passione per l'abbigliamento informale era stato diagnosticato da mesi un sarcoma alla spalla decisamente aggressivo. E perfino l'operazione che poi sarebbe stata tentata, senza fortuna, la scorsa settimana, era vista come potenzialmente inutile. Per sopportare il dolore alla spalla, Marchionne aveva cominciato a prendere cortisone, che, unito ai farmaci per la tiroide, gli aveva dato quell'aspetto gonfio e spossato che si era notato anche nell'ultima occasione pubblica, la consegna romana della nuova Jeep personalizzata per l'Arma dei carabinieri. Era il 26 giugno e ci teneva tantissimo a non saltare una cerimonia che per lui, figlio di carabiniere, valeva doppio. Poi, nel corso dell'operazione a Zurigo, secondo Lettera43, si sarebbe verificata un'embolia cerebrale con danni che sono apparsi subito irreversibili e che hanno spinto Elkann, ignaro di tutto, a convocare subito i cda, sostituire Marchionne e avvertire i mercati e i dipendenti. Fonti mediche della Verità confermano sostanzialmente questa versione, senza dimenticare però l'ipotesi del carcinoma al polmone. «L'abbassamento palpebrale e il gonfiore degli ultimi tempi sono segni della sindrome della vena cava superiore», spiegano le fonti, «con complicanza del carcinoma polmonare apicale». E questa sindrome, purtroppo, può sfociare in un'embolia cerebrale. Resta il fatto di una «gestione» della malattia e della morte di Marchionne sicuramente non all'americana (dove con l'aggettivo si intende una comunicazione magari secca, ma trasparente), e invece molto svizzera, per la riservatezza quasi maniacale. Sepolto virtualmente da sabato, ieri mattina, quando Marchionne è morto per davvero, sono cominciate le nuove esequie politiche. A sinistra, dopo l'imbarazzante serie di scivoloni, sia di stile sia di umanità, andata in scena nei giorni precedenti, è uscita dal silenzio la Cgil. La confederazione guidata da Susanna Camusso, tacendo per giorni, ha certamente mostrato stile e rispetto di un uomo che stava morendo, a differenza dei tanti che invece hanno polemizzato con il manager quando questi non poteva più difendersi (su tutti Enrico Rossi, presidente della Toscana: «Ha lavorato solo per i suoi azionisti e stava in Svizzera per non pagare le tasse»). Ma alla fine non le ha mandate dire: «A Marchionne è sempre andata la stima della Cgil, ha l'indubbio merito di aver salvato un'azienda morente. Uomo di grande intelligenza e capacità manageriale, duro negoziatore, bravo organizzatore, non ha però saputo né voluto indirizzare l'azienda al dialogo e alla collaborazione con una parte importante dei lavoratori italiani», praticando «la divisione sindacale». Fa impressione vedere anche che appena l'ex premier Paolo Gentiloni ha postato su Twitter il suo saluto commosso al manager abruzzese («Grazie per l'orgoglio italiano portato nel mondo»), il primo commento sia stato di un certo «Marco», che ribatteva: «Grazie? E per le oltre 100.000 famiglie lasciate sul lastrico?». E mentre tutto il Pd torinese, con Piero Fassino e Sergio Chiamparino in testa e per una volta d'accordo con la sindaca Chiara Appendino, si lanciava in nuovi elogi del «caro Sergio», da Liberi e uguali sono arrivate parole non accomodanti, ma di grande rispetto. Stefano Fassina ha scritto: «Al di là delle valutazioni sulle scelte in ambito aziendale e sulle conseguenze sui lavoratori, rispetto assoluto per la persona e riconoscimento della sua straordinaria professionalità e dedizione al lavoro».