2022-09-16
«Ho parlato al capo». L’ex toga intercettata col sindaco indagato
Massimo D'Alema. Nel riquadro, Alberto Maritati (Imagoeconomica-Ansa)
Nel filone Otranto spunta Maritati, vicino a D’Alema, già citato nell’inchiesta sulle escort: chiedeva notizie sul caso Tarantini.La teoria dei corsi e dei ricorsi storici di Giambattista Vico spiegava che alcuni eventi si ripeterebbero identici nel tempo, non per caso, ma per volontà della Divina provvidenza. Anche in tempi stretti, aggiungiamo noi. La prova? L’operato di un magistrato di sinistra pugliese, storica terra di magistrati di sinistra prestati a tutto il resto: politica, letteratura, karate. In questo caso stiamo parlando di Alberto Maritati, 82 anni, pm in pensione, già sottosegretario all’Interno del governo D’Alema, già senatore della Repubblica con i Ds dello stesso D’Alema, già inquisitore insieme con il collega Giuseppe Scelsi del succitato D’Alema per finanziamento illecito e suo «archiviatore» per prescrizione. Maritati non è stato solo amico di D’Alema, ma anche dell’imprenditore più dalemiano del pianeta, Roberto De Santis, recentemente arrestato con l’accusa di corruzione insieme con i fratelli Cariddi, Pierpaolo e Luciano, i quali si sono passati lo scettro di sindaco di Otranto. Cariddi Primo e Cariddi Secondo. Cariddi Secondo è stato pizzicato, il 24 novembre 2018, mentre parlava con il suddetto Maritati. E l’intercettazione è stata ritenuta degna di nota dai carabinieri che l’hanno inviata alla pm Roberta Licci. Nell’annotazione con cui chiedono di acquisire il tabulato di Maritati si legge che l’ex magistrato alle 11.05 «giungeva presso lo studio privato del sindaco informandolo che era riuscito ad avere un lungo colloquio con il procuratore della Repubblica, ma stranamente proprio in quel frangente» veniva «interrotto e invitato da Pierpaolo Cariddi a uscire all’esterno, cosa che avveniva». Le parole esatte di Maritati furono queste: «[…] Allora io finalmente sono riuscito ad avere una chiacchierata lunga con il capo (rumori, ndr) procuratore». I militari sottolineano che, a quel punto, Cariddi «abbassa notevolmente il tono della voce» e che poi pronuncia qualcosa di incomprensibile. Quindi dice: «[…]… dispiace… non parliamo!». Subito dopo i due sarebbero scesi in strada. In quel momento Cariddi aveva già altri grattacapi giudiziari, tra cui un procedimento in cui venivano contestati a vario titolo l’abuso di ufficio, il falso ideologico e la violazione delle norme a tutela del territorio. Il fascicolo riguardava un’area demaniale, posta sotto sequestro nel 2017, su cui avrebbe dovuto sorgere uno stabilimento balneare per vip. Da quell’inchiesta, che pochi giorni fa ha visto le prime condanne, è scaturito un secondo fascicolo per associazione per delinquere e altri reati. È qui che, lunedì scorso, sono finiti agli arresti i fratelli Cariddi e De Santis. Ma di che cosa avrebbe discusso Maritati con il «capo procuratore»? Perché il sindaco aveva interrotto il suo interlocutore e lo aveva condotto all’aperto? Nei primi atti del processo che abbiamo consultato non abbiamo trovato la risposta, ma in compenso ci è tornato alla mente quando Maritati, nel 2009, era stato spedito da De Santis a cercare notizie presso il collega Giuseppe Scelsi, dopo che era stato perquisito un suo amico, Gianpaolo Tarantini, il noto procacciatore di escort. Ecco che cosa si legge in un’informativa della Guardia di finanza dell’epoca. Il riferimento è a un’intercettazione di una telefonata risalente al 28 maggio di undici anni fa tra De Santis e Maritati: «Quest’ultimo, nel rappresentare al suo interlocutore di trovarsi a Bari, gli chiedeva il nome della persona in ordine alla quale, su richiesta del De Santis stesso, avrebbe dovuto raccogliere notizie. De Santis, mostrandosi imbarazzato dal dover fornire telefonicamente l’informazione, ma non potendo interloquire in altro modo con Maritati, trovandosi a Roma, citava il nome di Tarantini». A quel punto i militari avrebbero messo in guardia Scelsi dalla rischiosa ambasciata che stava per ricevere. Dopo l’incontro «Maritati contattava nuovamente De Santis riferendogli di aver avuto un incontro con un amico magistrato». Panorama nel 2011 ricostruì le versioni di Maritati, Scelsi, De Santis e Tarantini su quell’episodio. Tarantini a verbale aveva raccontato ai pm di aver chiesto notizie sul proprio conto: «Chiesi a De Santis di informarsi per capire che tipo di indagine si stava svolgendo sul mio conto». L’imprenditore amico di D’Alema con Panorama confermò questa versione: «Andai da Maritati di persona e gli riferii che ero preoccupato per un mio amico che era appena stato perquisito. Mi rispose: “Ci penso e ti faccio sapere”. Dopo alcuni giorni, forse 15, mi richiamò e mi disse: “Puoi stare tranquillo non c’è nulla”».Scelsi consegnò ai pm una ricostruzione ben diversa: «Io personalmente avevo avuto richieste di informazioni da parte dell’onorevole Maritati, del Pd, vicino all’ambiente dell’onorevole Massimo D’Alema. Ma io ho categoricamente rifiutato di dare notizie, come tra l’altro risulta da alcune conversazioni intercettate sull’utenza di Roberto De Santis, persona assai vicina all’onorevole D’Alema e suo compagno di barca». Captazioni da cui sarebbe risultata la «categorica chiusura» di Scelsi. Chiusura confermata dallo stesso Maritati, che, però, in una missiva inviata al Csm negò di essersi interessato alle sorti di Gianpi: «Non ho mai chiesto informazioni a Giuseppe Scelsi sulle indagini del caso Tarantini». Maritati rimase molto male per l’attacco di Scelsi: «Non comprendo le ragioni per le quali affermi di aver ricevuto da me richieste di conoscere lo stato delle indagini su Tarantini, né tanto meno il riferimento “politico” delle ragioni della mia richiesta: nutrivo solo una preoccupazione sul piano umano nei confronti di De Santis». Alla fine, però, si sentì tradito pure dall’imprenditore recentemente arrestato: «Io avrei chiesto notizie su Tarantini? Non esiste. Non so perché De Santis dica questa bugia. Mi riferì che era preoccupato perché aveva frequentato per fatti leciti una persona sotto indagine». Temeva, secondo Maritati, di essere coinvolto in un’inchiesta per traffico di stupefacenti. E lo avrebbe fatto intervenire presso Scelsi. Il motivo? «Era noto il mio rapporto di amicizia con il pm titolare delle indagini». Non è finita: «Io gli chiesi: “Roberto hai fatto qualche puttanata?”. Mi rispose: “No, te lo giuro sui miei figli”. “Beh allora puoi stare tranquillo”. Tutto qui». Due lustri dopo ecco il deja-vu. In Procura l’intercettazione tra Cariddi e Maritati non è passata inosservata, ma non è stata ritenuta notizia di reato. Anche perché il capo degli inquirenti, Leone De Castris, a quanto risulta alla Verità, ha categoricamente escluso di aver parlato dell’indagine con l’ex senatore o eventuali altri soggetti. Ma visto che i presunti pissi pissi dei genitori non devono ricadere sui figli, ci preme evidenziare che negli atti dell’inchiesta per corruzione contro i Cariddi e De Santis sia citato un altro Maritati, il figlio Alcide, già Gip proprio a Lecce, definito da un indagato «un coglione» perché non aveva voluto archiviare un procedimento per abuso d’ufficio relativo a 15 progetti di lavori pubblici affidati dal Comune di Otranto a Pierpaolo Cariddi, in veste di ingegnere, ma aveva anzi chiesto «un approfondimento di indagine».
A condurre, il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin. In apertura, Belpietro ha ricordato come la guerra in Ucraina e lo stop al gas russo deciso dall’Europa abbiano reso evidenti i costi e le difficoltà per famiglie e imprese. Su queste basi si è sviluppato il confronto con Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, società con 70 anni di storia e oggi attore nazionale nel settore energetico.
Cecconato ha sottolineato la centralità del gas come elemento abilitante della transizione. «In questo periodo storico - ha osservato - il gas resta indispensabile per garantire sicurezza energetica. L’Italia, divenuta hub europeo, ha diversificato gli approvvigionamenti guardando a Libia, Azerbaijan e trasporto via nave». Il presidente ha poi evidenziato come la domanda interna nel 2025 sia attesa in crescita del 5% e come le alternative rinnovabili, pur in espansione, presentino limiti di intermittenza. Le infrastrutture esistenti, ha spiegato, potranno in futuro ospitare idrogeno o altri gas, ma serviranno ingenti investimenti. Sul nucleare ha precisato: «Può assicurare stabilità, ma non è una soluzione immediata perché richiede tempi di programmazione lunghi».
La seconda parte del panel è stata guidata da Giuliano Zulin, che ha aperto il confronto con le testimonianze di Maria Cristina Papetti e Maria Rosaria Guarniere. Papetti ha definito la transizione «un ossimoro» dal punto di vista industriale: da un lato la domanda mondiale di energia è destinata a crescere, dall’altro la comunità internazionale ha fissato obiettivi di decarbonizzazione. «Negli ultimi quindici anni - ha spiegato - c’è stata un’esplosione delle rinnovabili. Enel è stata tra i pionieri e in soli tre anni abbiamo portato la quota di rinnovabili nel nostro energy mix dal 75% all’85%. È tanto, ma non basta».
Collegata da remoto, Guarniere ha descritto l’impegno di Terna per adeguare la rete elettrica italiana. «Il nostro piano di sviluppo - ha detto - prevede oltre 23 miliardi di investimenti in dieci anni per accompagnare la decarbonizzazione. Puntiamo a rafforzare la capacità di scambio con l’estero con un incremento del 40%, così da garantire maggiore sicurezza ed efficienza». Papetti è tornata poi sul tema della stabilità: «Non basta produrre energia verde, serve una distribuzione intelligente. Dobbiamo lavorare su reti smart e predittive, integrate con sistemi di accumulo e strumenti digitali come il digital twin, in grado di monitorare e anticipare l’andamento della rete».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: la transizione non può prescindere da un mix equilibrato di gas, rinnovabili e nuove tecnologie, sostenuto da investimenti su reti e infrastrutture. L’Italia ha l’opportunità di diventare un vero hub energetico europeo, a patto di affrontare con decisione le sfide della sicurezza e dell’innovazione.
Continua a leggereRiduci