2022-09-19
C’è il filo rosso tra D’Alema e Conte dietro la resurrezione dei grillini
Massimo D'Alema e Giuseppe Conte (Ansa)
L’ex segretario dei Ds e il capo pentastellato hanno un legame che dura da tempo. E se il M5s riguadagna punti forse lo si deve ai suggerimenti di Baffino. Per il dopo Letta, quest’asse potrebbe riservare delle sorprese.Un collega famoso, le cui opinioni su questioni politiche divergono spesso dalle mie, mi chiede: perché non vi occupate di Massimo D’Alema e del suo curioso legame con Giuseppe Conte? Dopo avermi posto la domanda, il giornalista mi spiega: c’è lui dietro certe scelte dell’ex premier grillino, lui che tira le fila per fare un dispetto al Pd. Poi, dopo essersi fatto scappare il suggerimento, da buon cronista indipendente mi dice: io non ti ho detto niente, eh? Non mi citare. Infatti non lo cito, garantendone il completo anonimato. Non è la prima volta che mi capita di sentirmi chiedere da chi fa il mio stesso mestiere perché La Verità non si è occupata di questo o di quello. Mi è anche accaduto che colleghi di giornali importanti mi «soffiassero» una notizia che a loro dire la testata cui appartenevano non aveva intenzione di pubblicare. Del resto, se il nostro quotidiano è l’unico giornale che guadagna copie (+ 29 per cento a luglio, fonte ItaliaOggi e Prima comunicazione su dati Ads) una ragione c’è. Ciò detto, lasciando perdere il conformismo o la pavidità che spinge alcuni a nascondere le notizie invece di pubblicarle, torniamo a D’Alema e Conte. Il primo, nei mesi scorsi lo avevamo lasciato impegnato in complicate trattative per vendere mezzi militari alla Colombia con l’ausilio di improbabili e anche discussi intermediari. Che un ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri si occupi di affari è legittimo, soprattutto se non siede in Parlamento, ma sarebbe preferibile che rimanesse lontano dalle aziende pubbliche, per evitare sospetti di connessioni con la politica. Se D’Alema si occupasse di vino - come ha fatto per un certo tempo - nessuno avrebbe nulla da ridire, ma se comincia a interessarsi di forniture militari coinvolgendo partecipate dello Stato come Leonardo o Fincantieri forse non va più bene, anche perché non si capisce come mai delle imprese facenti capo al ministero dell’Economia debbano usufruire dei servigi di un ex esponente politico, quando sul mercato esistono intermediari più competenti. A maggior ragione, considerando che il primo presidente del Consiglio postcomunista i legami con la politica non li ha mai veramente rescissi. E qui veniamo al suggerimento del collega, che mi invitava ad accendere un faro sulla strana coppia D’Alema-Conte. Che i due non siano estranei è cosa nota, basti pensare che quando l’avvocato di Volturara Appula era a Palazzo Chigi diversi uomini ritenuti assai vicini a Spezzaferro (questo il soprannome dell’ex segretario dei Ds) vennero piazzati in posti chiave dell’amministrazione pubblica. Il caso più noto, tanto per fare un nome, è quello di Domenico Arcuri, che da amministratore delegato di una partecipata si ritrovò plenipotenziario anti Covid dalla sera alla mattina, senza peraltro avere alcun titolo da vantare in materia di emergenze e i risultati sono noti a tutti. Ma nell’elenco non c’è solo l’uomo che per 15 anni ha guidato Invitalia, perché a scavare nei consigli di amministrazione delle società pubbliche spesso fanno capolino altri nomi di manager riconducibili a Baffino. Il quale, nei giorni in cui il premier grillino si atteggiava a statista, pare fosse diventato il suggeritore ufficiale di molte delle decisioni politiche dell’inquilino pro tempore di Palazzo Chigi. Per tornare al collega che mi invitava a indagare sul curioso rapporto tra i due, che D’Alema e Conte continuino a coltivare una relazione non è solo ovvio, ma dal giro di telefonate che ho fatto anche risaputo. Del resto, la resurrezione politica di Conte, che fino a due mesi fa era messo male e ora fa concorrenza al Pd, è sorprendente. Nel Mezzogiorno, grazie alla difesa del reddito di cittadinanza, i 5 stelle stanno provando a rifare ciò che fecero nel 2018, ossia sbancare i bacini elettorali del maggior partito della sinistra. E guarda caso l’avvocato di Padre Pio, come lo chiama Dagospia, sta tentando il miracolo proprio in Puglia, da sempre la regione in cui D’Alema si muove meglio e dove tiene i suoi luogotenenti. Per l’ex segretario dei Ds, sarebbe in qualche modo una rivincita sul partito che lo ha rottamato, costringendolo a una scissione che ha avuto poca fortuna. Insomma, Conte e Massimo Spezzaferro sono già un’accoppiata collaudata, che nei prossimi mesi potrebbe riservare sorprese, soprattutto se, come sembra sempre più probabile, la segretaria Letta si avviasse al tramonto.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)