2021-08-27
Crolla il mercato del vino in Cina. Ma D’Alema incassa con l’energia
MAssimo D'Alema (Ansa-IStock)
L'ex premier si tiene a galla rivendendo al gestore nazionale l'elettricità prodotta.A distanza di appena 2 anni dalla nascita delle sue società Dl & M e Silk Road Wines (era il 2019) Massimo D'Alema dimostra di avere già un certo fiuto per gli affari. Soprattutto fa intendere di saper sfruttare il suo passato economico-politico, sempre con un occhio di riguardo al mercato energetico. Le due realtà imprenditoriali dell'ex presidente del Consiglio sono nate soprattutto per vendere il vino in Cina e all'estero. D'Alema e la moglie Linda Giuva sono da anni proprietari della azienda agricola La Madeleine, vicino a Narni in Umbria. Producono circa 45.000 bottiglie tra vini rossi e rosè già pluripremiati. Ma l'ultimo anno non è stato dei migliori, tra emergenza sanitaria per il Covid 19 (le importazioni di vino sul mercato asiatico hanno chiuso il 2020 in calo del 30% sul 2019) e persino una citazione in giudizio al tribunale civile di Bruxelles: la Fondazione dei socialisti europei ha chiesto a D'Alema di restituire 500.000 euro di compensi ricevuti da presidente tra il 2013 e il 2017. L'ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri non ha mai nascosto la sua attenzione verso il comparto energia, tanto che il suo nome era persino girato come possibile presidente di Eni. Per di più tutte le società controllate dal ministero dell'Economia, che si occupano di incentivi energetici, sono sempre state un avamposto prima del Ds e poi del Pd. Dal Gse a Acquirente Unico fino al Gme, è lunga la serie di amministratori dem legati alla Fondazione dalemiana Italiani Europei, da Francesco Sperandini (ex Gse) a Filippo Bubbico (Acquirente unico) fino a Andrea Peruzy (ora in Gme). Per di più l'attuale amministratore unico del Gestore servizi Energetici Andrea Ripa di Meana, considerato anche lui vicino al Pd: non c'è neanche un consiglio di amministrazione in rappresentanza del resto dei partiti. Succede così che Dl & M nell'ultimo anno abbia raccolto la maggior parte dei suoi introiti tramite gli incentivi energetici. Lo si legge nell'ultimo bilancio abbreviato di esercizio dove si scopre che Dl & M (socio e amministratore unico è D'Alema) ha avuto ricavi per 426.816 euro. Si tratta del secondo bilancio con un aumento significativo rispetto ai 172.000 dell'esercizio precedente. L'utile è di 202.000 euro. Da dove provengono? Sono ricavi relativi al «ritiro dedicato» dell'energia elettrica da parte del Gse, il gestore dei servizi energetici. Come anticipato da Andrea Giacobino sul suo blog infatti, si tratta della cessione al Gse dell'energia elettrica immessa in rete dagli impianti fotovoltaici «su richiesta del produttore e in alternativa al libero mercato, secondo principi di semplicità procedurale e applicando condizioni economiche di mercato». In pratica il Gse corrisponde «al produttore un determinato prezzo per ogni kWh immesso in rete. Possono richiedere l'accesso al ritiro dedicato gli impianti alimentati da fonti rinnovabili e non rinnovabili». Hanno bisogno di determinati requisiti, ma possono essere «a spinta eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice e anche idraulica. Nulla di illegale. L'azienda di D'Alema avrà per anni la possibilità di ottenere questo tipo di incentivi che questo anno arrivano in parte dall'Italia 318.816 euro e 108.000 dalla Svizzera. Tutti possono accedervi. La società nacque per offrire consulenza nell'ambito dei processi di internazionalizzazione di diversi mercati esteri «per la ricerca e l'attrazione di investimenti di aziende private». Diversa la situazione di Silk Road Wines, società che vede tra gli azionisti Giulia e Francesco D'Alema, come quelli di Dominga, Marta ed Enrica Cotarella, parenti dell'altro amministratore cioè l'enologo dei vip Riccardo Cotarella. Il 15% della società fa capo al fondo lussemburghese Amana investment glass found Scsp di cui è beneficiario Massimo Tortorella, numero uno di Consulcesi Group leader in ambito sanitario. Il bilancio di Silk Road Wines è in calo da anni, con un utile sceso da 172.000 a 32.000 euro dal 2020. Il motivo viene evidenziato nella nota integrativa al bilancio: la pandemia. Che - si legge - viene monitorata dalla società «come i possibili impatti e le misure adottate dal governo nazionale». Senza vino resta comunque l'energia.