2020-07-16
Dal Piemonte parte la rivolta anti bavaglio
Maurizio Marrone, assessore di Fratelli d'Italia, annuncia lotta dura: «Se il ddl Zan dovesse passare, faremo ricorso alla Corte costituzionale. Le altre Regioni di centrodestra seguano il nostro esempio». Oggi, intanto, le associazioni scendono in piazza.Lo scorso fine settimana, circa diecimila persone in tutta Italia hanno deciso di scendere in piazza contro il ddl Zan, cioè la legge bavaglio sull'omofobia voluta dal Partito democratico. Riuniti dietro lo slogan #restiamoliberi, hanno manifestato per bloccare un disegno di legge che, con la scusa di «fermare discriminazione», punta a silenziare il pensiero difforme e a imporre l'ideologia Lgbt tramite propaganda legalizzata. Oggi, a partire dalle 17 in piazza Montecitorio (e in collegamento con altre 100 piazze italiane), ci sarà una nuova dimostrazione. «Scenderemo in campo contro il Ddl Zan-Scalfarotto sull'omotransfobia di cui martedì è stato adottato il testo unificato in commissione Giustizia alla Camera», dicono Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia. «Abbiamo invitato e saranno presenti parlamentari di tutti gli schieramenti». La speranza è che la mobilitazione riesca davvero a compattare le forze di centrodestra dopo il mezzo passo falso di martedì. In Commissione giustizia alla Camera, infatti, Pd e 5 stelle hanno votato a favore dell'adozione del testo base del ddl Zan. Lega e Fratelli d'Italia hanno votato contro, mentre Forza Italia si è astenuta in segno di «apertura». Una posizione che non è piaciuta al mondo pro vita, e nemmeno a molti militanti conservatori. Ieri, tuttavia, anche fra gli azzurri qualcosa ha iniziato a muoversi. Maurizio Gasparri, senatore e personalità influente all'interno del partito, ha preso una posizione piuttosto dura contro la legge bavaglio. «Forza Italia è un partito liberale e quindi contrario ad ogni forma di discriminazione. Ma proprio perché è un partito liberale è contrario anche ad ogni nuovo reato di opinione che dovesse essere inserito in leggi e dovesse determinare discriminazioni a sua volta», ha detto Gasparri. Per il senatore azzurro, «il testo di legge in discussione alla Camera sull'omofobia non è equilibrato ed è portatore di pericoli. Non garantisce diritti, annuncia discriminazioni e penalizzazioni. E non è accettabile discriminare le opinioni o la tutela della famiglia». Gasparri ha fatto un ulteriore passo avanti: ha spiegato che al Senato il ddl Zan troverà più di un ostacolo: «Spero che i colleghi della Camera», ha detto, «valutino con attenzione un testo che certamente al Senato, ove mai dovesse arrivare a Palazzo Madama, avrà vita difficile, perché è un testo errato e da contrastare con decisione. No alle discriminazioni, ma no alla repressione del libero pensiero».Insomma, anche sul fronte azzurro la battaglia contro la mordacchia arcobaleno può trovare qualche appoggio. Il fatto è che, se la maggioranza di governo continuerà a votare a favore del ddl, l'assurdo progetto di Zan, Boldrini e soci potrebbe presto trasformarsi in legge. E a quel punto la lotta dovrà per forza spostarsi su un altro terreno. Ecco perché risulta parecchio interessante un'idea che arriva dal Piemonte, per la precisione da Maurizio Marrone, vulcanico assessore regionale agli Affari legali di Fratelli d'Italia. Marrone, parlando con la Verità, appare piuttosto deciso: «Sarò al fianco del movimento contrario al ddl Zan fino alla fine per scongiurarne l'approvazione», dichiara. «Ma, qualora il governo giallofucsia tirasse dritto, annuncio fin d'ora l'intenzione di muovermi con l'Avvocatura della Regione Piemonte per presentare un ricorso alla Corte costituzionale». Potrebbe essere il coniglio estratto dal cilindro. Quando si trattò di opporsi alle norme sull'immigrazione volute dal precedente governo, a sinistra non esitarono a sfruttare gli strumenti legali a disposizione per ostacolare i provvedimenti anti invasione. Perché a destra non si dovrebbe fare lo stesso con l'indegna legge che impone l'ideologia Lgbt? Per altro, nota giustamente Marrone, il ddl Zan potrebbe causare molti problemi anche a livello regionale. «Con noi in giunta», dice l'assessore, «il Piemonte ha per la prima volta fatto mancare il suo patrocinio al gay pride torinese: potrà farlo ancora senza che la galassia Lgbt denunci penalmente gli assessori contrari? Quando garantiremo che nelle politiche sulle case popolari e sul welfare le coppie omosessuali non vengano parificate alle famiglie naturali verremo denunciati per omofobia? Ci sarà ancora consentito impedire che dietro al contrasto al bullismo si nascondano iniziative che portano l'ideologia gender nelle scuole?». Il ragionamento fila. Il ddl Zan, infatti, non si limita a mettere a rischio la libertà di espressione. Di fatto, costringe le istituzioni a sottomettersi all'ideologia arcobaleno, e introduce nella legislazione il concetto di «identità di genere». Ciò potrebbe comportare le conseguenze piuttosto spiacevoli che Marrone elenca. Per questo le amministrazioni di centrodestra dovrebbero opporsi in modo compatto. «Sono convinto», conclude l'assessore piemontese, «che il Piemonte sarà l'avanguardia di tante altre Regioni italiane governate dal centrodestra, pronte a difendere le libertà costituzionali dei cittadini dalla dittatura del pensiero unico buonista, che sembra essere ormai l'unico collante ideologico di una maggioranza di governo unita altrimenti solo dalla conservazione della poltrona». Vedremo ora chi deciderà di unirsi alla battaglia, senza tentennamenti e senza giochetti politici.