2023-08-04
«Dal ministro 40 chiamate sui tappi»
Le intercettazioni dell’ex socio per gli inquirenti proverebbero la natura «simulata» della vendita delle quote Rem del politico. Contatti con la struttura commissariale.Le intercettazioni indirette hanno tirato l’attuale presidente del Cnel Renato Brunetta, all’epoca dei fatti, ovvero nel pieno della pandemia, ministro della Pubblica amministrazione, dritto dritto nell’inchiesta sul tentativo di introdurre i tappini nasali nei meandri dei meccanismi per le certificazioni dei dispositivi di protezione dal Covid. Brunetta, come ricostruito ieri dalla Verità, a un certo punto ha ceduto ufficialmente le sue quote della Rem research and consulting, la srl che ha gestito l’affare, anche se gli inquirenti hanno ritenuto che quella sia stata solo un’operazione di facciata. E, a riprova di questa ipotesi, negli atti giudiziari finiti al Tribunale dei ministri, si sostiene che «appare dimostrativo della natura simulata della cessione delle quote societarie che Brunetta abbia partecipato a un incontro con il collaboratore Paolo Narciso e il generale Antonio Battistini (responsabile delle relazioni istituzionali della struttura commissariale anti Covid, ndr) il 14 luglio 2021». Brunetta, stando a quanto riferisce Narciso, in una conversazione captata, «avrebbe anche espresso apprezzamento per Battistini». «Mi ha chiamato Renato e mi ha detto “mi è piaciuto tantissi... è bravo... è sveglissimo”». Solo pochi giorni prima, ovvero il 5 luglio, proprio Brunetta aveva, però, sottoscritto l’atto per uscire di scena. Ma avrebbe continuato a brigare per i tappini. L’incontro con Battistini, nelle intenzioni che gli inquirenti attribuiscono a Narciso, era finalizzato a favorire una valutazione positiva dei filtri da parte della struttura commissariale in vista della successiva approvazione del prodotto da parte del Cts, col quale pure sono emersi contatti. E a un certo punto è Andrea Bracci, l’uomo che si occupava della distribuzione commerciale dei tappini, a riportare a Narciso il contenuto di un colloquio avuto con Battistini: «Volevo dirti che sono uscito da poco dal commissario e dal generale... gli ho raccontato un po’ tutto e mi ha detto, “lei sa che noi [...] non facciamo più acquisti”. No guardi noi non abbiamo interesse a che voi facciate acquisti, noi abbiamo interesse a che... questo progetto entri nelle linee guida... cioè che la struttura commissariale ci aiuti per il tramite del Cts a fare entrare il prodotto nelle linee guida». Stando all’accusa, con il «noi» si è fatto «evidentemente» riferimento a Brunetta. Ma Brunetta avrebbe fornito anche il suo contributo di idee. È Narciso a riportare ad Alfredo Picano, che per conto della Labor srl si occupava delle attività di certificazione dei filtri e dei brevetti per Narciso: «Renato ha detto, ma perché non dici ad Alfredo se pensa a dei sensori... per completare il nostro brevetto con un sensore, colore o cicalino che intercetta virus e batteri?». E anticipa una chiamata direttamente da Brunetta: «La cosa importante è che ti chiamerà Renato più tardi». C’è poi una conversazione in cui Narciso riferisce a Francesco Conti di Medtronic (la persona tramite cui Narciso sarebbe entrato in contatto con i fondi finanziari interessati ai brevetti) che «il ministro aveva chiamato 40 volte» e che lui l’aveva rassicurato: «Guarda, Renato, stai tranquillo». In un’altra telefonata è Narciso a invitare Conti a chiamare Brunetta per riferirgli che l’azienda aveva mostrato curiosità per i tappini: «Chiamalo tu Renato, dai! Che gli dici questa cosa... che lui è contento...». E, nonostante il ruolo di «socio occulto» a quel punto secondo gli inquirenti appariva abbastanza evidente, con una rocambolesca ricostruzione la questione giuridica è stata risolta così dal Tribunale dei ministri: Narciso ha deciso di «anticipare» a Brunetta «gli utili che, quale socio apparente, egli avrebbe introitato per intero». Il «favore» di Narciso, insomma, «pare esaurirsi», è scritto nel decreto di archiviazione, «all'interno del rapporto societario, quale anticipazione da parte di un socio (Narciso, ndr) di somme che l’altro socio (Brunetta, ndr), per l’apparente uscita di scena, non poteva ufficialmente incassare». E, così, la qualità di socio di fatto rivestita da Brunetta ha mandato in archivio la corruzione.
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Da sinistra: Piero De Luca, segretario regionale pd della Campania, il leader del M5s Giuseppe Conte e l’economista Carlo Cottarelli (Ansa)
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Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)