2020-01-03
Da quando non governano i gialloblù il Colle ha sepolto l’ascia di guerra
Nonostante gli elogi dei media, Sergio Mattarella in un anno ha perso un milione di telespettatori. E il confronto con il discorso di fine 2018 mostra che, quando vuole, il capo di Stato affronta eccome anche i nodi politici.Le previsioni meteo suggerivano di tenere gli ombrelli aperti, nelle 48 ore successive al 31 dicembre: e non per il rischio di pioggia, ma per la certezza delle colate di bava che sarebbero venute giù da media e giornaloni dopo il messaggio del presidente Sergio Mattarella. E l'ondata si è prontamente materializzata: «Il no del Colle a un Paese impaurito. Così è possibile mutare prospettiva», ha sviolinato il Corriere della Sera. Superlavoro per il corazziere aggiunto Marzio Breda, che ha dovuto faticare non poco per spiegare come mai il presidente abbia «sfrondato dal suo discorso l'elenco dei guai che ci affliggono». Breda se l'è cavata citando Carlo Emilio Gadda (che, per evidenti ragioni, non si è potuto opporre): Mattarella avrebbe così evitato il vizio italiano del «denigramento di noi stessi». «Pedagogia civile», ha concluso il quirinalista del Corriere. Lirico anche Ezio Mauro su Repubblica: «Il presidente Mattarella rilancia il Paese silenzioso e i giovani che sanno capire prima i rischi e le opportunità delle sfide mondiali». E Rep ha completato l'opera convocando d'urgenza sardine e gretini per connettere subito il messaggio presidenziale ai due movimenti che piacciono ai progressisti. «Il presidente ha parlato come uno di noi», ha assicurato uno dei leader delle sardine; «Ha inquadrato la nostra realtà come nessuno», ha aggiunto una esponente di Fridays for future. Presi dall'entusiasmo, i corazzieri della carta stampata si sono però dimenticati di andare a leggere bene i dati d'ascolto televisivi, almeno per verificare se l'Italia si sia proprio mobilitata per Mattarella la sera del 31. Il gran silenzio dei giornaloni doveva far capire che non era stata una gran serata di ascolti, eppure - sui social - non è mancato chi ha gettato il cuore oltre l'ostacolo: «Ascolti record», ha assicurato Gianni Riotta (@riotta) in un tweet. Ah sì? Leggendo i numeri, non parrebbe proprio. In un anno, Mattarella ha perso infatti circa 1 milione di spettatori e 6,5 punti di share. Quest'anno, il messaggio mattarelliano è stato ascoltato in totale da 9.327.000 spettatori (54,8% di share), mentre l'anno precedente Mattarella aveva superato i 10.360.000 spettatori, per uno share complessivo del 61,2%. Torniamo ora sui contenuti del messaggio. Perché anche su questo piano il confronto con l'anno precedente fa una certa impressione. Mentre stavolta l'inquilino del Colle si è ben guardato dal mettere il dito nelle piaghe più dolorose per il governo, l'anno prima non aveva esitato in almeno tre passaggi a lasciare a verbale pesanti critiche nei confronti del governo gialloblù, nel quadro di un discorso - allora - molto più cupo e preoccupato sulla realtà sociale italiana. Il primo passaggio urticante per il governo di allora fu quello relativo ai tempi di discussione parlamentare della manovra. Si ricorderà che l'anno scorso il ritardo fu dovuto a una lunga interlocuzione con la Commissione Ue, ma Mattarella non fece mancare la sua frustata: «Ieri sera ho promulgato la legge di bilancio nei termini utili a evitare l'esercizio provvisorio. […] La grande compressione dell'esame parlamentare e la mancanza di un opportuno confronto con i corpi sociali richiedono adesso un'attenta verifica dei contenuti del provvedimento. Mi auguro vivamente che il Parlamento, il governo, i gruppi politici […] assicurino per il futuro condizioni adeguate di esame e di confronto». Ahinoi, quest'anno le cose sono andate anche peggio. Benché l'Ue non abbia frapposto difficoltà, i giallorossi si sono incartati da soli, addirittura precludendo alla Camera di aggiungere una sola virgola alla legge di bilancio. C'era motivo per urlare contro la «compressione dell'esame parlamentare». Ma stavolta il Capo dello Stato non ha ritenuto di proferir parola. Il secondo schiaffo venne a proposito del Terzo settore, che nella manovra dell'anno scorso era stato fatto oggetto di un aumento Ires, cosa che fu poi corretta a gennaio 2019 all'interno di un decreto. A onor del vero, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini avevano annunciato il 27 dicembre del 2018 di voler cambiare la norma; aggiunsero che non era materialmente possibile farlo nella manovra, e che avrebbero provveduto a gennaio, come poi effettivamente accadde. Ma Mattarella, la sera del 31, fu lo stesso durissimo: «le realtà del Terzo settore, del no profit, rappresentano una rete preziosa di solidarietà. Si tratta di realtà che hanno ben chiara la pari dignità di ogni persona e che meritano maggiore sostegno da parte delle istituzioni […]. Anche per questo vanno evitate “tasse sulla bontà"». Inevitabilmente, il passaggio fu letto come uno schiaffo ai gialloblù. Il terzo e ultimo richiamo fu indiretto, ma non meno incisivo, e consentì ai commentatori di mettere Salvini nel mirino per qualche giorno. Mattarella fu giustamente pesantissimo contro la criminalità organizzata, ma non mancò di aggiungere che la «vera sicurezza» doveva camminare insieme con la «convivenza». Non pochi lessero questo passaggio come un'impostazione alternativa rispetto alla linea dura dell'allora titolare del Viminale su immigrazione, sicurezza, confini: «La domanda di sicurezza è particolarmente forte in alcune aree del Paese, dove la prepotenza delle mafie si fa sentire più pesantemente. […] Non sono ammissibili zone franche dove la legge non è osservata e si ha talvolta l'impressione di istituzioni inadeguate […]. La vera sicurezza si realizza, con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza», disse allora il Capo dello Stato.
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
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