2019-09-24
Da bancarottiere a rivoluzionario islamico
Giulio Lolli, imprenditore di successo con la Rimini yacht, finì nei guai per associazione a delinquere lasciando un «buco» da 100 milioni di euro. Fuggito in Tunisia e giunto poi in Libia, è stato coinvolto in azioni di guerra. Ora potrebbe non uscire più dal carcere.Prima o poi qualcuno dovrà fare un film sulla storia di questo bancarottiere diventato rivoluzionario. Un po' Corto Maltese, un po' personaggio di Emilio Salgari o di Joseph Conrad, Giulio Lolli rischia di finire i suoi giorni in un carcere libico. Condannato all'ergastolo, dalla Corte penale di Tripoli, per terrorismo e fiancheggiamento del gruppo estremista separatista. Quasi due anni fa era finito ai ceppi ormai privato delle protezioni, che ne avevano fatto uno degli «intoccabili» del governo di Fayez-al Sarraj. Si disse, all'epoca, che era stato arrestato per le sue vecchie pendenze giudiziarie in Italia, ma nessuno sotto sotto ci credeva.Vita spericolataLolli sconta gli eccessi di una vita al limite che, in poco più di mezzo secolo, gli ha riservato davvero di tutto. Agli esordi è un imprenditore di successo con la sua Rimini yacht tra i più importanti della nautica italiana. Sono gli anni delle copertine delle riviste, dei party esclusivi, delle amicizie altolocate e dei fatturati che sfondano i 32 milioni di euro. L'onda anomala è però in agguato. La guardia di finanza capisce il trucco e decide di stargli addosso. Il modo di fare soldi è facile: Lolli rivende a più acquirenti gli stessi panfili. Il gioco dura qualche anno, poi arriva l'inchiesta per bancarotta, truffa, appropriazione indebita, associazione per delinquere, riciclaggio e corruzione. Le intercettazioni della P3 lo raccontano mentre tenta, attraverso Flavio Carboni, di agganciare i dirigenti del Monte dei Paschi di Siena e della Banca popolare di Spoleto per ottenere, inutilmente, dei finanziamenti che gli consentano di salvare l'azienda. Per quei servigi, il faccendiere sardo sarebbe stato ripagato con uno yacht da 2 milioni di euro e una Aston Martin, l'auto di James Bond. Anche la Vigilanza di Bankitalia si interessa alla Rimini Yacht andando a scandagliare i fidi concessi, con troppa facilità, da Ubi Leasing (che però non sarà mai indagata) nel triennio 2008-2010.Partono i mandati di cattura internazionale della Procura di Rimini e di Bologna, mentre l'indagine coinvolge anche 5 ufficiali della guardia di finanza, uno dei quali si toglierà la vita dopo la notifica dell'avviso di garanzia.Il crac sfiora i 100 milioni di euro, e il sospetto degli inquirenti è che almeno un terzo della cifra sia al sicuro in qualche paradiso fiscale. Ma se il denaro può dormire sonni tranquilli nei caveau delle banche svizzere o del Sudamerica, Lolli non è il tipo da rinunciare al brivido dell'avventura. Si rifugia in Tunisia sotto l'ala protettiva di un nipote dell'ex presidente Ben Alì. L'esplosione della primavera araba lo costringe, come un animale braccato in una foresta in fiamme, a riparare prima in Arabia Saudita e poi in Libia. Dove arriva via mare col suo panfilo Leon. Le entrature non gli mancano, così come i contanti.In giro in taxiIn tanti lo vedono girare per Tripoli solo in taxi esibendo un passaporto falso. Alloggia nel lussuoso hotel Rixos, dove gli sgherri del colonnello Gheddafi lo catturano pochi giorni dopo la Befana del 2011. Le autorità libiche sono pronte a rispedirlo in patria, ma - come si sa - la fortuna aiuta gli audaci, anzi gli spregiudicati. Dopo otto mesi, i ribelli rovesciano il governo del dittatore e iniziano una furibonda battaglia contro i lealisti. Scoppia una rivolta pure nel carcere di Al Jadida a Tojoura, dove Lolli trascorre le giornate in una cella di un metro e mezzo per un metro e mezzo che lo obbliga a dormire in diagonale. Le porte delle celle si spalancano per i detenuti politici. Lui non lo è, ma lo diventa. E ci mette un attimo a indossare la giubba dei rivoltosi e a unirsi a loro. Da uomo di mondo, con qualche soldo da parte, l'ex imprenditore romagnolo diventa il capitano della Marina libica del governo islamista nella Capitale, sfruttando le sue conoscenze nautiche e i motori del suo yacht. E, per completare la trasformazione, mentre piovono bombe di mortaio su Tripoli e fischiano i proiettili, si mette in testa di sposare una giovane ragazza del posto e di convertirsi all'Islam. Sceglie il nome di battaglia di Karim. Il vecchio lupo di mare cambia nome anche al suo motoscafo, che diventa Bukha, in onore del più famoso miliziano morto combattendo contro il generale Khalifa Haftar.L'irruzione a casaE non è che si nasconda, pur essendo latitante. Lolli rilascia interviste ai giornali libici e italiani, spiega come fermare i flussi migratori verso il Mediterraneo. Decide addirittura di aprire un blog dal titolo L'ultimo avventuriero. Si mostra per quello che è. Con la moglie si trasferisce in una bella villa nel quartiere Andalus, a Tripoli, dove un tempo c'erano le ambasciate. Dice di sé di aver trasportato medicine e feriti col suo yacht durante la guerra, e di voler mettere una pietra sul suo passato italiano. Ormai è un musulmano. A fine ottobre 2017, i reparti speciali del ministero dell'Interno - a cui lui stesso diceva di appartenere - irrompono nella sua abitazione e, sotto gli occhi della moglie, lo arrestano e lo riportano in carcere. Stavolta però non ci sono fortunose rivolte che lo aiutano a scappare. Quasi se ne perdono le tracce fino alla sentenza della Corte penale, che gli infligge il massimo della pena con l'accusa di terrorismo. Mettendo fine alla travolgente esistenza dell'uomo che i libici avevano soprannominato «grande Lolli», per la sua capacità di volgere le situazioni a suo favore. Ma non è detta ancora l'ultima parola.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)