2022-09-28
La nuova Cuba pro Lgbt resta un regime
Un seggio a L'Avana per il referendum del 25 settembre 2022 (Ansa)
La sinistra, dopo regolari elezioni, urla al pericolo fascismo in Italia. L’illiberale isola invece è erta a faro della democrazia: le è bastato approvare i matrimoni omosessuali.Il popolo cubano ha detto sì, con il 70%, al nuovo Código de las Familias. Nei 471 articoli che lo compongono si prevede il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la maternità surrogata, l’adozione di bambini da parte di coppie omossessuali, il limite di diciotto anni per potersi sposare e sanzioni pesanti contro la violenza domestica e verso le donne. Il popolo cubano ha deciso e, quindi, non possiamo che - come fa in America chi perde quando vince il partito avversario, anche se noi non abbiamo perso nulla - riconoscere la vittoria del popolo cubano stesso. Cuba, a proposito degli omossessuali in particolare, ha previsto il carcere fino a non molto tempo fa e il carcere cubano, come è noto, non aveva nulla da invidiare alle carceri con il peggior trattamento al mondo. Il comunismo non voleva l’omosessualità. Tutto questo accadeva anche sotto la dittatura dell’illuminatissimo Fidel Castro. Qualcosa iniziò a cambiare con l’avvento al potere di Raúl Castro. Tant’è vero che i comunisti integralisti, anche oggi, hanno fatto di tutto perché il popolo cubano votasse no. Ma, evidentemente, e in questo caso per fortuna, non hanno più quel potere di influenza sul popolo e di raccolta del consenso che, viceversa, hanno avuto, forzatamente, durante gli anni della dittatura comunista.Qui non vogliamo fare un’analisi sul comunismo cubano, sarebbe un discorso lungo, complicato e ci porterebbe fuori strada. Però c’è un però. Benissimo la decisione del popolo cubano come abbiano già detto. Hanno deciso e le decisioni democratiche si rispettano, si possono criticare, ma si rispettano. Però, appunto, che il quotidiano torinese La Stampa dedichi una pagina intera agli esiti del referendum cubano - e fin qui sono scelte editoriali che non ci permettiamo neanche in un angolo del cervello di criticare - e che venga indicata Cuba come esempio di libertà e di democrazia avanzata beh, questo, permetterete che qualche perplessità la suscita. Quando si esagera, ideologicamente, ammettendo e non concedendo che i risultati del referendum siano un passo in avanti per il popolo cubano, secondo noi, così facendo, La Stampa butta via il bambino con l’acqua sporca. Che c’entrano i risultati di questo referendum con l’esaltazione di Cuba come modello di democrazia e soprattutto di Stato di diritto. Ci vuol ben altro per elevare questo Paese a esempio di rispetto del diritto. Come è noto, infatti, a livello internazionale, sulla partecipazione politica a Cuba ci sono state, e ci sono ancora, discussioni tra politologi, filosofi, economisti di varia estrazione ideologica e di varie convinzioni politiche, ma quello che è certo è che la maggior parte di loro fa ancora molta fatica a definire Cuba una democrazia liberale. Certo, comunque la si pensi i diritti civili sono una parte essenziale della democrazia liberale, anche se poi andrebbero discussi i singoli diritti che questo referendum ha reso legge per verificarne l’effettivo grado di liberalismo che portano con sé.In Italia, la sinistra di Enrico Letta anteponendo, in una campagna elettorale sgangherata, i diritti civili ai diritti sociali (strappati alla sinistra da Conte e dal centrodestra) ha perso le elezioni, e neanche di poco. Una debacle. Questo non vuol dire nulla dal punto di vista della validità di alcuni di essi ma, evidentemente, il popolo italiano ha deciso che le urgenze erano altre. Del resto, la stessa sinistra, si è fatta fottere in Parlamento in occasione della legge Zan e non ha saputo neanche, pur disponendo di un’ipotetica maggioranza, far passare la legge stessa. Hanno avuto l’occasione di farlo e non sono stati capaci di portarlo a compimento. E poi vorremmo porre un’altra questione. Perché il 70% dei votanti nella «democrazia cubana» è un segno di democrazia avanzata fino ad assurgere addirittura a modello di democrazia, e i voti presi dalla Meloni e dal centrodestra, al contrario, rappresenterebbero una minaccia per la democrazia fino a farle perdere i connotati liberali che tutto il modo le riconosce? Il quotidiano torinese ha gridato al pericolo fascista durante tutta la campagna elettorale, come se il voto degli italiani contasse solo a determinate condizioni. E cioè a condizione di non votare il centrodestra e in particolare Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. Strano e francamente poco comprensibile doppiopesismo. Le scelte del popolo o si rispettano sempre, oppure non si crede che in Italia ci sia la libertà di voto. Con questo non vogliamo dire che questo governo farà certamente bene, né che farà certamente male. Vedremo. Quello che è certo è che le elezioni, fino a prova contraria, si sono svolte regolarmente e secondo tutti i canoni della democrazia. Non si dovrebbe forse interrogarsi sul pregiudizio che, talora, anzi sempre, pregiudica il giudizio stesso e la sua validità?
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