2023-09-15
Crosetto segue la linea Vannacci: «Ci sarà un’inchiesta sull’uranio»
In seguito all’incontro con il generale, il ministro della Difesa annuncia una commissione per far luce sul caso dei soldati avvelenati dalle sostanze radioattive. Il militare: «Ben venga, evidentemente ci sono altri elementi».Hanno tentato di farlo passare per il general Picchiatello. Roberto Vannacci si è vendicato rifuggendo la battaglia. Il suo criticatissimo e poco pretenzioso libro, Il mondo al contrario, è un bestseller. E colui che l’aveva rimosso dall’incarico di comandante dell’Istituto geografico militare, il ministro della Difesa Guido Crosetto, ora annuncia una commissione speciale indipendente sull’uranio impoverito. Ovvero lo scandalo per cui Vannacci, che ha denunciato negli anni scorsi i vertici delle forze armate, potrebbe aver subito la rappresaglia. Un legame tra causa ed effetto svelato subito dalla Verità. Di certo, la gazzarra sul generale riporta d’attualità una pagina ancora fosca della storia patria: l’uso di proiettili radioattivi in Iraq e nei Balcani, che avrebbe causato centinaia di morti e migliaia di malati tra i nostri militari.«Per me non esistono tabù o questioni che non si devono affrontare. Lo Stato deve essere sempre trasparente e credibile, e in particolare deve esserlo il mio dicastero», chiarisce Crosetto. Per questo, la commissione sarà composta principalmente da tecnici ed esperti esterni. Il ministero ha indicato solo due rappresentanti: il generale Florigio Lista, direttore dell’Istituto scientifico della Difesa, e Michele Corradino, presidente del Consiglio di Stato nonché consigliere giuridico di Crosetto. Ma saranno valutati anche eventuali candidati proposti dalle associazioni di ex militari e civili, che si sono occupate di «questo annoso tema». La commissione inizierà i lavori esaminando gli atti delle quattro commissioni parlamentari che, nelle scorse legislature, hanno investigato sull’uranio impoverito. Insomma, il ministro assicura di voler dissipare «dubbi, opacità e polemiche». Tempismo e solerzia sembrano però una risposta al generale, che ha più volte denunciato omissioni nella tutela della salute dei militari. Qualche giorno fa l’ufficiale viene ricevuto da Crosetto, in un colloquio a porte chiuse. Adesso arriva l’indagine. È un suo suggerimento? L’indiretta riparazione del torto subito? L’urgenza di far pari e patta? Il generale glissa: «Non commento una notizia che non conosco» svicola. Ma ne ha parlato con Crosetto? «Ho già detto che i contenuti dell'incontro rimangono tra me e il ministro». Eppure, riserbo a parte, l’istituzione di una commissione speciale sembra comunque una tacita onorificenza. «Se ci sono argomenti su cui c’è bisogno di far chiarezza, ben venga qualsiasi tipo di iniziativa» concede Vannacci. «E se il ministro l’ha reputato opportuno, condivido la sua attività. Sicuramente ha degli elementi informativi che lo hanno indotto a prendere questo provvedimento». Però è stato proprio lui a denunciare i rischi a cui erano stati esposti i soldati del contingente italiano in Iraq. «La mia questione con l’uranio impoverito si è chiusa quattro anni fa, quando sono stato chiamato in causa». Nel 2019 il generale accusa pubblicamente l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone di aver mentito su quei proiettili radioattivi. Una denuncia deflagrante. E particolarmente ardimentosa: nel 2021 Cavo Dragone diventa il capo di stato maggiore della Difesa. Detto altrimenti: è l’attuale vice di Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica, ai vertici delle forze armate. E cosa gli imputa il temerario Vannacci? Di aver mentito alla commissione parlamentare d’inchiesta del tempo, giurando che le munizioni usate in Iraq non sono state pericolose per la salute dei militari. Al contrario, il generale quattro anni fa presenta esposti alla magistratura rivelando un uso trenta volte superiore di proiettili all’uranio impoverito rispetto alla guerra nei Balcani. Dove, secondo l’ex ministro della Salute nel governo Conte, Giulia Grillo, avrebbero provocato centinaia di morti e migliaia di malati. Una strage di Stato, quindi. «Insomma, levarselo di torno ha per conseguenza anche togliersi una spina nel fianco, sbarazzandosi di una questione che da quasi trent’anni imbarazza i vertici della Repubblica» scrive il 24 agosto scorso il nostro direttore, Maurizio Belpietro. E il giorno prima, ancora La Verità, titolava in prima pagina: «La manina di Mattarella nella guerra al generale». Nessuno potrà mai ammetterlo ufficialmente, certo. Ma la commissione d’inchiesta sull’uranio non sarebbe mai stata istituita senza il consenso del presidente della Repubblica. In passato, da ministro della Difesa, il futuro capo dello Stato è intervenuto più volte dopo i primi casi di leucemia fra i reduci della missione nei Balcani. Prima, minimizzando. Poi, assicurando l’uso di «misure di protezioni adeguate». Al contrario, una vecchia sentenza della Corte d’appello di Roma sostiene che i vertici militari «omisero colposamente» di tutelare i soldati. E poi ci sono gli esposti di Vannacci. Quelli per cui sarebbe stato destituito. E che adesso sembrano l’ennesima medaglia da appuntargli sull’uniforme.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)