2025-10-13
Cristiani, libertari o anti capitalisti. I molti volti della destra americana
Il movimento Maga è tutt’altro che monolitico e trova in Trump una sintesi più carismatica che ideologica. Attorno ad esso gravitano altri mondi, dal tecno-utopismo di Thiel alla critica al liberalismo di JD Vance. I dem approvano le epurazioni di chi contesta la narrativa woke. I repubblicani vogliono far tacere chi esprime «odio» per Kirk. L’invio della Guardia nazionale nei centri governati dalla sinistra agita le piazze. In gioco l’equilibrio dei poteri.Lo speciale contiene tre articoli.L’America conservatrice è in lutto ma non smette di ribollire, tra spinte ideali e contingenze politiche. Lo scioccante assassinio di Charlie Kirk, fondatore di Turning Point Usa e volto giovane del conservatorismo trumpiano, ha scosso una destra che molti osservatori europei continuano a considerare erroneamente come un blocco monolitico. In realtà, il mondo Maga (Make America Great Again) è un catalizzatore di correnti, visioni, teologie e anche divisioni. Un’alleanza instabile di destre diverse, che trovano in Donald Trump una sintesi più carismatica che ideologica. E non c’è solo Maga. A destra del movimento che fa capo al presidente in carica c’è un mondo di gruppi difficilmente decifrabili utilizzando le categorie europee. Il Partito Repubblicano, vecchio elefante politico, è divenuto a un tempo il contenitore e il campo di battaglia di diverse correnti.Molti in Europa non conoscevano Charlie Kirk, oratore instancabile, costruttore di reti giovanili conservatrici, capace di portare in maniera intelligente la lotta per l’egemonia culturale gramsciana nel campo della destra americana. Kirk aveva scelto un terreno difficilissimo, quello delle università, dove il verbo liberal è dominante (ma dove ben pochi conoscono l’opera di Gramsci, a quanto pare). Il trentenne apparteneva al gruppo più legato a Donald Trump, il Maga, che vede altri esponenti in Marjorie Taylor Greene e Matt Gaetz. Definita «populista apocalittica» dalla stampa americana, Taylor Greene è antiabortista, anti immigrazione e pro Bibbia. Con toni da guerra culturale totale, sostiene il Secondo emendamento (il diritto a possedere armi) ed è molto amata dalla base Maga, mentre è fumo negli occhi per i moderati del Great Old Party. Più istituzionale ma non meno infiammato il profilo di Gaetz, deputato della Florida anti establishment, assai combattivo al Congresso sui temi delle libertà individuali, della privacy e dello svecchiamento del Partito Repubblicano. I due sono più influencer che ideologi, e sono complementari nello spettro politico Maga: mentre Taylor Greene si rivolge ad un popolo religioso e più agé, Gaetz parla ai giovani libertari, e insieme rappresentano il nuovo volto post reaganiano della destra americana, più radicale e rivoluzionaria che conservatrice. Non c’è solo questo, però. Maga è anche il carisma di Trump, che ha convinto molti ispanici, afroamericani e operai della Rust Belt a votare per lui. È paradossale che gli accenti anticapitalisti che hanno fatto presa sui sottoccupati della cintura industriale americana siano incarnati dal miliardario newyorkese. Ma il desiderio di riscatto, il riconoscimento di una identità, la critica al globalismo sono ciò che ha pesato di più, tra l’elettorato disperso, nelle scelte elettorali dello scorso novembre.A fare da contorno al mondo Maga c’è un polo cristiano, guidato da personaggi come Franklin Graham e Greg Locke, leader spirituali che aggregano molti fedeli. Un esponente politico di punta di questa corrente è Mike Johnson, speaker della Camera dei rappresentanti, un pragmatico che incarna una destra istituzionale, disciplinata e teologica. A favore della famiglia, evangelico praticante, antiabortista e anti-woke, nel Partito Repubblicano propone una linea più normativa e morale, cercando di ricondurre le intemperanze Maga ad un quadro di valori. Non fa parte dell’entourage di Trump ma è da questi rispettato. Non meno importante in questo campo la figura di Ron De Santis, ex ufficiale della Marina, laureato a Yale e Harvard, governatore della Florida. Da governatore, ha attuato in Florida un laboratorio di politiche di destra, soprattutto sull’istruzione. Ha lanciato il programma «Stop Woke Act» per limitare l’indottrinamento ideologico nelle scuole e università dello Stato, ha firmato leggi severe contro l’immigrazione illegale e ha organizzato trasferimenti simbolici di migranti verso Stati democratici. Si pone più come amministratore che come agitatore, pur condividendo diverse battaglie ideologiche del movimento Maga. Questo campo «teologico» si scontra a volte con le istanze libertarie proprie del Maga e non ama le giravolte spettacolari di Trump.Vi è poi un nucleo radicale portatore di una sottocultura etno-nazionalista, il movimento dei Groyper, il cui fondatore, Nick Fuentes, molto attivo sulla rete, in passato ha più volte attaccato Kirk considerandolo troppo moderato. Bandito dal Partito Repubblicano e da Turning Point America, che lo considerano tossico, il ventisettenne ha esplicite posizioni suprematiste e xenofobe, anche se ultimamente sta cercando di sfumare le sue affermazioni. Non è in effetti preso sul serio negli ambienti della destra americana, ma ha un discreto codazzo di sostenitori. È utile ai repubblicani soprattutto per marcare una differenza.Più complesse le istanze della destra tecno-libertaria incarnata da personaggi come Peter Thiel e in parte Elon Musk. Da Thiel, che da ateo usa toni apocalittici ispirati alla Bibbia, arrivano forti stimoli ad abbandonare l’idea di America come Stato. Lo Stato è visto come ostacolo alla libertà e all’innovazione, e Thiel propone che ogni comunità scelga il proprio modello di convivenza, uscendo dallo Stato e utilizzando la tecnologia come leva politica. Questo nucleo, molto elitario, è un laboratorio ideologico visionario che propone una società post statale, in cui ciascuno è una giurisdizione, una identità, un nodo. Diversi esponenti repubblicani sono in scia a Thiel: Blake Masters, Josh Hawley, Glenn Youngkin, Vivek Ramaswamy.Il tecno-libertario Musk è meno profeta di Thiel e più pragmatico. Dopo l’innamoramento per Trump, seguito da furiosa lite pubblica e tentazione di fondare un proprio partito, ora Musk ha diminuito di molto la sua esposizione politica e bada soprattutto agli affari. I ricchi contratti con il governo americano per Space X e Starlink hanno certo avuto un peso maggiore rispetto alle aspirazioni politiche, per non parlare di Tesla.Poi c’è J.D. Vance, vero braccio politico di Thiel e da questi riccamente finanziato in campagna elettorale. Entrambi gravitano attorno agli stessi ambienti, dai venture capitalist a think tank come American Moment e Claremont Institute. Da questo milieu nascono figure come Michael Anton (considerato il fondatore del trumpismo intellettuale), Josh Hammer (teorico e editorialista) e John Eastman (giurista d’assalto). L’idea è che la crisi del liberalismo, considerato incapace di difendere la civiltà occidentale dagli assalti del globalismo progressista, giustifichi una rifondazione morale e politica dell’America.Il vicepresidente, forte della sua romanzesca storia personale e delle sue umili origini, si rivolge agli operai mentre Thiel parla alle élite. Mentre il miliardario teorico della secessione digitale predica l’uscita dallo Stato, Vance traduce questa aspirazione in agenda politica di assottigliamento dello Stato stesso. Si tratta di una coppia strategica mente-braccio piuttosto attrezzata, sia in termini ideologici che finanziari. L’appuntamento è per le primarie repubblicane del 2028.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/cristiani-libertari-o-anti-capitalisti-i-molti-volti-della-destra-americana-2674178978.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-free-speech-ormai-viene-difeso-solo-se-fa-comodo" data-post-id="2674178978" data-published-at="1760360529" data-use-pagination="False"> Il «free speech» ormai viene difeso solo se fa comodo Dovremmo cominciare dalle parole di Charlie Kirk: «L’incitamento all’odio non esiste legalmente in America. Esistono discorsi orribili. Ci sono discorsi volgari. Ci sono discorsi malvagi. E tutti sono protetti dal Primo emendamento». Il senso vero e profondo del pensiero di Kirk è che le sole cose che impediscono agli Stati Uniti di precipitare in una guerra civile sono il dibattito e il dialogo.Subito dopo la morte di Kirk vi sono state manifestazioni piuttosto raggelanti di esultanza per il barbaro assassinio, sui social e su diversi media. La triste vicenda di questi commenti, però, è l’occasione per l’America di guardarsi allo specchio.Diverse aziende e altre organizzazioni hanno licenziato propri dipendenti nelle scorse settimane a causa delle loro dichiarazioni pubbliche su Kirk, e ciò è legittimo negli Stati Uniti.Quando il procuratore generale Pam Bondi ha affermato nei giorni scorsi che le persone che pubblicano «incitamenti all’odio» dovrebbero essere «messe a tacere», è stata sommersa di critiche da parte dei media e dell’opposizione. Il rischio è che i repubblicani ripetano gli atteggiamenti che fino a ieri hanno condannato e combattuto.«Un lato positivo nella breve sospensione da parte della Abc, sotto la pressione del governo, del talk show notturno di Jimmy Kimmel è che ora la sinistra è di nuovo pressoché unanime nel voler difendere la libertà di parola» ha scritto Bret Stephens sul New York Times, testata certo non favorevole ai repubblicani. «Non è stato sempre così», dice Stephens, e ha ragione.L’Internal Revenue Service dell’amministrazione Obama tra il 2009 e il 2013 prese di mira le organizzazioni no-profit conservatrici (i Tea Party soprattutto) per il loro status di esenzione fiscale, con l’intento di limitare la libertà di parola. L’Irs in seguito si scusò e risarcì oltre 400 associazioni.Alcuni senatori democratici nel 2018 con una lettera chiesero alla Fcc di revocare la concessione al gruppo televisivo Sinclair per «aver deliberatamente distorto le notizie».Nel 2019 la senatrice Kamala Harris twittò: «Siamo onesti, l’account Twitter di @realDonaldTrump dovrebbe essere sospeso». L’8 gennaio 2021, Donald Trump fu sospeso da Twitter.Nel 2021 il prestigioso Mit di Boston ha annullato una lezione scientifica del geofisico Dorian Abbot perché questi non era allineato alla narrativa woke di diversità, equità e inclusione.L’Università di Harvard ha emarginato la biologa evoluzionista Carole Hooven a causa della sua insistenza sulle realtà fondamentali delle differenze di genere, fino a provocarne le dimissioni. Del resto, secondo la classifica sulla libertà di parola nelle università pubblicata dalla Foundation for Individual Rights and Expression (Fire), Harvard si piazza malissimo: al 245° posto sulle 257 università censite.Nel 2023 un sondaggio di RealClear Opinion Research ha rilevato che tre quarti dei democratici ritengono che il governo debba limitare i post sui social media «odiosi» o imprecisi, rispetto a circa la metà dei repubblicani.Nell’agosto 2024 Mark Zuckerberg, in risposta all’indagine del Congresso, sulla moderazione dei contenuti sulle piattaforme online, ha scritto una lettera alla Commissione Giustizia della Camera in cui ha spiegato in dettaglio come alti funzionari dell’amministrazione Biden abbiano fatto pressione sull’azienda affinché censurasse alcuni post sul Covid 19 comparsi sulle piattaforme di Meta. Stessa ammissione è arrivata da Google il 23 settembre scorso, che ha riconosciuto pubblicamente di aver subito pressioni dall’amministrazione Biden per rimuovere contenuti da YouTube e altre piattaforme.Il politically correct e la sua discendente diretta, la cancel culture, sono delle forme di censura e in loro stesse forme di limitazione della libertà di espressione. Lo spiega Harvey Silverglate, fondatore del Fire, che attribuisce la spinta della sinistra alla censura all’influenza di Herbert Marcuse. In un saggio del 1965, Tolleranza repressiva, Marcuse sosteneva che la libertà di parola privilegia gli «interessi dominanti» nella società e preserva uno status quo capitalista. «Molti dei nostri problemi», ha affermato Silverglate al Wall Street Journal, «derivano dalla logica marxista secondo cui le persone cosiddette sottorappresentate hanno diritto a maggiori diritti di libertà di parola rispetto a quelle sovrarappresentate. Questa è un’assurdità, ed è necessario contrastare questa teoria». «Non possiamo avere leggi basate su ciò che vogliono i permalosi. È semplice. Se i più deboli tra noi determinano quali siano le leggi, queste diventano oppressive». L’attivista dei diritti civili riprende una sua frase del 2006: «Non sei immune dall’essere chiamato stronzo». Poi spiega perché questo è positivo: «È una società migliore quella in cui tutti possono chiamare stronzo tutti gli altri, rispetto a una società in cui nessuno può chiamare nessuno stronzo. Inoltre, ha un vantaggio pratico: so a chi non piaccio». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/cristiani-libertari-o-anti-capitalisti-i-molti-volti-della-destra-americana-2674178978.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="il-nuovo-fronte-e-lo-scontro-governo-citta" data-post-id="2674178978" data-published-at="1760360529" data-use-pagination="False"> Il nuovo fronte è lo scontro governo-città Nel corso del 2025, il presidente Donald Trump ha autorizzato l’invio della Guardia Nazionale e di truppe federali in diverse città statunitensi, con l’obiettivo dichiarato di proteggere edifici governativi e contenere disordini legati a proteste e tensioni sociali. L’intervento ha suscitato reazioni contrastanti, tra sostegni istituzionali e critiche costituzionali.L’episodio più recente si è verificato a Chicago, dove circa 300 soldati della Guardia Nazionale sono stati dispiegati per garantire la sicurezza delle strutture dell’Ice (Immigration and customs enforcement), dopo che manifestazioni contro le politiche repubblicane sull’immigrazione avevano portato a scontri violenti.Chicago è in effetti solo l’ultima delle città ad aver accolto truppe nel 2025, dopo Los Angeles, Washington D.C., Memphis e Portland. In quest’ultima, un tribunale federale ha bloccato il provvedimento, definendolo incostituzionale. La giudice Karin Immergut ha affermato che «la decisione del presidente è slegata dai fatti» e ha richiamato il principio di proporzionalità nell’uso della forza. L’amministrazione Trump difende le operazioni come necessarie per garantire la sicurezza nazionale.Si tratta di cinque città con sindaci democratici. Questa selezione ha acceso il dibattito politico, poiché si tratta di una forma di conflitto istituzionale tra governo federale e amministrazioni locali progressiste.Il segretario alla Sicurezza Interna Kristi Noem ha definito Chicago una «zona di guerra», mentre il procuratore generale Pam Bondi ha ordinato il supporto operativo da parte di Fbi e Dhs. Il presidente della Camera Mike Johnson ha parlato di «necessità costituzionale» nel proteggere il personale federale. L’accento posto da Trump sul «nemico interno» è del resto piuttosto marcato.Le reazioni locali sono state fortemente critiche. Il governatore dell’Illinois J.B. Pritzker ha definito l’intervento a Chicago «oltraggioso e antipatriottico», accusando la Casa Bianca di voler militarizzare le città contro la volontà degli stati. Diversi sindaci hanno denunciato arresti arbitrari e uso eccessivo della forza.Secondo un sondaggio di qualche giorno fa, il 42% degli americani si è detto favorevole all’invio della Guardia Nazionale nelle città, mentre il 58% ha espresso contrarietà. Il dibattito resta aperto: da un lato la tutela dell’ordine pubblico, dall’altro il rispetto dell’autonomia statale e dei diritti civili. Un dibattito che sui media statunitensi, quasi tutti fieramente avversi a Trump, è incandescente.Le azioni della Casa Bianca, in un contesto di così evidente polarizzazione politica, certo non diminuiscono le tensioni nella società americana. Tuttavia, non sono frutto di un capriccio, bensì si inseriscono in quella visione del governo esteso che l’attuale presidente sta portando avanti. Il confronto tra potere federale e autorità locali si conferma uno dei nodi centrali della politica americana contemporanea. Si tratta di una strada rischiosa, per Trump, in un Paese in cui l’autonomia locale rappresenta la base delle istituzioni federali.
Dopo la sconfitta in Calabria, Tridico potrebbe tornare nel dorato europarlamento.
Ansa
Dopo due settimane di proteste, tre morti e centinaia di arresti, re Mohammed VI rompe il silenzio promettendo riforme e lavoro. Ma i giovani chiedono cambiamento vero. Intanto in Madagascar cresce la tensione tra piazza ed esercito.