2023-03-25
Crescono le quotazioni di Xi come mediatore
Xi Jinping e Vladimir Putin (Ansa)
Olaf Scholz e Pedro Sanchez auspicano un ruolo attivo di Pechino nelle trattative tra Kiev e Mosca. Ursula Von der Leyen andrà con Emmanuel Macron in Cina. Dmitrij Medvedev minaccia: «Arriveremo fino a Leopoli se necessario». L’Onu accusa di esecuzioni sommarie entrambi gli eserciti.Crescono le quotazioni di Pechino come mediatore tra Russia e Ucraina, nonostante la bocciatura del piano di pace cinese da parte degli Stati Uniti. Ieri, infatti, sia il presidente tedesco, Olaf Scholz, che il premier spagnolo Pedro Sanchez hanno auspicato un ruolo attivo di Xi Jinping nelle trattative. Il cancelliere ha infatti dichiarato che «La Cina dovrebbe dialogare anche con l’Ucraina», in riferimento all’incontro nei giorni scorsi a Mosca tra il leader cinese e Vladimir Putin. «La Cina è una attore globale e la sua voce deve essere ascoltata per trovare un modo per porre fine a questa guerra e per aiutare l’Ucraina a recuperare la sua la sovranità violata da Putin», ha detto invece Sanchez, che trova nel piano cinese «alcuni punti interessanti». Anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha menzionato il ruolo della Cina che «deve e può fare di più per spingere la Russia al cessate il fuoco. Il piano di pace cinese purtroppo non contiene il ritiro delle truppe russe, ma ci sono altri elementi che possono essere esaminati», ha commentato il ministro. A riconosce il potenziale ruolo cinese nella fine delle ostilità è anche l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell, che si recherà presto in Cina: «I cinesi vogliono avere un ruolo diplomatico, non vogliono essere associati totalmente con le azioni militari di Mosca. Vogliono essere dei facilitatori, non mediatori», ha detto Borrell. Anche il presidente francesce, Emmanuel Macron farà visita a Xi Jinping a inizio aprile, accompagnato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. È dunque evidente il parziale allontanamento di Parigi e Berlino dalla linea dura degli Stati Uniti, accusati da Pechino di «non solo gettare benzina sul fuoco, ma ostacolare anche gli sforzi di altri Paesi per promuovere i colloqui di pace». La cooperazione sino-russa «è un’onesta amicizia tra gentiluomini, in netto contrasto con l’egemonia e il bullismo degli Stati Uniti», nonché con «il mosaico di circoli chiusi, esclusivi, egoisti e ristretti» ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning. Apprezzamento alla linea cinese è arrivato anche dal Brasile, con il presidente Lula intenzionato a proporre a Pechino un «club per la pace». Invece, ci sarebbero difficoltà circa l’annunciato colloquio telefonico tra Xi e Volodymyr Zelensky a causa, spiega Mikhail Podolyak, consigliere del presidente ucraino, del ruolo politico ambiguo del Dragone. Podolyak si è detto invece «molto colpito» da Giorgia Meloni, dopo il discorso pronunciato mercoledì alla Camera sulla necessità di supportare Kiev. L’intervento in Aula del presidente del consiglio sta spopolando tra gli entusiasti vertici ucraini. Intanto, mentre le trattative di pace restano solo un’ipotesi, sul campo continuano gli scontri. Dopo che Kiev ha annunciato la controffensiva a Bakhmut, l’ex presidente russo Dmitry Medvedev ha risposto che l’esercito di Mosca potrà raggiungere Kiev e Leopoli, se necessario, «per sterminare questa infezione». Medvedev ha anche esortato gli ucraini a riflettere prima di consentire ai loro alleati occidentali di fornire munizioni all’uranio impoverito, che «aprirebbero il vaso di Pandora». Un allarme arriva anche dal ministro dell’Ambiente ucraino, ma sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che rischierebbe «un possibile scenario di Fukushima nel mezzo del continente europeo a causa della Russia». Mentre i bombardamenti continuano, l’Onu ieri ha accusato le forze armate sia russe che ucraine di decine di esecuzioni sommarie di prigionieri di guerra «spesso effettuate «immediatamente dopo la cattura sul campo di battaglia». Intanto, dopo l’annuncio del presidente ungherese Viktor Orban, sfilatosi dalla fantasiosa richiesta della Corte penale internazionale di mettere in manette Putin nel caso in cui dovesse mettere piede sui territori dei Paesi aderenti allo Statuto di Roma, ieri l’Armenia ha invece riconosciuto la validità del mandato di arresto. Ignorando l’immunità di cui godono le cariche dello Stato, oltre che dei devastanti effetti che avrebbe la cattura del presidente russo sull’escalation del conflitto.Sulla quale pesa anche l’invio all’Ucraina degli aerei da caccia Mig-29 da parte della Slovacchia, definito da Mosca una «violazione degli obblighi internazionali» e «un atto ostile teso alla distruzione delle relazioni bilaterali» .
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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