2019-10-27
Crescono i partiti islamici in Francia ma per il governo non è un problema
La lista musulmana Umdf pronta a presentare suoi candidati in una cinquantina di Comuni. Alle europee aveva trovato molti consensi anche nella zona di Michel Harpon, lo stragista della prefettura di Parigi.Alle prossime elezioni comunali francesi di marzo 2020, parteciperanno anche delle liste islamiche, ma il governo di Parigi preferisce mettere la testa sotto la sabbia. La notizia sta agitando il mondo politico transalpino in questi giorni dopo che l'Unione dei democratici musulmani francesi (Umdf) ha annunciato l'intenzione di partecipare in maniera importante allo scrutinio. La presenza di questo partito musulmano alle elezioni francesi non è nuova. Nel 2014 era riuscito a far eleggere un consigliere comunale a Bobigny, nella banlieue difficile a Nordest di Parigi. Nel maggio scorso invece, l'Umdf era stato riammesso dal Consiglio di Stato alle elezioni europee, dopo esserne stato inizialmente escluso. Per il voto europeo, il nome scelto per la lista era Unione per un'Europa al servizio dei popoli. Ma non era un mistero che fosse una diretta emanazione dell'Umdf, visto che il capolista era Nagib Azergui, il presidente del partito musulmano (in Belgio, invece, esiste da tempo la lista sobriamente chiamata Islam, con a capo il controverso Redouane Ahrouch). Certo alle europee, l'Umdf ha ottenuto un risultato ridicolo: 0,13% a livello nazionale. Tuttavia in certi quartieri difficili delle periferie francesi, lo spoglio delle schede ha riservato delle sorprese: in certi seggi l'Umdf è arrivato anche oltre il 15% dei suffragi. In alcuni comuni ha totalizzato più del 6-7 %. Se queste percentuali si riproducessero alle comunali, non basterebbero ad eleggere dei sindaci, ma sarebbero sufficienti per stringere delle alleanze e decidere la durata di una coalizione a livello comunale. Uno dei comuni in cui l'Umdf ha ottenuto un buon risultato alle europee è stato quello di Garges-lès-Gonesse. Questa cittadina confina con Gonesse, dove viveva Michel Harpon, il terrorista islamico infiltrato nella polizia che ha compiuto una strage alla prefettura di Parigi, il 5 ottobre scorso. Sempre a Gonesse, aveva fatto discutere l'organizzazione di una manifestazione per riabilitare la memoria di Harpon. L'iniziativa era stata organizzata da un altro ex candidato musulmano alle europee: Hadama Traoré. L'aspirante eurodeputato, con passaporto francese e del Mali, si presentava meno provocatoriamente come «candidato delle banlieue». Il suo potere d'attrazione sembra essere meno forte di quello di Azergui che ha annunciato l'intenzione di presentare liste con il simbolo dell'Umdf in una cinquantina di comuni francesi. A pochi sembra importare che questo partito - políticamente di sinistra - si definisca «anti colonialista, anti imperialista, anti sionista», come ricordava il settimanale L'Express. Nel suo programma tratta le questioni alimentari legate alle regole halal, propone l'insegnamento dell'arabo a scuola e contesta il divieto dell'uso del velo islamico nelle scuole pubbliche. A chi critica la presenza dell'aggettivo «musulmano» nel nome del partito, il suo presidente risponde che, in Francia, esiste anche il Pcd, il Partito cristiano democratico. La presenza significativa di liste comunitarie al municipali è stata contestata da vari esponenti delle diverse anime della destra. Il primo a parlarne, lo scorso settembre, è stato Xavier Bertrand - ex ministro di Nicolas Sarkozy e attuale presidente della regione Haut-de-France - che ha chiesto di vietare queste liste. Poi, qualche giorno fa Bruno Retailleau - il capogruppo al Senato francese dei Républicains - ha detto di voler presentare «una proposta di legge per combattere ciò che è una forma di secessione» dalla Repubblica francese. Nonostante l'allarme gli esponenti del governo preferiscono fare gli struzzi. Ad esempio, per il ministro dell'Interno Christophe Castaner - che pochi minuti dopo l'attentato alla prefettura di Parigi aveva detto che il l'autore era un impiegato modello - ha detto che «non esistono le liste comunitarie». Secondo il capo del Viminale francese «il fatto di avere una religione non impedisce di fare politica, anche alle elezioni comunali». I funzionari dell'entourage del primo ministro Édouard Philippe, sono andati anche più lontano del ministro dell'Interno. Contattati dall'agenzia France presse, all'inizio della settimana, hanno risposto che «non spetta al governo decidere chi abbia o meno il diritto di presentarsi» alle elezioni. Poi però - forse accorgendosi di averla sparata grossa - i funzionari di Matignon hanno aggiunto che è possibile «combattere denunciando il fatto stesso che vengano formate delle liste comunitarie». Ma nella gara a chi fa finta di niente meglio degli altri, di fronte al rischio di islamizzazione della Francia, il presidente Emmanuel Macron ha battuto tutti. Dall'isola della Riunione - dove si trova in visita ufficiale - è intervenuto sulla polemica riesplosa sulla presenza di accompagnatrici delle attività extra scolastiche, che indossano il velo islamico. Il capo di Stato francese non poteva essere più chiaro di così. «L'uso del velo nello spazio pubblico non è un problema mio», ha detto. Dal velo alla lista comunale il passo è breve. Questa spregiudicatezza può sorprendere ma forse risponde a dei calcoli elettorali. In effetti i partiti della sinistra francese nonché l'ala gauche di En Marche, stanno attaccando le proposte anti liste comunitarie provenienti dalla destra. Questo potrebbe convincere molti elettori di religione musulmana a votare l'Umdf o formazioni di sinistra, lasciando governare «in pace» Monsieur le Président.
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