2018-05-23
L’inno di Cremonini al vittimismo islamico
Il cantautore bolognese presenta il nuovo singolo: «In Italia c'è troppo razzismo, volevo fare ballare a tutti una canzone in arabo». Nasce così Kashmir-Kashmir, brano in cui un povero immigrato viene ingiustamente maltrattato dagli europei pieni di pregiudizi.Il governo di Lega e 5 stelle ancora non è nato, ma già si odono le lamentele dei musulmani. Izzedin Elzir, imam di Firenze e capo dell'Ucoii (Unione delle comunità islamiche italiane) ha tuonato ieri: «Il contratto di governo M5S-Lega è una caccia alle streghe per i musulmani». A suo parere, «è preoccupante che i due partiti che in questo momento stanno formando il governo creino, dal primo giorno, discriminazione religiosa, non riconoscendo nemmeno gli articoli della nostra Costituzione dove c'è scritto che non c'è distinzione tra religione, sesso, razza, lingua e così via». Il problema, secondo Elzir, sarebbe il punto del programma di governo che prevede la chiusura delle moschee abusive, e la creazione di un registro degli imam. «Fare una legge apposita per i musulmani e per le sale di preghiera significa discriminare», dice la guida dell'Ucoii. In realtà, se vengono proposte leggi apposite per i musulmani qualche motivo c'è. Non si tratta solo del terrorismo (che rimane comunque una minaccia potente), ma pure della presenza sul nostro territorio di comunità chiuse e per certi versi ostili, che producono situazioni aberranti. Non c'è bisogno di ricordare il caso di Sana, portata da Brescia in Pakistan per un matrimonio combinato e poi uccisa. O la storia di Farah, trascinata sempre in Pakistan e costretta ad abortire il figlio avuto dal fidanzato italiano. O ancora i casi di violenze domestiche ai danni di donne e bambini. Finché le varie comunità islamiche presenti sul territorio italiano continueranno a comportarsi come universi separati, le istituzioni dovranno continuare a tenere alta la guardia, e a proporre misure ad hoc. Nei giorni scorsi, un gruppo islamico inglese chiamato Muslims against anti semitism (musulmani contro l'antisemitismo) ha acquistato un'intera pagina del quotidiano The Telegraph per pubblicare una lettera aperta rivolta ai fedeli di Allah presenti sul territorio britannico. L'obiettivo della missiva era quello di invitare tutti i musulmani a rifiutare l'antisemitismo. Lodevole iniziativa, molto coraggiosa. Prima di realizzarla, è stata necessaria una riflessione profonda, un esame di coscienza che ha portato al riconoscimento di un problema: è vero, nel mondo musulmano è molto diffuso l'odio verso gli ebrei. Una volta ammesso ciò, si può tentare di arginare l'antisemitismo. Dovrebbe funzionare così anche su altre questioni. Se i musulmani ammettessero che il terrorismo è, in effetti, una faccenda che riguarda l'islam, forse riuscirebbero a combatterlo in modo più efficace. Lo stesso vale per la violenza sulle donne. Tuttavia, ogni volta che si affrontano argomenti simili, le comunità islamiche esibiscono il consueto atteggiamento vittimistico. Gridano alla discriminazione, si presentano come i nuovi ebrei perseguitati da nazisti. In questo modo, rafforzano le organizzazioni radicali, che basano gran parte della loro propaganda proprio sulla presunta persecuzione dei musulmani in Occidente. Il piagnisteo riemerge in ogni occasione. Quando si è trattato di manifestare contro il terrorismo nelle piazze italiane, le associazioni islamiche ne hanno approfittato per lamentarsi di essere trattate male. Nei giorni scorsi, dopo che i giornali si sono occupati della vicenda della povera Sana, la comunità bresciana ha annunciato che avrebbe organizzato un corteo contro la violenza. Ma, di nuovo, ecco spuntare il vittimismo. I musulmani di Brescia, infatti, hanno spiegato che avrebbero espresso «la più ferma condanna» contro «ogni forma di violenza nei confronti delle donne», ma hanno dovuto precisare che avrebbero manifestato anche «per rifiutare qualsiasi generalizzazione e strumentalizzazione contro gli immigrati in generale e quelli di religione musulmana nello specifico». Che i leader islamici giochino la carta della discriminazione fa tristezza ma non stupisce più di tanto. Sorprende un pochettino di più che il vittimismo e il piagnisteo siano non solo accolti, ma pure alimentati da gran parte della presunta intellighenzia nostrana. Il caso più recente e clamoroso è quello di Cesare Cremonini, un artista che sta vivendo uno dei momenti più importanti della sua carriera. Ha da poco concluso un tour di enorme successo negli stadi. Le sue canzoni (spesso molto belle) sono onnipresenti nella programmazione delle radio. Insomma, il cantautore bolognese è in stato di grazia. Il suo nuovo singolo, però, suscita qualche perplessità. Non tanto per lo stile o per i suoni, che anzi sono molto interessanti e coinvolgenti. Ma per il testo e il contenuto politico.Il brano si intitola Kashmir-Kashmir e parla di immigrazione e terrorismo. In un'intervista, Cremonini ha raccontato il clima in cui la canzone è nata: «Ho letto più titoli che approfondimenti in quel periodo. C'era questo tema un po' caldo in quei momenti sui migranti, sulla polemica legata alle associazioni che li aiutano, sugli sbarchi, eccetera». Secondo Cremonini «c'è stata una deriva sui social, un razzismo ostentato da chiunque, per me insopportabile. Ero infastidito, così mi ero messo in testa un'idea: “Voglio far ballare e cantare a tutti quanti una cosa araba"».Il risultato è un pezzo molto danzereccio, che racconta di un povero immigrato maltrattato dagli europei razzisti. «La gente si spaventa quando è in metro con te/ Più li guardi e più ti sembrano pazzi», canta il bravo Cesare. «Tutto sommato fai una vita normale/ Ma tutte le ragazze qui, ti vedono così/ Come un mezzo criminale, una spia mediorientale». Il ritornello ripete «As-salamu alaykum», ma il problema non è l'utilizzo dell'arabo. Piuttosto è il modo in cui Cremonini ribadisce lo stereotipo del musulmano discriminato, guardato con sospetto perché «l'Europa è così/ Cerca il diavolo negli occhi degli altri». Sono le stesse testi delle associazioni islamiche: il guaio vero è che gli europei sono cattivi, non che i fedeli di Allah si percepiscono come un mondo a parte. E allora forza, tutti a ballare il pezzo in arabo, perfetta colonna sonora del piagnisteo.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.