Nel 2018 saliti da 5 a 10 miliardi gli investimenti sulle piccole aziende. Aifi: protagonisti gli italiani, gli americani e i francesi.
Nel 2018 saliti da 5 a 10 miliardi gli investimenti sulle piccole aziende. Aifi: protagonisti gli italiani, gli americani e i francesi.Il 2018 è stato un anno record per il private equity: sono stati sfiorati i 10 miliardi di euro investiti, il valore più alto mai registrato sul mercato italiano. È quanto emerge dal convegno annuale dell'Aifi (Associazione italiana del Private equity, venture capital e private debt) durante il quale sono stati presentati i risultati dell'analisi condotta dall'associazione in collaborazione con Pwc - Deals sul mercato italiano del capitale di rischio.Nel complesso la raccolta sul mercato private equity e venture capital è stata pari a 3,4 miliardi di euro nel 2018 di cui 2,7 miliardi raccolti da soggetti privati, pari a quasi tre volte il dato del 2017 (920 milioni).Il numero di operazioni è cresciuto del 15% attestandosi a 359 operazioni, rispetto alle 311 del 2017. Guardando ai tipi di transazioni, il 2018 ha visto una crescita dell'early stage (l'investimento in capitale di rischio effettuato nelle prime fasi di vita di un'impresa) sia in termini di numero (+29%) pari a 172 operazioni, sia per ammontare, +143% con 324 milioni di euro investiti. Bene anche l'expansion (investimento in fase di sviluppo), cresciuto dell'11% in termini di numero, 50, e del 142% per ammontare (816 milioni di euro). In crescita anche il numero delle operazioni di buyout (+21%, quelle per cui una istituzione rileva la maggioranza o la totalità del capitale di un'impresa) a 109 operazioni, con una crescita anche dell'ammontare, pari a 5.242 milioni di euro (+52%). In termini di segmenti su cui investire, i beni servizi e i servizi industriali hanno attirato il 21,7% degli investimenti, seguiti con il 16,3% dai progetti nell'information technology. Ben più distaccato il numero di operazioni realizzate nel settore manifatturiero alimentare (7,5%) e medicale (7%). Il 6,8% degli investitori, invece, ha scelto i servizi per il consumo. A livello geografico la regione che ha totalizzato la gran parte delle operazioni è la Lombardia con il 44% del numero dei deal in Italia, seguita da Emilia Romagna (10%) e Veneto (8%).In termini di fonti, il 24% della raccolta è arrivato da fondi pensione e casse di previdenza, principale investitore nel 2018. Hanno fatto la parte del leone anche gli investitori individuali e i family office (il 15% rispetto al totale). Il 14% degli investimenti è arrivato da banche (a pari merito con i fondi istituzionali e il settore pubblico). Poco più in basso, con il 13%, ci sono le compagnie di assicurazioni seguite da fondi di fondi (11%) e fondazioni bancarie (4%).Nel 2018 le operazioni di fusioni e acquisizione sono aumentate in modo considerevole arrivando a tagliare quasi il traguardo di un migliaio. Circa la metà dei progetti è stato realizzato da investitori italiani all'interno del Belpaese mentre il 30% arriva dall'estero sull'Italia (i principali acquirenti sono stati Usa, Francia e Cina) e il 20% ha interessato istituzioni Italiane che hanno realizzato operazioni all'estero.Come spiega Francesco Giordano, partner di PwC, il 2018 «è stato caratterizzato da alcune grandi operazioni effettuate da grandi player internazionali, in particolare nel settore infrastrutture. Pur escludendo queste importanti operazioni, il mercato ha registrato una crescita del 16% anno su anno passando da 3.340 a 3.863 milioni di euro».«Gli operatori del settore sono stati capaci di trasformarsi da attori puramente finanziari a soggetti con una visione industriale», ha spiegato Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi. Un fattore importante in una fase in cui «sono tornati venti recessivi: se non si fa nulla, si rischia la recessione. Il contesto internazionale è sempre più difficile, complice eventi come la Brexit e l'andamento dei tassi, diventa sempre più importante rafforzare la struttura delle imprese. La crescita deve avvenire anche tramite fusioni e acquisizioni» che può essere sostenuta con forza da questo settore.Sul settore del venture capital e del private equity, dunque, tira una ventata di ottimismo. Se nel 2018 il mercato è stato positivo, c'è da credere che anche il 2019 riserverà buone sorprese dopo che, a seguito dell'ultima manovra, i Pir devono investire in quote o azioni di fondi di venture capital residenti nel territori italiano.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
iStock
A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





