2021-01-28
Grazie al Covid ci spiano con il drone. In Francia scoppia la grana privacy
Arnold Jerocki/Getty Images
Lo Stato dovrà proteggere i dati sensibili dei cittadini filmati dall'alto dalla polizia.Tempi duri per chi vuole usare i droni per sorvegliare la popolazione sottoposta a limitazioni della libertà personale. Molti ricorderanno che la primavera scorsa, durante il primo lockdown, anche in Italia erano stati utilizzati droni per scovare gli assembramenti delle persone e che queste operazioni erano state consentite in parte anche al di fuori delle limitazioni poste dall'Ente nazionale per l'aviazione civile. La questione non del tutto chiara è: chi gestisce le immagini? Il pilota del drone (che spesso è un fornitore privato esterno alle forze dell'ordine), la centrale di polizia o il ministero dell'Interno? Per quanto tempo possono essere conservati gli originali dei filmati? Un bel problema che è stato al centro di una vicenda francese, dove la Commissione nazionale per l'informatica e le libertà (Commission nationale de l'informatique et des libertés, Cnil), ha emesso un'ingiunzione nei confronti del ministero dell'Interno che costituisce il primo provvedimento di un'autorità garante legato all'uso di droni da parte delle autorità pubbliche. Considerando i regolamenti europei in materia di protezione dei dati personali e quanto riportato dalla stampa nazionale riguardo al fatto che, nel marzo scorso, per controllare il confinamento nelle proprie abitazioni, le forze di polizia e in particolare la stazione di Cergy-Pontoise e la Gendarmeria dipartimentale dell'Alta Garonna hanno usato droni dotati di telecamera, questi operatori avrebbero violato il diritto alla riservatezza dei cittadini. Il Cnil aveva avviato una procedura di controllo nei confronti del ministero inviando presso la Questura di Parigi e la stazione di polizia di Cergy-Pontoise un questionario relativo all'uso dei droni per garantire il rispetto delle misure di contenimento dispiegate nel contesto dello stato di emergenza sanitaria. Poi il 9 luglio scorso una delegazione Cnil aveva visitato i locali del quartier generale della polizia di Parigi per effettuare un controllo, effettuando anche un volo di prova con uno dei droni utilizzati dai gendarmi. Successivamente erano stati richiesti dettagli riguardanti le procedure per l'analisi e la conservazione delle immagini e dei firmati, fino a quando, il 30 ottobre 2020, il Cnil ha inviato al ministero dell'Interno un rapporto che dettagliava le violazioni della legge riscontrate. Il risultato è che le forze di Polizia non potranno diffondere esternamente quanto ripreso dai droni se non limitatamente agli inquirenti nel caso di indagini penali e neppure conservare fotografie e filmati per un tempo superiore a due anni. Secondo il Cnil il quartier generale della polizia di Parigi ha utilizzato questi dispositivi anche per altri scopi, estranei al controllo della segregazione, come missioni di polizia giudiziaria, riconoscimento prima di un arresto, sorveglianza del traffico di droga, delle manifestazioni, gestione delle crisi e controlli stradali.In pratica non è l'uso dei droni a voler essere vietato, ma considerando che ogni immagine può essere ingrandita da sei a venti volte conservando una definizione in grado di permettere riconoscimenti dettagliati, l'uso da parte del ministero dell'Interno deve assolvere agli obblighi sul trattamento di dati personali. Da parte sua il ministero aveva risposto al Cnil che il volo dei droni non aveva dato luogo ad alcuna necessità di applicare le norme sul trattamento dei dati personali poiché le persone inquadrate non sarebbero state identificabili grazie al fatto che sulle immagini divulgate a stampa e televisione era stata applicata la sfocatura dei volti. Ma questo sarebbe avvenuto soltanto dopo l'elaborazione dei filmati presso le caserme e non certo durante i voli, con la Commissione che ha espresso preoccupazione per le procedure di conservazione dei filmati originali. Del resto l'articolo 4 del Gdpr (General data protection regulation 2016/679), definisce il trattamento di dati personali come costituito da qualsiasi operazione o insieme di operazioni effettuate o meno mediante processi automatizzati e applicate a dati, o insiemi di dati, di natura personale quali raccolta, registrazione, organizzazione, strutturazione, conservazione, adattamento o modifica, estrazione, consultazione, utilizzo, comunicazione mediante trasmissione, diffusione o qualsiasi altra forma di disponibilità, riconciliazione o interconnessione, limitazione, cancellazione o distruzione. E il Consiglio di Stato francese, chiamato a esprimersi, ha ritenuto che il sistema di sorveglianza contestato consista proprio nel raccogliere dati grazie alla cattura di immagini da parte del drone per trasmetterli al centro di comando della Questura per la visione in tempo reale, dando ragione al Cnil.
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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