2022-01-26
Il Covid è la scusa per indebolire le libertà
Due storie testimoniano l’ottusità della biosorveglianza: una bimba rimasta in «ostaggio» in Sardegna e liberata soltanto grazie a un giudice. A Roma, invece, agenti hanno fatto irruzione di notte in una camera d’hotel per controllare una famiglia con tre figli.Da mesi, La Verità pone all’ordine del giorno una questione sempre più allarmante. L’armamentario anti Covid e la relativa liturgia del terrore - questo è il cuore del problema - non sono più temi «solo» di carattere sanitario, ma ormai pongono interrogativi di fondo sullo stato della libertà nel nostro Paese, sul rapporto tra cittadino-contribuente e apparati pubblici, sul tipo di società (aperta o invece basata su una nozione ossessiva di biosorveglianza) in cui vogliamo vivere.Due storie ci aiutano a capire il livello di allerta a cui siamo arrivati.La prima è una sorta di «sequestro» di una dodicenne a cui ha meritoriamente posto fine il tribunale civile di Tempio Pausania. Di che si tratta? Di una ragazzina di Pisa, non ancora vaccinata, recatasi con la sua famiglia in Sardegna per le vacanze natalizie. Nel frattempo, però, al momento di imbarcarsi sul traghetto per il viaggio di ritorno, la compagnia di trasporto marittimo ha fatto valere il cambio di normativa, dicendo no alla salita a bordo della ragazzina.È stato necessario l’intervento del giudice per sbloccare una situazione letteralmente kafkiana. Il giudice, con ragionevolezza, si è limitato a chiedere un tampone e l’applicazione della mascherina, osservando che impedire alla giovane di imbarcarsi avrebbe determinato il «pericolo di un pregiudizio grave e irreparabile», visto che la bimba non avrebbe potuto frequentare la scuola neppure a distanza. Non solo: ci sarebbe stata pure la «sofferenza psicologica» di restare bloccata lontano da casa.La situazione è stata infine risolta, ma resta il paradosso. E giustamente i legali della famiglia hanno sottolineato come il cambio di normativa sia avvenuto «nel mezzo delle festività, quando già molti italiani si erano spostati dai luoghi di residenza. Peraltro, nel caso specifico, l’acquisto dei biglietti di ritorno era avvenuto ben prima dell’emissione della nuova norma».La seconda storia - altrettanto grave e surreale - è stata denunciata dal sito Internet di Nicola Porro, che ha comprensibilmente parlato di «Stato di polizia».In questo caso, protagonista dell’Odissea è stata una famigliola (marito, moglie, tre bimbi piccoli), che nel periodo natalizio è stata in quarantena a causa della positività dei bambini e della signora. Alla fine, a guarigione avvenuta, l’idea è stata quella di organizzare un weekend di vacanza a Roma, con prenotazione di un hotel in zona Barberini.Esperite le formalità (check in, verifica del green pass, ecc), la famigliola ha trascorso il suo primo giorno di vacanza rientrando in albergo verso le 23. «Peccato», scrive il papà al sito di Porro «che alle 2.30 della notte sento bussare fortissimo alla porta, sobbalzo nel letto incredulo per quel rumore e ancora confuso chiedo chi fosse. Risposta: “Polizia: apra subito!’”». Polizia? E in effetti due agenti, nel cuore della notte, segnalano che la figlia maggiore (9 anni) risulta ancora positiva al Covid. Stupore, perché la ragazzina era guarita il 7 gennaio, come attestato da certificato di guarigione, tampone negativo e green pass di guarigione. Risultato? Gli agenti «“chiedono scusa per il disturbo” e informano il papà “che sarebbero andati a svegliare un altra persona”». Il tutto alle 3 del mattino.Il sito di Nicola Porro si è fatto carico di svolgere adeguata verifica e ha potuto raccogliere da una qualificata fonte di polizia questa conferma: «Quando un turista arriva in una struttura alberghiera, è costretto a consegnare il documento. L’albergatore poi in serata deve inserirlo in un terminale che comunica alla Questura le persone ospitate nella struttura».Spiega il sito di Porro: «Sono norme introdotte nell’ottica del contrasto alla criminalità e al terrorismo: se un malvivente, un ricercato o una persona agli arresti domiciliari si registra col proprio nome, la polizia viene a saperlo e può pizzicarlo. Con la pandemia, però, il sistema informatico è stato aggiornato anche con le informazioni che riguardano lo stato Covid del cittadino».Morale: esattamente come questo incrocio di dati può portare a un blitz per l’arresto di un evaso dagli arresti domiciliari, allo stesso modo scatta la caccia a un eventuale positivo al virus ipoteticamente sfuggito all’isolamento. E la fonte di polizia spiega al sito di Porro: «Si metta nei panni del funzionario che, se non interviene e non va a controllare, è passibile di omissione di atti d’ufficio». Con concreto rischio di sanzioni fino al licenziamento.Tirando le somme, non si dica che si tratta di storie limite. Si tratta ormai non di un’«eccezione», ma della nuova «regola». Altro che privacy, altro che contraddittorio, altro che garanzie individuali. Il green pass e l’intero toolbox anti Covid sono qui per restare a lungo, per fare degli apparati statali un Grande fratello orwelliano, senza che nemmeno ci si ponga il problema, nella discussione pubblica, di come attrezzare - per un minimo di difesa da soprusi e oggettivi autoritarismi - i «piccoli fratellini», cioè noi cittadini comuni, sempre più nella scomoda posizione di un pesce rosso in una bolla trasparente.
Crollano le forniture di rame, mercato in deficit. Trump annuncia: l’India non comprerà più petrolio russo. Bruxelles mette i dazi sull’acciaio, Bruegel frena. Cina e India litigano per l’acqua del Tibet.
Elly Schlein (Imagoeconomica)