2025-08-27
Green pass, chiusure e vaccini coatti: le follie giuridiche restano irrisolte
Le storture prodotte dai diktat pandemici si trascinano ancora oggi. Tra tutte, quella del consenso informato firmato prima di ricevere la puntura, resa obbligatoria. Una palese contraddizione in termini.Le discussioni, le polemiche, le divisioni che ancora animano l’intera società e il pubblico dibattito in tema di pandemia dimostrano che anche dopo tempo non si sono ancora sopiti gli spiriti banali che praticano il pensiero orizzontale, cioè quel pensiero che divide tutto in tifoserie e fazioni senza scrutare al fondo reale dei problemi.Mentre una parte del cosiddetto mondo scientifico continua a portare avanti la dicotomizzazione della realtà secondo paradigmi non scientifici, ma ideologici, come sì vax-novax, sì mask-no mask, sì pass-no pass, bisognerebbe che tutti gli altri cominciassero a praticare il pensiero verticale, cioè l’unico in grado di trascendere le tifoserie e le ideologizzazioni per cercare di comprendere davvero la realtà. In tale direzione un profilo altamente problematico è offerto da tutta quella serie di temi giuridici che sono stati centrali nel periodo pandemico e che, non essendo stati ancora risolti, si trascinano come ombre nel tempo presente continuando a produrre perfino effetti negativi e nefasti, come La Verità testimonia quotidianamente con pazienza e coraggio ormai da anni.I problemi sono molteplici ovviamente, ma a parere di chi scrive i seguenti sono i principali: la chiusura delle chiese da parte dello Stato; la previsione del consenso informato in presenza di obbligo vaccinale; l’emanazione del green pass; lo stravolgimento dell’ordine delle fonti giuridiche e del principio di legalità; il rifiuto di praticare autopsie e di riconoscere gli effetti avversi; l’aver creato competizione e contraddizione tra diritti fondamentali come quello al lavoro e quello alla salute; l’esclusione della responsabilità medica; la compressione dei casi di obiezione di coscienza e di obiezione di scienza; l’istituzionalizzazione diretta o indiretta di strategie dell’esclusione che hanno criminalizzato decine di migliaia di cittadini innocenti; la soppressione di diritti fondamentali come il diritto di critica che dovrebbe sempre essere considerato il fulcro centrale di un contesto democratico.Non vi è modo di esaminarli in tutta la loro interezza e complessità, ma a titolo esemplificativo si consideri il problema del consenso informato il quale, secondo la costante e consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale, costituisce un diritto fondamentale tanto che la sua eventuale violazione è ritenuta causa legittima per una richiesta autonoma di risarcimento del tutto distinta rispetto al danno alla salute cagionato dall’eventuale errore medico.Per di più è necessario osservare come nel periodo pandemico, cioè nel tempo più giuridicamente schizofrenico della convulsa storia repubblicana, il senso etico e giuridico del consenso informato è stato profondamente stravolto in quanto si è affiancato all’obbligo vaccinale.Delle due l’una: o i vaccini, come tutti gli altri ritrovati terapeutici, sono liberamente scelti dai soggetti a cui vengono somministrati e allora il consenso informato è necessario e inderogabile, o sono imposti per obbligo di legge e allora non sono somministrati consensualmente, ma, appunto, ope legis, rendendo formalmente ultroneo e sostanzialmente inutile il consenso informato almeno nelle modalità con cui è stato messo in essere durante la campagna vaccinale pandemica.In sostanza: ciò che è obbligatorio, specialmente se l’obbligo discende dalla legge, non è consensuale, e, per converso, ciò che è consensuale non può essere obbligatorio.Il sovvertimento della ratio iuris del consenso informato costituisce una spia accesa sul quadro generale del modo con cui in Italia è stato gravemente frainteso, e quindi leso, il diritto nel periodo pandemico.Il diritto, infatti, è stato subordinato alle presunte esigenze scientifiche, e queste ultime a loro volta sottomesse alle visioni politiche e ideologiche di chi era chiamato a gestire la res pubblica in periodo pandemico.Le difficoltà giuridiche irrisolte all’epoca, peraltro, si rendono ancora oggi visibili, poiché chi non ha colto la reale natura del diritto, la sua autonomia epistemica dalle discipline scientifiche, la sua indisponibilità anche in caso di emergenza sanitaria, la sua vocazione a tutelare sempre e comunque la persona prima e al di là delle ragioni sanitarie, belliche, climatiche, energetiche o di qualsivoglia altra specie, continua a dimostrare la propria inossidabile propensione ad equivocare il ruolo, la natura e lo scopo del diritto in se stesso considerato.Non a caso quanti ancora oggi si adoperano nel sostegno cieco e ideologico delle misure pandemiche, ritenute indiscutibili, sono gli stessi che militano all’interno di quella rivolta antropologica in corso da decenni contro l’umano e per i quali, in sostanza, non dovrebbe essere ammessa la possibilità di rifiutare un vaccino non sufficientemente sperimentato, ma invece dovrebbe essere concessa la possibilità di chiedere il suicidio medicalmente assistito.Una duplice distorsione della legge, insomma, che rivela peraltro le drammatiche incoerenze logiche di chi non ha adeguatamente compreso cosa sia in realtà la ragione in se stessa considerata e quella giuridica in particolare.di Aldo Rocco Vitale, Filosofia del Diritto Università Europea di Roma
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)