2019-05-23
Così Unicef Italia ha chiuso gli occhi sui soldi maneggiati dai Conticini
Il comitato Usa dell'organismo ha tagliato i ponti con i congiunti di Matteo Renzi sotto inchiesta per riciclaggio e appropriazione indebita. Ritenuti inaffidabili dalla casa madre, non sono mai stati querelati da Roma.Sulla carta erano capaci di fornire perfino valutazioni sui programmi di protezione dell'infanzia nei Paesi africani. Oppure, durante la crisi in Niger, di realizzare un'analisi di fattibilità per un progetto di sostegno psicologico ai bambini cresciuti con problemi di malnutrizione. E, quasi fossero degli esperti di geopolitica, anche di condurre una valutazione sulle proposte programmatiche e finanziarie per aiutare i bambini del Ciad. I loro curricula, pieni di master e lauree specifiche, però, si sono sgretolati dopo i primi controlli. E gli attestati non sono mai saltati fuori.La comunicazione, che fornisce un giudizio pesantissimo sull'operato dei fratelli Alessandro, Luca e Andrea Conticini (cognato di Matteo Renzi, marito della sorella Matilde), descritti come soggetti del tutto inaffidabili, è un documento interno dell'Unicef. È il dossier che fa da spartiacque, perché subito dopo, l'Unicef Usa ha tagliato i ponti con il parente di Renzi e con i suoi fratelli. E contiene le scoperte dell'Oiai, l'Ufficio delle verifiche ispettive interne. Grazie alle carte trovate dal settimanale Panorama (che dedica al caso un ampio servizio sul numero in edicola), è possibile ricostruire gli ultimi passaggi di questa storia, che viaggia su due binari differenti: negli Usa, Unicef ha querelato; in Italia, invece, il Comitato, nel cui consiglio direttivo siedono l'ex banchiere ottuagenario calabrese Francesco Ciccio Samengo da Cassano allo Jonio (presidente), lo stilista del lusso Brunello Cucinelli, il presidente del Coni Giovanni Malagò, la produttrice cinematografica, nipote di Gianni Agnelli, Ginevra Elkann e anche il padre nobile del Pd, Walter Veltroni, ha chiuso gli occhi e non ha intrapreso azioni giudiziarie. Il direttore di Unicef Italia Paolo Rozera spiegò che la decisione era stata presa dopo alcune settimane di approfondimenti interni, senza mai scendere nei particolari. Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef, invece, contattato dalla Verità, rimanda al direttore (che però è irraggiungibile) e fa sapere che «comunque, è questione che riguarda New York, non l'Italia». Per Unicef Roma, una volta interrotti i rapporti, il caso si è chiuso.Dagli States, invece, sul conto dei fratelli Conticini ci vanno pesante e le comunicazioni tra l'ufficio delle Nazioni unite di New York e la Procura di Firenze sono fitte e ininterrotte. Solo due tre mesi fa dall'Onu hanno scritto di voler «continuare a cooperare con il governo dell'Italia» e che l'Ufficio affari legali «ha consultato l'Unicef riguardo alla richiesta del procuratore». L'altro duro colpo alla credibilità dei Conticini è stato inflitto dall'avvocato Richard Walden, presidente di Operation Usa, la Ong che girava alla Pta i soldi della fondazione Pulitzer. Il legale ha denunciato i Conticini, ha messo a disposizione mail e bilanci e ha fatto dichiarazioni che in Procura a Firenze vengono definite importanti.L'inchiesta sulla presunta appropriazione indebita dei 6,6 milioni di dollari provenienti dalla Fondazione Ceil e Michael E. Pulitzer (che ne ha erogati 5,51), dall'Unicef (3,88) e da altre organizzazioni umanitarie (891.000 dollari), insomma, va avanti.I soldi, destinati ai bambini africani, come ricostruito dalla Verità, sarebbero stati drenati attraverso la Play therapy Africa (Pta) e la International development association fondate da Alessandro Conticini e dalla moglie Valérie Quéré. Il direttore di Unicef Italia spiegò che già nel 2013 erano stati chiusi i contratti perché «il servizio che forniva Pta non era più adeguato». Ma fino a quel momento Pta aveva «onorato quanto sottoscritto» e, per questo motivo, Unicef Italia aveva deciso di non sporgere querela: dai controlli interni compiuti, infatti, erano parole di Rozera, è «risultato tutto regolare, per quanto ci riguarda». Negli Usa, invece, il giudizio sui servizi offerti da Pta è netto ed è contenuto nel rapporto consultivo dell'Ufficio verifiche ispettive interne del maggio 2014.L'atto che mette sotto accusa il «servizio insoddisfacente» offerto dalla Pta arriva dal Senegal. La pratica passa all'Oiai di New York che scopre diverse stranezze. La prima è legata a una sorta di incompatibilità, perché Conticini aveva registrato la sua Pta quando ancora lavorava per l'Unicef e «non ritenne», si legge nel documento, «che vi fosse un conflitto d'interesse, perché non era il condirettore di Pta». L'Oiai ha invece scoperto che ne era proprio il condirettore insieme a sua moglie. Ma ha scoperto anche che già nel 2010 qualcuno si era domandato come mai una società specializzata in terapia del gioco fornisse invece programmi «di protezione dell'infanzia». E finisce nero su bianco che i coniugi Conticini «non possedevano le credenziali formali per la terapia del gioco». Quando a entrambi viene chiesto di dimostrare il contrario, Conticini dice che avrebbe fornito i suoi attestati. Ma nel loro documento gli ispettori annotano: «A oggi né il signor Conticini né gli uffici dell'Unicef che hanno ingaggiato Pta hanno fornito all'Oiai una copia di alcun diploma o certificazione».
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)