2020-06-11
Così l’Italia è finita nel sistema vaccini creato da Bill Gates per il suo business
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Il video di un avvocato ricostruisce gli intrecci dei nostri governi con le fondazioni di Mr Microsoft che sosteniamo da molti anni.Alessandra Devetag, avvocato di Trieste: «La pressione politica impedisce ai medici di avanzare dubbi sulle vaccinazioni».Lo speciale contiene due articoli.Dieci anni fa, Bill Gates annunciava al World economic forum di Davos una donazione senza precedenti: 10 miliardi di dollari perché «il decennio che si è appena aperto sia il decennio dei vaccini». Alla fine della decade, lo scorso novembre Mr Microsoft è tornato ad essere l'uomo più ricco del mondo con un patrimonio netto di 110 miliardi di dollari. Pochi giorni fa, durante il summit virtuale di Londra, Gates ha dichiarato che la sua fondazione donerà 100 milioni di dollari per l'antidoto contro il Covid-19. L'Italia non ha soldi ma partecipa. Il premier Conte darà quasi 80 milioni di euro per la nuova Covid facility Gavi (struttura che dovrebbe accelerare lo sviluppo del vaccino contro il coronavirus), 120 milioni aggiuntivi a sostegno dell'impegno per i vaccini nel quinquennio 2021-2025 e ulteriori 150 milioni fino al 2030 per l'International finance facility for immunisation (Iffim), sempre del gruppo Gavi, acronimo della Global alliance for vaccine initiative, l'alleanza globale per i vaccini, ente transnazionale voluto e cofinanziato dalla Bill & Melinda Gates foundation. Fino a qui, è cronaca nota. Meno conosciuto, invece, rimane ruolo dell'Italia nel sistema globale manovrato dal miliardario americano. Un video di 30 minuti, realizzato dall'avvocato Alessandra Devetag, ci aiuta a capire gli intrecci con Gates e le case farmaceutiche, così pure le politiche pro vaccini che sono cambiate nel nostro Paese dopo precisi impegni presi dal nostro governo nell'ambito della Global health security agenda (Ghsa), destinata a sostenere l'attuazione del regolamento sanitario internazionale dell'Oms e che comprende undici pacchetti di misure, tra i quali la vaccinazione. Il filmato si apre con un grafico tratto dal sito dell'Istituto superiore di sanità e che riporta i casi di morbillo in Italia dal 1970 al 2016. Nel 2011 ci fu un'epidemia, 4.671 contagi, eppure nel Piano nazionale prevenzione vaccinale approvato per il triennio 2012-2014 si prevedeva «il superamento dell'obbligo vaccinale» in tutte le Regioni, per passare alla «raccomandazione». Il ministero della Salute non si mostrò preoccupato per l'impennata di casi, legittimò la sola raccomandazione, a differenza di come reagì nel luglio 2017 quando divenne legge il decreto Lorenzin che introduceva l'obbligatorietà dei vaccini per l'iscrizione a scuola. Quell'anno i casi di morbillo, registrati fino a maggio, furono solo 2.719 ma che cosa era successo nel frattempo? Il video ci spiega che il 28 settembre 2014 «l'Italia è stata designata quale capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo», nell'ambito della Global health security agenda. L'impegno del nostro Paese in ambito nazionale veniva misurato in base al vaccino per il morbillo «che dovrà raggiungere nella popolazione di 15 mesi d'età una copertura di almeno il 90%». Un mese dopo, nell'ottobre del 2014, l'allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin parlando di «disinformazione in tema di vaccini» nella trasmissione Porta a porta, dichiarò che «solo di morbillo a Londra lo scorso anno sono morti 260 bambini». Affermò la stessa cosa un anno dopo, a Piazza pulita, ma come risulta dal sito del ministero della Salute inglese, nel 2013 vi fu una sola morte per morbillo e nessuna nel 2014. «Perché la Lorenzin ha mentito?» si chiede nel video l'avvocato Devetag che suggerisce la risposta: «Perché il morbillo sarà preso come parametro dell'impegno assunto dall'Italia ed è necessario che la popolazione si spaventi e tema soprattutto questa malattia». Il 13 aprile 2016, la multinazionale britannica GlaxoSmithKline (Gsk) si dice pronta a scommettere un miliardo di euro in Italia, una metà dei quali per la ricerca e lo sviluppo dei vaccini in cui è leader mondiale. Scriveva Il Sole 24 Ore: «è da questo settore (quello dei vaccini, ndr), profittevole in due casi su 10 nel mondo, che la multinazionale britannica si aspetta una autentica escalation nei prossimi anni». Anche l'attuale ministro della Salute, Speranza, ha confermato che «il vaccinale è un pilastro del lavoro che faremo nell'ambito della prevenzione», ricordando «l'impegno significativo assunto dall'Italia nei confronti di Gavi». Nel rapporto del 2016 L'Italia e l'Alleanza globale per le vaccinazioni, il professor Eduardo Missoni docente presso l'Università Bocconi di Milano, ricorda che Gavi è «una fondazione privata di diritto svizzero, non costituita in base ad un trattato internazionale», nato nel 2000 da un'idea di Bill e Melinda Gates che offrirono 750 milioni dollari a condizione che istituzioni internazionali, governi, settore privato e società civile si unissero in un'alleanza pro vaccini. Gavi riuscì a inserire i vaccini nell'agenda globale 2011-2020, dove l'Italia fu scelta come capofila. Nel 2014 erano già 1,6 miliardi di dollari gli investimenti in Gavi fatti da Mr Microsoft, che nel 2002 aveva acquistato quote di nove società farmaceutiche per un totale di 205 milioni di dollari. Nel consiglio di amministrazione di Gavi siedono big pharma dei Paesi industrializzati e di quelli in via di sviluppo, i finanziamenti sono con contributi diretti e attraverso meccanismi finanziari innovativi. Dalla sua creazione fino al 2034, sono impegnati dai sostenitori del Gavi 23,5 miliardi di dollari. L'Italia vi partecipa dal 2006 (l'impegno ventennale è di 635 milioni di dollari), con gli strumenti finanziari Iffim (titoli garantiti dagli impegni pluriennali e giuridicamente vincolanti dei Paesi donatori) e Amc, finalizzato all'introduzione dei vaccini per le malattie da pneumococco, curiosamente inserito nella Finanziaria del 2008 (governo Prodi) alla voce «Competitività e sviluppo delle imprese» e precisamente nel paragrafo «Incentivi alle imprese per interventi di sostegno». Finanziamenti diretti a Gavi il nostro Paese non me aveva mai fatti fino al 2016 quando, sotto il governo Renzi, annunciò un contributo eccezionale di 120 milioni di dollari per il periodo 2016-2020. Adesso anche il premier Conte elargisce altri milioni alla struttura che fa capo a Mr Microsoft, il più potente finanziatore privato dell'Oms con 600 milioni di dollari attraverso la sua fondazione e con 370 milioni di dollari della Gavi alliance.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/cosi-litalia-e-finita-nel-sistema-vaccini-creato-da-bill-gates-per-il-suo-business-2646167629.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-cittadini-sono-privati-del-diritto-di-scegliere-cosa-e-bene-per-loro" data-post-id="2646167629" data-published-at="1591809251" data-use-pagination="False"> «I cittadini sono privati del diritto di scegliere cosa è bene per loro» Alessandra Devetag, avvocato di Trieste, nel 2017 aveva presentato un esposto contro l'allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin. L'ipotesi di reato era diffusione di notizie false e procurato allarme, per i dati sui morti a Londra. Spiega di aver avuto l'idea del video dopo aver difeso tanti genitori con figli espulsi dall'asilo perché non erano vaccinati Nella seconda parte del video riporta alcune storie drammatiche. «Gli immunodepressi sono stati il grimaldello con cui giustificare l'allontanamento dei bambini da scuola, mentre nei pazienti autotrapiantati o sottoposti a chemioterapia il pericolo è proprio il contatto con un bambino vaccinato. Nel video mostro documenti di istituti oncologici italiani e inglesi». Punta il dito anche contro la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, che ritiene infrazione deontologica sconsigliare di vaccinarsi. «Il vero problema è che per pressione politica non abbiamo più una classe medica libera di poter valutare caso per caso l'opportunità o meno di vaccinare, di distinguere tra malattia e malattia. La vaccinazione è diventata il capolinea evolutivo della medicina preventiva, non può essere messa in discussione». Afferma che si cerca di ostacolare il nesso causale tra vaccinazione e danno. «Mostro cinque casi di decessi in rapporti Aifa, il nesso è sempre “non correlabile"». Quale messaggio vuole lanciare con questo video? «Che in nome di interessi privati si può intervenire su nostri diritti e libertà inviolabili. E che dal punto di vista giuridico c'è una frattura nel contratto sociale, il cittadino è obbligato a rinunciare alla libertà di scegliere che cosa verrà iniettato nel suo corpo perché sa che altrimenti perde diritti fondamentali come l'inclusione sociale del proprio figlio, non ammesso a scuola». (P.Flo)
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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