2022-05-12
Così il boss romano della ’ndrangheta provò a truffare anche Mattarella jr
Bernardo Mattarella (Imagoeconomica)
Il padrino e il suo compare truccarono i bilanci delle società per ottenere ricchi finanziamenti dal Mediocredito centrale.La ‘ndrina romana puntava a infiltrarsi nel sistema bancario per ottenere finanziamenti per le attività che aveva rilevato sul territorio capitolino e che l’altro giorno sono finite sotto sequestro. Prestiti che i boss progettavano di ottenere attraverso la presentazione di garanzie di Mediocredito centrale, richieste (e in un caso, secondo quanto risulta dall’ordinanza di custodia cautelare, ottenute) grazie a documentazione societaria aggiustata per mostrare la solidità necessaria.Di fatto, però, Mediocredito centrale offre servizi esclusivamente alle banche e non a imprenditori o utenti. E nei documenti non risultano contatti con esponenti della struttura. Nonostante ciò, un salto di qualità nella gestione del malaffare, però, la famiglia calabrese dimostra di averlo fatto, provando a raggirare perfino una società a capitale pubblico. Mediocredito centrale, infatti, è interamente controllata da Invitalia, a sua volta facente capo al ministero dell’Economia. E ai vertici della banca che sostiene gli istituti di credito nei finanziamenti alle imprese siede nientemeno che Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica. Ma come operavano i boss in queste operazioni che miravano a ottenere prestiti puliti da ripagare poi con denaro sporco? Nel 2017, uno dei due presunti capi della ‘ndrina romana, Vincenzo Alvaro, diventa, secondo gli inquirenti, «socio occulto della Panificazione gastronomia i templari srl semplificata», a cui fa capo un negozio di gastronomia e pasticceria situato nel quartiere Prenestino. E nel dicembre dello stesso anno Alvaro «si attivava», è scritto nei documenti giudiziari, «per far ottenere alla predetta società un finanziamento di fondamentale importanza, pari a 600.000 euro». Per raggiungere lo scopo, il boss «si affidava a due intermediari finanziari (Salvatore Montecuollo e Ferdinando D’Aguì) e al commercialista Luigi Primerano, per redigere un bilancio per l’anno del 2017, modellato in modo tale da ottenere la garanzia di Mediocredito, condizione imprescindibile per poter poi richiedere il finanziamento». Pratiche che i boss trattavano con tutte le accortezze necessarie per evitare di attirare l’attenzione dei direttori delle filiali degli istituti di credito. In occasione di un appuntamento in una sede di Mps, Montecullo contatta Alvaro e gli chiede: «Tu domani vieni o viene solamente Giovanni?» sentendosi rispondere «io e Giovanni!».A quel punto lancia l’allarme: «Però l’unica cosa, Vince’: è meglio non entrare perché la direttrice che ci stava… tu nello specifico, non Giovanni… perché la direttrice che ci stava prima è andata in pensione la settimana scorsa. Con quest’altra c’ho un bel rapporto. L’unica cosa è che lei è calabrese! Non vorrei che magari associassero un cazzo con un altro e poi dopo ci crea problemi, hai capito?». Alvaro rispondeva così: «Eh…va Giovanni! Ma io sto fuori, che mi interessa». Una seconda attività attraverso la quale gli ‘ndranghetisti alla vaccinara tentavano di attuare uno schema identico è la Zio Melo srl, a cui fa capo un panifico del popoloso quartiere del Quadraro. Secondo l’ordinanza «il bilancio del 2017 era stato approntato dallo studio del commercialista Silvestri Frantz attraverso l’utilizzo di documenti contabili falsificati» e «facendo trasparire falsi ricavi attraverso la battuta «a vuoto» di scontrini, ovvero senza la relativa cessione del bene o prestazione di servizio». A chiedere al commercialista di partecipare all’operazione era stato lo stesso Alvaro. Che, annotano gli investigatori, «contattava il Silvestri Frantz e lo faceva parlare con Salvatore (Montecuollo), in sua compagnia. Quest’ultimo spiegava a Silvestri Frantz che stava cercando di avere una garanzia da Mediocredito centrale per Zio Melo e, quindi, gli occorreva il bilancio 2016». Montecuollo dice all’interlocutore: «Per quanto riguarda la società Zio Melo, io sto vedendo se è possibile avere la garanzia da Mediocredito centrale perciò mi servirebbe il provvisorio 2016». Silvestri deve aver afferrato subito la questione. E risponde: «Dovete fare il rating?». Salvatore conferma: «Esatto».Per la Zio Melo la richiesta della garanzia pare essere andata a buon fine: «Si accerterà che i broker Montecuollo e Forti erano riusciti a ottenere una garanzia più alta da Mediocredito centrale, per cui ora era possibile avanzare una richiesta di credito per lo sviluppo aziendale più consistente». Un’occasione che, ovviamente, gli uomini della presunta cosca non si sarebbero lasciati scappare.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)