2018-12-29
Così Franceschini ha svenduto Leonardo alla Francia
Lucia Borgonzoni mostra la lettera inviata nel 2017 ai direttori dei musei italiani: «Niente concorrenza alla mostra del Louvre». È evidente che il segretario generale scrive per conto del ministro dei Beni culturali in carica, ovvero Dario Franceschini del Partito democratico. Scopo della lettera è quello di coordinare le iniziative a livello nazionale riguardanti i due geni in vista delle importanti ricorrenze.Giovedì, sul New York Times, Jason Horowitz si è divertito a far passare il governo italiano per una masnada di populisti con l'anello al naso, gente che trasforma tutto in una battaglia «nazionalista, compreso Leonardo». La vicenda è piuttosto nota, ma finora è stata presentata come una specie di impuntatura campanilistica dell'attuale esecutivo, in particolare della leghista Lucia Borgonzoni, sottosegretario ai Beni culturali. Il Corriere della Sera, a metà novembre, ha dato notizia del gran rifiuto italico: «Niente prestiti al Louvre per la mostra sui 500 anni di Leonardo». Sembrava una ripicca, uno sgarbo agli odiati francesi e, soprattutto, a Emmanuel Macron, particolarmente sgradito ai leghisti. In realtà, qui non c'entrano il campanilismo, le ripicche e i bisticci. Sui 500 anni di Leonardo da Vinci - che verranno appunto celebrati dal museo parigino con una imponente mostra l'anno prossimo - si è giocata una partita molto strana, e pure un po' sospetta. Il risultato è che la Francia ha messo in piedi un evento imponente, capace di attirare migliaia e migliaia di visitatori da tutto il mondo. Noi, invece, siamo costretti a rincorrere: ci saranno senz'altro mostre e celebrazioni in tutto il Paese, ma per organizzare una mostra sfavillante in stile Louvre ormai è troppo tardi, l'occasione è persa. Viene da chiedersi quale sia il motivo, e la risposta sta in una email datata 14 luglio 2017. A spedirla è Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministero per i Beni e le attività culturali.La missiva è indirizzata ai direttori dei principali musei italiani: Pinacoteca di Brera, Gallerie degli Uffizi, Musei reali di Torino, Polo museale della Lombardia e molti altri. L'oggetto è: «Celebrazioni dei centenari della morte di Leonardo da Vinci (2019) e di Raffaello Sanzio (2020)». È evidente che il segretario generale scrive per conto del ministro dei Beni culturali in carica, ovvero Dario Franceschini del Partito democratico. Scopo della lettera è quello di coordinare le iniziative a livello nazionale riguardanti i due geni in vista delle importanti ricorrenze. A un certo punto della email si legge: «In particolare è necessario impegnarsi per la migliore riuscita della grande mostra su Raffaello da realizzarsi nel 2020 alle Scuderie del Quirinale, senza per questo trascurare la messa a punto di un significativo programma leonardesco nel 2019, scegliendo luoghi, temi e tempi tali da non entrare in concorrenza con la grande mostra del Louvre programmata per lo stesso anno, con cui l'Italia intende collaborare attivamente». Chiaro, no? Nel 2017, il ministero del Beni culturali ha invitato i direttori dei musei a collaborare con la Francia e ha dato indicazioni affinché non si organizzassero eventi su Leonardo che potessero danneggiare la grande mostra del Louvre. L'ordine di scuderia giunto dal ministero era quello di concentrarsi su aspetti diciamo secondari della figura di Leonardo. «L'iniziativa italiana», si legge ancora nella email, «potrebbe incentrarsi, in particolare, sull'allestimento di un'esposizione dedicata all'influenza esercitata da Leonardo sull'arte italiana dei secoli XV e XVI, sia sotto il profilo espressivo sia sotto quello del pensiero teorico. [...] Un tema che l'Italia sarebbe in grado di affrontare efficacemente, grazie alla ricchezza delle proprie collezioni e raccolte pubbliche, e che costituirebbe nel 2019 un adeguato contraltare alla mostra parigina, di taglio presumibilmente più monografico». Altro che litigi di campanile, altro che populisti italiani fissati con il nazionalismo: il nostro Paese ha scelto consapevolmente di non organizzare una grande mostra monografica su Leonardo, lasciando campo libero al Louvre. Tanto che il museo francese ha recapitato alle autorità italiane una sorta di lista della spesa in cui venivano richieste circa 30 opere da spedire a Parigi. «Non capisco perché, secondo Dario Franceschini e il Pd non si poteva celebrare il Leonardo pittore anche in Italia», dice alla Verità Lucia Borgonzoni. La motivazione ufficiale è che, in cambio dei prestiti leonardeschi, nel 2020 il Louvre ci avrebbe concesso alcune opere di Raffaello. «Beh, la maggior parte delle opere di Raffaello sono a Londra, che non ce le darà», continua la Borgonzoni. «Parigi ci ha mandato un elenco della spesa con le opere di Leonardo, in pratica voleva tutto. In cambio ci avrebbe dato le opere di Raffaello che si sarebbero potute spostare. Cioè tutto e niente». Già: la contropartita francese era piuttosto vaga. In ogni caso, nulla avrebbe vietato di organizzare una grande mostra anche qui da noi, magari proprio in collaborazione con il Louvre. «La mostra parigina è in programma in autunno, dunque nel secondo semestre del 2019», dice Lucia Borgonzoni. «I francesi avrebbero potuto darci in prestito opere di Leonardo per organizzare un evento in Italia nel primo semestre, no? Invece il governo precedente ha deciso di svendere Leonardo alla Francia». Per il sottosegretario leghista che la diatriba sia con Parigi cambia poco: «Anche se l'avessero svenduto ad altri sarebbe stata una vergogna. Sarebbe bello sapere qual era la vera contropartita... In ogni caso, abbiamo avuto una grande fortuna. Anche se al governo c'erano persone che non avevano a cuore gli interessi dell'Italia, abbiamo avuto dei direttori di musei che si sono mostrati fermi e hanno detto no». Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, ha fatto sapere che non concederà i tre dipinti conservati a Firenze, ovvero Annunciazione, Adorazione dei Magi e Battesimo di Cristo. Quanto a Torino, non presterà l'autoritratto di Leonardo. I turisti potranno ammirarli qui da noi. Inoltre, la Borgonzoni e il ministero stanno lavorando per organizzare diverse centinaia di eventi in tutta la nazione: il massimo che si possa fare, visti i tempi ristretti. Resta una domanda: chi ci ha guadagnato dalla svendita di Leonardo ai francesi? L'Italia nel suo complesso no di sicuro. Forse Franceschini si è fatto qualche amico a Parigi. Sarà per questo che, nel dicembre del 2017, all'allora ministro è stata conferita la Legion d'onore in quanto «uomo di cultura e amico della Francia».