2024-03-15
Così è nato il blitz per portare il gender nell’ospedale del Papa
Il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma (Getty Images)
Il poliambulatorio che si occupa dei baby trans aperto senza chiedere il parere del Comitato etico. «L’ho saputo dalla radio e non so quali finalità abbia», ammette il coordinatore. Sarà un altro caso Careggi?Da ieri, come anticipato dalla Verità, è operativo il poliambulatorio sulla disforia di genere presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma. «Chi si rivolgerà a noi avrà un percorso dedicato e personalizzato nel quale si lavorerà di concerto per capire, valutare, trattare eventuali patologie, e scoprire la strada da seguire», ha fatto sapere Gabriele Sani, direttore della Psichiatria clinica e d’urgenza e del Centro psichiatrico integrato di ricerca, prevenzione e cura delle dipendenze (CePid) dell’ospedale. Come ha scritto il nostro direttore, Maurizio Belpietro, «non è chiaro se in futuro al Gemelli somministreranno la triptorelina», uno dei farmaci che blocca la pubertà, ma certo l’équipe di specialisti che prenderà in carico ragazzini con disagi minorili, o suggestionati di essere «nati in un corpo sbagliato», al termine dei colloqui rilascerà «una sorta di attestato». Potrà essere il lasciapassare per intraprendere la transizione di genere nei centri del Servizio sanitario nazionale, dove già operano il cambio di sesso. «Accompagnare l’individuo fin dalla prima infanzia nel percorso di costruzione del sé e della propria identità è infatti un compito importante e talora non privo di difficoltà, che può richiedere molteplici contributi e diverse competenze», precisava la professoressa Maria Luisa Di Pietro, associata di medicina legale all’Università Cattolica e direttrice del Centro di ricerca e studi sulla salute procreativa dell’ateneo, nell’annunciare il nuovo ambulatorio. Quindi, la struttura messa in piedi nell’ospedale del Papa sarà stata valutata con grande attenzione, considerando tutte le implicazioni possibili e ricevendo le indispensabili approvazioni etiche. «Ho appreso dalla radio che apre l’ambulatorio», è invece la sconcertante risposta che ci fornisce Antonio Gioacchino Spagnolo, coordinatore del dipartimento di bioetica del Gemelli. Il professore, che alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore insegna bioetica nei corsi di laurea specialistica, magistrale e triennale, nelle scuole di specializzazione, nei master e nei corsi di perfezionamento e aggiornamento, è anche l’unico esperto di bioetica del Comitato etico territoriale Lazio Area 3.Il Cet, che ha «la responsabilità di garantire la tutela dei diritti, della sicurezza e del benessere delle persone in sperimentazione e di fornire pubblica garanzia di tale tutela», comprende il Policlinico Gemelli, l’Ospedale S. Giovanni Calabita Fatebenefratelli-Isola Tiberina, l’Asl Roma 4 e Roma5. Tutto questo, per evidenziare il ruolo che ricopre Spagnolo. Eppure, non era a conoscenza che si apriva un ambulatorio per la disforia di genere, proprio al Gemelli dove ha sede il comitato. «Non conosco le finalità del servizio», aggiunge il professore, «mi informerò per capire di che cosa si tratta, se hanno fatto un protocollo». Precisa: «Perché se si tratta di accogliere persone che sono in sofferenza, che cercano di capire qualche cosa di sé stessi, mi pare che possa essere un’attività che legittimamente un medico può fare. Poi dipende. Se in conseguenza della diagnosi, inizieranno a fare dei trattamenti o interventi», è perplesso il componente della Pontificia Accademia per la Vita. Propenso a credere che l’équipe multidisciplinare «si occuperà solo della parte del colloquio, dell’approccio psicologico e psichiatrico», non sa però «quale sia l’obiettivo dell’ambulatorio, non posso esprimere un giudizio. Ripeto, non è stato presentato nulla al Comitato etico, né al servizio di etica clinica di cui sono responsabile». Il professore tiene a sottolineare che il tema della disforia di genere «è abbastanza delicato, diversi di noi sono coinvolti in riflessioni su questo campo, fino a dove», l’intervento sul giovane, «rappresenta un aiuto o è qualche cosa che va oltre». Poi, a distanza di un’ora invia una precisazione: «L’ambulatorio sulla disforia di genere del Gemelli è stato studiato accuratamente da diverso tempo e ha ricevuto tutte le approvazioni etiche del caso, ero io che non ne ero a conoscenza. Cordiali saluti». Evidentemente, Antonio Gioacchino Spagnolo aveva ricevuto l’indicazione di rassicurare sulla genesi del centro. Certo, rimane incomprensibile il suo non coinvolgimento, malgrado sia l’esperto di bioetica dell’ospedale del Papa. Addirittura, il non esserne a conoscenza. Di per sé, un servizio di consulenza multidisciplinare con tanto di esperti, «dedicato a giovani che presentano difficoltà nella strutturazione della propria identità personale e di genere e alle loro famiglie», così come si è presentato il nuovo ambulatorio del Gemelli in funzione dal 14 marzo, potrebbe dare un sostegno qualificato, sgombrando l’approccio alla disforia da tanta propaganda sulla transizione. Rimane però il dubbio, forte, sulle finalità di simili interventi. Al Careggi di Firenze è stata aperta un’inchiesta, per verificare se la triptorelina è stata somministrata a minori saltando l’indispensabile trattamento psicoterapico che dovrebbe evitare il ricorso all’ormone blocca pubertà. Mentre il Regno Unito ha vietato questi farmaci ai minori di 18 anni.
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)