2023-04-08
La Corte dei conti silura Gualtieri
Il sindaco vuole aumentare le quote del Comune in una società già in rosso che si occupa di scuola e asili nido. I magistrati: operazione di dubbia legittimità.Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri per una spericolata operazione finanziaria si è beccato un sonoro ceffone dai giudici della Sezione di controllo della Corte dei conti del Lazio. L’assemblea capitolina con una delibera, approvata il 2 febbraio e trasmessa ai giudici contabili il 10, voleva trasformare la Rms, Roma Multiservizi, il cui ventaglio di servizi per il Comune va dal servizio scolastico integrato all’ausiliariato nei nidi e nelle scuole dell’infanzia comunali, fino a servizi di piccola manutenzione e facchinaggio, in una società in house, con l'acquisizione da parte di Ama (società partecipata al 100 per cento dal Comune di Roma che si occupa della raccolta dei rifiuti e che detiene il 51 per cento di Rms) delle quote detenute dai soci privati (Rekeep e Veneta servizi). Lo scopo dell’operazione era la costruzione di una società di secondo livello del gruppo municipale Roma Capitale che avrebbe dovuto, però, erogare servizi già svolti, sottolineano i giudici contabili, dalla società target «attraverso numerose proroghe tecniche». In caso di successo dell’operazione progettata, il servizio scolastico, nell'idea di Gualtieri, doveva diventare l’oggetto esclusivo della nuova società, con la dismissione degli altri rami aziendali. Infine, ristrutturato l’assetto aziendale, il servizio sarebbe stato affidato fuori mercato, in regime di autoproduzione, ovvero in affidamento diretto. Già la relazione istruttoria preparata dai giudici sollevava dubbi sulla legittimità dell’operazione per una serie di ragioni: «Difetto di necessità per irrilevanza, difetto di necessità in ragione di una presunzione astratta di migliore qualità dei servizi erogabili con modalità in house, difetto di sostenibilità finanziaria a causa della non esplicitata situazione economico-finanziaria». Un disastro. Anche perché Rms porta in dote non pochi problemi finanziari, che avrebbero un potenziale impatto, stando alle stime dei giudici contabili, di circa 13 milioni di euro, a fronte di un patrimonio netto di soli 6 milioni. Insomma Gualtieri voleva acquisire una società decotta, visto che l'ultima relazione finanziaria contiene dei dettagli particolarmente preoccupanti: la crisi di liquidità e il ritiro dei fidi da parte dei partner bancari. Solo con uno degli istituti di credito l'azienda è esposta per 6,5 milioni di euro. Ed è stato chiesto un piano di rientro. Ma a sentire il collegio sindacale, la situazione finanziaria di Rms sarebbe «prossima a non avere soluzioni». I debiti bancari del breve termine ammonterebbero a circa 7,5 milioni, ai quali bisogna aggiungerne ulteriori 5 incassati Banca Progetto e quasi del tutto già assorbiti per azzerare debiti fiscali e previdenziali. Il rischio, abbastanza evidente, è che Roma Capitale si trovi subito dopo l'acquisizione ad accollarsi il risanamento della partecipata. Ma c’è qualcosa di ancora più inquietante. Le toghe, spulciando il bilancio del 2021, si sono accorte che «evidenzia costi netti occulti», in grado di incidere sul conto economico di Rms e sul suo patrimonio netto. Difficile immaginare che Gualtieri e i suoi tecnici non ne fossero a conoscenza. Nonostante ciò, però, all'udienza convocata dalla Corte dei conti per chiarire la questione, il Comune è intervenuto per sostenere la bontà dell’operazione. Per i giudici, «la scelta per la costituzione di una società in house (in uno con l’obiettivo del futuro l’affidamento diretto) è avvenuta ignorando l’esistenza di un mercato e argomentando, in ogni caso, il suo fallimento sulla base di un astratto favor logico e normativo per l’affidamento diretto (insussistente)». E quindi è arrivato il parere negativo all'acquisizione delle quote, con tanto di bocciatura dell'operazione promossa da Gualtieri e bollata come «di dubbia legittimità» dai giudici.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.