2024-10-13
La Corte dei conti stanga Lucano: «Dava soldi a coop prive di requisiti»
Secondo le toghe il Comune di Riace, con la scusa dell’emergenza migranti, avrebbe versato 4 milioni di euro a società non qualificate ad assisterli. L’eurodeputato e due ex assessori dovranno pagare 500.000 euro.La Corte dei conti della Calabria ha definitivamente smontato l’idilliaca favola di Riace raccontata per anni dell’ex reuccio dell’accoglienza Mimmo Lucano. Nella sua visione, che piaceva parecchio agli ultrà di sinistra, Laura Boldrini in primis, pare che Lucano abbia dimenticato un piccolo dettaglio: la gestione trasparente dei fondi pubblici. I giudici lo condannano insieme al responsabile della Protezione civile regionale Salvatore Mazzeo e ad altri due componenti della giunta, Maria Immacolata Cesare e Antonio Rullo (che attualmente è vicesindaco), per aver dilapidato oltre mezzo milione di euro di fondi destinati ai migranti che, evidentemente, non hanno beneficiato del suo famoso altruismo. Complessivamente il danno accertato nei confronti dei big dell’accoglienza, in totale 26 persone più cooperative e associazioni, supera i 4 milioni di euro e sarebbe stato prodotto da una gestione caratterizzata da «condotte» che i giudici contabili valutano come «antigiuridiche e dolose». La sentenza ha sottolineato come la gestione di Lucano fosse ben lontana dal rispetto delle procedure legali. «Coop e associazioni individuate non possedevano i requisiti necessari», si legge nel documento di oltre 400 pagine. L’importo giornaliero per migrante in alcuni casi era stato gonfiato. E Lucano, ora parlamentare europeo, da sindaco che il cordone mediatico protettivo presentava come un esempio, avrebbe agito con «coscienza e volontà di arrecare il danno». Una chiara intenzione di ignorare le normative, anche se, specificano i giudici, «non c’è prova di una intesa truffaldina» con il capo della Protezione civile regionale. Lucano ha tentato di difendersi appellandosi all’emergenza migratoria e cercando di giustificare il mancato rispetto delle procedure. Tuttavia, la Corte è stata chiara: «L’emergenza non giustifica il mancato rispetto delle norme di trasparenza». Le sue azioni non possono essere scusate come semplici errori amministrativi, poiché sarebbero state frutto di decisioni consapevoli e dolose. I giudici parlano infatti di «una precisa volontà di eludere il sistema delineato dalle ordinanze emergenziali, spostando dal soggetto attuatore al Comune l’individuazione degli affidatari del servizio». Con il pallino in mano Lucano avrebbe quindi dimostrato «precisa coscienza e volontà di locupletare (arricchire, ndr) indebitamente i privati subaffidatari, in fase tanto di stipula quanto di esecuzione della convenzione». In sostanza, le «condotte antigiuridiche» di Lucano e Mazzeo, che avrebbero causato il danno erariale, vengono riassunte a partire dalla convenzione, dall’approvazione della stessa e dal subappalto del servizio ad associazioni, fino alla stipula del contratto con i subappaltatori e alla proroga dello stesso. Tutto l’iter risulterebbe viziato. Eppure, Lucano, esaltato dalla rivista Fortune, che nel 2016 lo aveva inserito tra i 50 uomini più influenti del pianeta, ha continuato a godere di uno speciale salvacondotto mediatico che a ogni sciagura continua ad assolverlo. Le responsabilità di questa vicenda, poi, le avrebbe condivise. La Corte ha messo in evidenza soprattutto il ruolo di Salvatore Mazzeo, nominato soggetto attuatore dalla Protezione civile. «Ha violato le disposizioni normative e le direttive impartite dalla presidenza del Consiglio», portando a una serie di irregolarità nelle convenzioni e nelle modalità di gestione dei fondi. Mazzeo è accusato di aver creato un sistema che avrebbe facilitato «l’indebita percezione di contributi pubblici», compromettendo la corretta assistenza ai migranti e favorendo, di fatto, una rete di affari poco chiara e senza garanzie. È emblematico, secondo i giudici, il caso della cooperativa Le Rasole. L’accusa avrebbe accertato che l’offerta per l’accoglienza dei profughi sosteneva di poter contare sull’esistenza di 300 posti «da subito disponibili» nel comune di Rogliano. Quella disponibilità, però, si è scoperto, sarebbe stata solo «fittizia». Alla data dell’offerta, infatti, Le Rasole «non aveva la disponibilità» della struttura da utilizzare (un ex hotel) che è risultata «acquisita (con contratto di affitto, ndr)» solo successivamente. Ma questa non è l’unica anomalia: l’hotel «poteva ospitare 80 persone» rispetto alle 300 che gli amanti dell’accoglienza hanno deciso di stiparci dentro. Aveva fatto jackpot, invece, il consorzio di cooperative Calabriaccoglie (attualmente in liquidazione), al quale sarebbe stato concesso il massimo compenso, scelta che per i giudici si è rivelata «una mera regalia senza giustificazione giuridica o economica, sia per i costi sostenuti dalla struttura, sia per le condizioni dell’ospitalità, di certo non ottimali». Il danno ammonterebbe a 830.000 euro. È finita male pure per l’Arci di Riace-Stignano, che per una sorta di contrappasso ora, insieme a Mazzeo e a Cosimo Damiano Musuraca (che dell’Arci era il responsabile), dovrà risarcire la presidenza del Consiglio per 103.000 euro per aver «chiesto e ottenuto» compensi che i giudici hanno ritenuto «sproporzionati rispetto alle prestazioni rese» ai migranti ospitati. Per tutti i condannati i giudici hanno escluso il «potere riduttivo», una prerogativa esclusiva dei giudici contabili che permette loro di ridurre discrezionalmente il risarcimento: «La natura dolosa delle condotte e la gravità della vicenda», hanno valutato, «non consentono l’esercizio del potere riduttivo». Condanne piene, contro le quali ora Lucano & Co potranno ricorrere alla Sezione centrale. Sempre che gli convenga.
(Arma dei Carabinieri)
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
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