Gli Emirati, che da oggi ospitano la conferenza Onu sui cambiamenti climatici, ne approfitteranno per firmare nuovi contratti per il petrolio (pure con la Germania). E mentre Joe Biden snobba l’evento, l’Unione europea presenta la solita lista di obiettivi irrealistici.Inizia oggi negli Emirati Arabi l’attesa ventottesima conferenza delle parti (Cop) della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). Sino al 12 dicembre nel quartiere Expo City di Dubai si incontreranno i rappresentanti di 180 Paesi, varie organizzazioni non governative e lobbisti di ogni tipo allo scopo di trovare nuovi accordi per tagliare le emissioni di gas serra in atmosfera. Anche quest’anno, la Cop è annunciata come l’ultima speranza per il pianeta di imprimere quella svolta virtuosa che lo salverebbe dalla catastrofe. I più preoccupati sostengono che sia assolutamente necessaria una dichiarazione finale in cui tutti Paesi annunciano una volta per tutte l’uscita dai combustibili fossili con tempi certi. Un esito di questo tipo appare alquanto improbabile, al momento.La Cop28 arriva mentre la domanda di combustibili fossili resta altissima e le compagnie petrolifere fanno registrare profitti record, attirando investimenti, mentre molte aziende del settore eolico sono entrate in crisi. Non solo, ma nel mondo i focolai di guerra non diminuiscono, i tassi di interesse sono alti e l’inflazione ha eroso il potere di acquisto dei salariati. L’aumento dei prezzi dell’energia ha costretto i governi a dirottare la spesa pubblica per mitigarne gli effetti, limitando così la possibilità di incentivare le fonti rinnovabili.Tutto ciò significa che lo spazio politico per novità clamorose sul fronte della decarbonizzazione, semplicemente, non c’è.Due sono i punti nodali della conferenza, su cui le discussioni verteranno. Il primo è l’eliminazione di tutte le fonti fossili, il secondo è il fondo per sostenere i Paesi in via di sviluppo.Il phase out dei combustibili fossili è l’obiettivo di molte Ong e di qualche Paese, ma non è realistico pensare che la dichiarazione finale della Cop28 possa contenere un simile impegno. Il fondo per le perdite e danni ha più probabilità di vedere la luce, anche se per il momento non si hanno che generici impegni.Al di là di questi contenuti, però, la Conferenza che si apre oggi appare depotenziata e per certi versi grottesca. Il presidente americano Joe Biden diserterà la Conferenza, essendo affaccendato a Washington tra la campagna elettorale e la crisi a Gaza. L’annunciata presenza di papa Francesco è saltata a causa delle non buone condizioni di salute del pontefice. A presiedere la Conferenza, che si tiene in uno dei più ricchi Paesi produttori di petrolio, sarà Sultan al-Jaber, che è l’amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company, oltre ad essere titolare di un’altra mezza dozzina di incarichi importanti negli Emirati Arabi Uniti.Nei giorni scorsi è filtrata la notizia che Jaber avrebbe in agenda, nei giorni della Cop28, diversi incontri per sottoscrivere contratti di fornitura di petrolio con grandi Paesi, tra cui Germania e Brasile.Inoltre, Jaber sta cercando di allargare il raggio d’azione della compagnia di Stato di energia rinnovabile Masdar, di cui è presidente. In questi giorni ha inaugurato in Azerbaijan un enorme parco solare e sottoscritto accordi per altri 1.000 megawatt di impianti fotovoltaici nello stesso Paese. Il fondo sovrano emiratino consta di un patrimonio attorno ai 2.500 miliardi di dollari, e circa 200 miliardi sono investiti in fonti rinnovabili, per la gran parte in Paesi in via di sviluppo ed in economie emergenti.La strategia di investimento attuata da Jaber sembra improntata ad una crescita nel settore dell’energia pulita funzionale ad accreditarsi con l’Occidente come «leader» nella battaglia climatica, e dall’altra parte per conquistare spazio nelle economie di Paesi in via di sviluppo, che in realtà dipendono ancora pesantemente dai combustibili fossili. Una sorta di greenwashing planetario.Mentre la Cop28 o è snobbata o rappresenta un’ottima occasione per il Paese ospite di fare affari per il petrolio, l’Unione europea arriva all’appuntamento con un’agenda di punti che, ovviamente, è «ambiziosa».Nel continuo sforzo di mostrarsi leader nell’azione per il clima, l’Unione europea chiede maggiore impegno dei Paesi nella riduzione delle emissioni. Propone cioè la revisione in chiave più restrittiva dei contributi determinati a livello nazionale (Ndc) e presenterà un Ndc aggiornato dell’Ue, in linea con il pacchetto «Fit for 55».L’Ue chiede poi di eliminare le sovvenzioni ai combustibili fossili e di rendere il settore dell’energia «completamente e prevalentemente decarbonizzato negli anni 2030», imprimendo cioè una brusca accelerazione al calo delle emissioni. L’Ue chiede inoltre di triplicare la capacità di energia rinnovabile installata per portarla a 11 milioni di megawatt. Infine, l’Ue chiede che il fondo danni e perdite sia gestito dalle istituzioni finanziarie internazionali (cioè dalla Banca Mondiale).L’Unione europea, quindi, continua a proporre obiettivi «ambiziosi», ignorando il contesto. La Cop28 è una sede negoziale, e nei negoziati ciò che conta sono i rapporti di forza. L’esperienza insegna che fissare obiettivi irraggiungibili non è solo inutile, è controproducente.
Automobili Byd (Ansa)
La società cinese ha selezionato 85 ditte dell’indotto automobilistico mollate dall’ex Fiat. Rendere profittevole l’elettrico anche qui, quindi, è possibile... per chi sa e vuole farlo.
Byd si sta prendendo tutti i fornitori italiani che Stellantis ha lasciato a piedi. Verrebbe da pensare, allora, che il modo per rendere profittevole l’auto elettrica in Italia esiste e forse il gruppo guidato dall’ad Antonio Filosa non ha saputo coglierne le opportunità.
La gentrificazione - cioè l’esproprio degli spazi identitari, relazionali e storici - quelli che Marc Augé ci consegna come i luoghi in opposizione ai non luoghi ha fatto sì che i ristoranti assumano sempre di più desolatamente le sembianze dello spaccio di calorie non obbedendo più a quella cucina urbana che è stata grandissima anche nelle case borghesi dall’Artusi in avanti.
Il miliardario cambia idea, niente catastrofe climatica. Apre il circo della COP30. Cina, sale il prezzo del carbone. Russia e Turchia in trattativa sul gas.
Allarme Coldiretti: «Il porto di Rotterdam è un colabrodo, il 97% dei prodotti non subisce esami». Il ministro incalza Bruxelles.
In ballo ci sono malcontati 700 miliardi di euro, quasi un terzo del Pil generato dall’agroalimentare, oltre che la salute, eppure l’Europa non protegge i campi. Perciò l’Italia si candida a sentinella della qualità e della salubrità delle merci che arrivano dall’estero. Francesco Lollobrigida annuncia: «Chiederemo che venga assegnata all’Italia l’autorità doganale europea». È la risposta all’allarme lanciato dalla Codiretti nella sua tre giorni di Bologna. Ha ammonito il presidente Ettore Prandini: «Con 97 prodotti alimentari stranieri su 100 che entrano nell’Ue senza alcun controllo, approfittando di porti “colabrodo” come Rotterdam, serve un sistema realmente efficace di controlli alle frontiere per tutelare la salute dei cittadini e difendere le imprese agroalimentari dalla concorrenza sleale che mette a rischio i nostri record».





