2023-09-27
«Tutte le coop usano il metodo Soumahoro»
Salvatore Buzzi (Getty Images)
Parla Salvatore Buzzi, l’ex ras delle cooperative: «Se le prefetture controllano, come fecero con noi, scopriranno che quasi ogni associazione che si occupa di migranti lucra illegalmente. Con Mafia capitale i giudici salvarono la sinistra e colpirono solo la destra».Salvatore Buzzi, divenuto famoso in seguito all’inchiesta su Mafia capitale, esce in libreria con un nuovo libro intervista con Umberto Baccolo. Il volume si intitola Mafia Capitale. La gara Cup del Pd di Zingaretti (La Bussola).Quando vede gli immigrati che arrivano, pensa ancora che l’immigrazione renda più della droga? «Guardi, io sono famoso per questa frase, ma in carcere mi hanno spiegato che non è così».Cioè che con la droga si guadagna molto di più?«Sì. Però le voglio spiegare una cosa. Io fornivo servizi per i migranti e guardi che quando mi hanno arrestato per mafia e per corruzione non hanno trovato alcun omesso versamento di Irpef: ho messo a pagamento dei contributi ai lavoratori, al contrario delle cooperative del famoso deputato Soumahoro». Che vuol dire?«Che se uno fa i servizi ai migranti pagando regolarmente gli stipendi e pagando regolarmente il cibo e gli affitti, ci guadagna poco. Se invece fai come i Soumahoro che non gli danno da mangiare, non pagano i contributi dei lavoratori…».Sta dicendo che i famigliari di Sumahoro si sono arricchiti sfruttando i migranti?«Beh l’ho letto sui giornali, anche sul vostro. Se fai così è facile fare impresa, non paghi nessuno e guadagni. Oggi nel settore dell’accoglienza ci sono tante persone che fanno le cose che vengono imputate alla famiglia di Soumahoro: quasi tutti fanno così. Però a noi ci hanno arrestato e condannato per mafia. Se tutte le prefetture facessero gli adeguati controlli verrebbe fuori uno spaccato terrificante…». Qualcuno si chiederà: ma insomma è possibile che Buzzi sia una vittima?«Ma io non sono una vittima, io sono stato condannato, rispetto la sentenza, sto pagando e dico solo questo: non hanno trovato in tutte le mie cooperative nulla di fiscalmente e penalmente rilevate. Al contrario di quanto accaduto a certi fenomeni che stanno in Parlamento». Nel suo libro lei sostanzialmente dice che non si è sentito protetto dal sistema di cui faceva parte. Dalla sinistra. «Il libro è ancora più esplosivo: racconto la vicenda della gara Cup della Regione Lazio, una storia più importante di Mafia capitale, parliamo di 90 milioni di euro. Per questa vicenda abbiamo ammesso di essere colpevoli in 8 e siamo stati tutti assolti». E perché secondo lei?«Perché non è stato coinvolto un filone importante del Pd. Se fosse successo questo avrebbe determinato un cambiamento nella storia della Regione Lazio. Non è stato coinvolto Zingaretti. Io ho detto queste cose nel 2015, le ho ripetute nel 2017 e nel 2021, e ora le ho scritte nel libro uscito pochi giorni fa». Può rispiegare di che si trattava?«La gara Cup era una gara divisa politicamente in quattro lotti, tre alla maggioranza e uno all’opposizione. Indagarono e scoprirono che la gara era stata turbata. Noi vinciamo un lotto destinato all’opposizione. Lo vinciamo, ma poi ci sono gli arresti. E che fa la magistratura? Arresta solo quelli della destra, e nemmeno inquisisce quelli di sinistra». Ma che c’entrava Zingaretti, scusi?«Zingaretti c’entrava perché era il garante dell’accordo politico spartitorio. In sostanza è successo che una parte della magistratura ha messo sul binario morto gli esponenti della sinistra, ma ha arrestato quelli della destra».Sono accuse pesanti le sue. «Ma guardi che queste dichiarazioni sono state già pubblicate in una mia intervista a Giacomo Amadori due anni fa. Ora le ho ripubblicate nel libro».E nessuno ha smentito. «Ma io spero che qualcuno mi quereli...» Glielo richiedo. Lei sta dicendo che un sistema della sinistra in cui lei è stato, in cui ha pascolato per anni, l’ha abbandonata al suo destino?«Sì, mentre quell’altro, Soumahoro, viene protetto». E perché è successo secondo lei?«È successo che hanno colpito quelli di destra e hanno salvato quelli di sinistra, altrimenti oggi la Regione Lazio sarebbe diversa: se nel 2015 fosse stato arrestato Denaro, e Zingaretti avesse ricevuto un avviso di garanzia, la Regione sarebbe andata a elezioni anticipate, avrebbe vinto uno di destra. Così è cambiata la storia d’Italia. Io nel libro sostengo che il mio arresto è dovuto solo a questo, al disvelamento di queste cose. Sulla Verità abbiamo già fatto nomi e cognomi, e nel libro ripeto tutto. È un libro esplosivo, non se ne parla, però è esplosivo».Torniamo ai migranti. Oggi nella gestione dell’accoglienza sono più quelli che se ne approfittano che quelli che operano in buona fede, secondo lei?«Penso che siano più quelli che se ne approfittano, ci sono troppe persone inadeguate». Secondo lei l’Italia dovrebbe continuare ad accogliere? «Per me no. Siamo arrivati al punto che noi li accogliamo, li mettiamo nei centri di accoglienza, gli diamo la protezione temporanea e poi li abbandoniamo a loro stessi, perché non li possiamo espellere. E questi vagano nelle stazioni e le grandi città. Poi c’è gente che non ha mezzi per vivere ed è facile per questi la via della delinquenza».Secondo lei dovrebbe essere direttamente lo Stato a gestire i centri di accoglienza senza delegare a coop e simili?«Senza le coop si spenderebbe tre volte di più. Ma le dico una cosa. Basterebbe che le prefetture controllassero, perché se non fanno controlli succede come con la storia delle cooperative dei Soumahoro. Era nota a tutti, quella, era notissima».Lei sapeva che in quelle coop qualcosa non tornava?«Sapevamo che la Caribù non forniva servizi adeguati. Loro operavano al Latina noi a Roma, quindi lo sapevamo».Come mai allora lei non ha denunciato?«Beh non è che lo fai... Si sapeva ecco tutto. Però sono stato colpito anch’io dal fatto che Soumahoro fosse sposato con la figlia della presidente della Caribù».Secondo lei, lui poteva non sapere di questa gestione strana?«Beh la casa come l’avrà il comprata, con gli introiti del libro?». Però intanto sta ancora in Parlamento…«Starà in Parlamento altri 4 anni e mezzo, con 15.000 euro al mese».E questo a lei dà un po’ fastidio..«Son problemi di Fratoianni e Bonelli, non sono problemi miei. Probabilmente non lo conoscevano, perché se l’avessero conosciuto sicuramente non l’avrebbero candidato».