2023-03-15
La coop degli scandali cambia nome e si aggiudica l’ennesimo appalto
Nel riquadro l'ex presidente della onlus Edeco, Simone Borile (Getty Images)
La gestione dell’ex caserma Zanusso di Oderzo, in cui finiranno i richiedenti asilo, affidata alla Ekene. È uno dei tanti volti della onlus Edeco, protagonista di diverse inchieste per la malagestione dei migranti.Arriveranno sempre più migranti, ma saranno sempre i soliti ad occuparsene. Stiamo parlando dei centri gestiti da coop che lasciano centinaia di persone ammassate in modo quasi sempre indegno. C’è l’emergenza arrivi e dicono che dovremmo chiudere un occhio sulle modalità con cui vengono date queste strutture, però si verificano situazioni a dir poco sconcertanti. Due giorni fa, la prefettura di Treviso ha affidato la gestione dell’ex caserma Zanusso di Oderzo alla cooperativa Ekene di Battaglia Terme, nel Padovano. Costituita il primo gennaio 2017, ma attiva nell’accoglienza dal primo gennaio 2021, è un ramo di Edeco, la «coop pigliatutto» più volte accusata di mala gestione dell’accoglienza migranti in Veneto e travolta da vicende giudiziarie. Presidente di Edeco, che prima ancora si chiamava Ecofficina, era Simone Borile, 52 anni, condannato pochi giorni fa a Rovigo a 4 anni e sei mesi per peculato nella gestione di Padova Tre, l’ente deputato alla gestione dei rifiuti nella Bassa padovana e nel Piovese. La società venne dichiarata fallita nel 2017, con un crac da circa 30 milioni di euro. Borile ne era stato l’amministratore unico dal 2004 al 2016. Stessa pena è stata inflitta a Stefano Chinaglia, che di Padova Tre fu presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante dal 2009 al 2015. Si sarebbero appropriati della quota del 5% della Tari incassata dagli utenti, invece di versarla alla Provincia di Padova. Entrambi dovranno risarcire la somma di 624.000 euro. Dalle carte dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Padova risultavano 800.000 euro finiti dalle casse di Padova Tre a quelle di Ecofficina, poi diventata Edeco, la cooperativa che si occupava della gestione dei migranti negli hub di Cona e Bagnoli e che era presieduta dalla moglie di Borile, Sara Felpati. Come risultò dalle indagini, oltre 400 pagine di informativa e di cui nel 2019 diede conto La Verità, le strutture gestite dalla cooperativa padovana rivelarono il volto peggiore dell’accoglienza, interessata solo ad assicurarsi il maggior numero di appalti, per poi lasciare migliaia di persone in condizioni vergognose come accadde nell’ex base militare di Cona, dove nel 2017 morì una donna ivoriana, e di Bagnoli, dove centinaia di firme false apposte ogni mese sul registro dell’hub da fantomatici migranti permettevano di ottenere più soldi. «Un vortice che portava nelle casse circa 40 milioni di euro l’anno. Con una percentuale di guadagno dal 10 al 15 per cento», scriveva Il Gazzettino che ha seguito l’inchiesta passo dopo passo a partire da maggio 2016, quando iniziarono le prime denunce per truffa. Sebbene indagata per truffa ai danni dello Stato e di frode nell’adempimento di obblighi contrattuali, la Edeco venne ammessa a un bando di gara per 42,5 milioni di euro sempre a Padova, per circa 24 milioni di euro a Venezia. Nel luglio 2020, vinse comunque il bando nel Comune di Cavarzere per il servizio di accoglienza di stranieri affetti da Covid-19. Brutta storia direte, ma che c’entra. Invece, i legami con il passato rimangono. Fino a poche settimane fa, presidente del consiglio di amministrazione di Ekene era Sara Felpati e vice presidente Annalisa Carraro, già direttrice di Edeco, accusata di truffa e frode. Poi, forse in previsione della chiusura del primo filone del crac di Padova Tre, forse perché in ballo c’era l’appalto dell’ex caserma Zanusso da 2,4 milioni di euro l’anno, c’è stato un cambio ai vertici. Al posto di Sara c’è la sorella Chiara, cognata di Borile; vice presidente è stata nominata Federica Bettin, collaboratrice di lunga data di Simone Borile. Bettin è anche presidente della cooperativa Tuendelee, che in lingua swahili significa «Camminiamo insieme con gioia», altro ramo nato da Ecofficina prima, ed Edeco. Si era aggiudicata pure il bando di accoglienza dei profughi ucraini. Ekene, nell’agosto 2019 ottenne in Friuli la gestione del Cpr di Gradisca d’Isonzo («All’interno le condizioni delle persone sono peggio di quelle degli animali allo zoo», raccontò l’ex senatrice Paola Nugnes) e di villa Spica di Dolo, nel Veneziano, dove un anno fa la troupe di Fuori dal coro mostrò il degrado in cui venivano alloggiate donne migranti con i loro figli. Una giovane mamma georgiana con un bimbo di tre mesi in braccio mostrava come il posto «era molto sporco». Adesso Ekene gestirà anche l’ex caserma Zanusso. Non si era aggiudicata l’appalto trevigiano, era arrivata terza. Al primo posto figurava la siracusana Officine sociali, seconda classificata la molisana Gestione Orizzonti, però Ekene aveva fatto «ricorso al Tar e il 4 gennaio i giudici l’hanno accolto rilevando delle anomalie nell’offerta dell’aggiudicataria», scrive il Corriere del Veneto. Tolta di mezzo la coop siciliana, davanti alla «sopravvenuta carenza di interesse» di quella di Isernia, per la prefettura «l’aggiudicazione del servizio di accoglienza e assistenza dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale», massimo 260 posti, è andata alla onlus Ekene. Collaboratori e parenti di Borile, ancora una volta a occuparsi di migranti. «La Ekene si chiama onlus ma segue il modello del profitto: meno ti dà, più guadagna», dichiarò lo scorso luglio Doriana Sarli di Manifesta, dopo aver ispezionato un paio di centri. Forse è un peccato d’origine.
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L’AIE cambia idea, niente picco di domanda. Tassonomia Ue, gas e nucleare restano. Stagione atlantica avara di uragani. La Germania chiede più quote di emissione. Cina in ritardo sul Net Zero. Maxi-diga in Etiopia.