2023-02-24
Contrordine di Gimbe: Lombardia promossa
Nino Cartabellotta (Imagoeconomica)
La fondazione di Nino Cartabellotta scopre in ritardo i dati del ministero ed elogia le regioni del Nord: «Nel 2020 sono riuscite a garantire le cure essenziali». Peccato che, da tre anni, il gastroenterologo bersagliasse Attilio Fontana. Ora prova a salire sul Carroccio del vincitore?Ad Albano Laziale recapitato un avviso di pagamento a una signora con tre dosi.Lo speciale contiene due articoli.Tu guarda: forse la Lombardia non faceva così schifo. Nino Cartabellotta è stato per tre anni il flagello della Regione guidata da Attilio Fontana. «State a casa, è come Wuhan», ammonì a marzo 2020. Entrando subito in rotta con l’amministrazione, che accusò di aver taroccato i dati sull’epidemia. Ancora qualche giorno fa, cioè appena prima del voto, il gastroenterologo siciliano si era scagliato contro l’autonomia differenziata, bandiera del partito di Fontana: «Darà il colpo di grazia al nostro sistema sanitario nazionale». Ma dopo essere entrato a gamba testa in campagna elettorale, all’improvviso, il camice bianco habitué della tv ha cambiato musica.Citando, a scoppio ritardato, il report del ministero della Salute sui Livelli essenziali di assistenza, calcolati in base ai criteri del nuovo sistema di garanzia, la sua Fondazione Gimbe ha scoperto che il Nord, Lombardia inclusa, ha retto persino durante le fasi più acute delle ondate di Covid. Nell’annus horribilis 2020, la maggior parte delle Regioni settentrionali «è riuscita a mantenere un’erogazione delle prestazioni sanitarie» gratuite o dietro corrispettivo del ticket «non troppo difforme rispetto all’anno precedente». Al contrario, nel Mezzogiorno, sono state registrate «performance peggiori», benché il virus, all’inizio, avesse circolato meno. Tutto fattuale. Ma come mai Cartabellotta & c., proprio ora, hanno attinto dalle cifre che il dicastero aveva già diffuso settimane fa, per promuovere i nipoti di Alberto da Giussano? Sarà mica che, nonostante il martellamento mediatico, Fontana ha sbancato le urne? Facendo il pieno di consensi financo nelle aree più disastrate dal coronavirus?Salire sul carro, anzi, sul Carroccio del vincitore, in fondo, può rivelarsi una questione di sopravvivenza per la Fondazione Gimbe. Basti notare che, tra le fonti di approvvigionamento dell’ente, rientrano i numerosi corsi di formazione svolti in collaborazione con le aziende sanitarie, qua e là per l’Italia. Proseguire la guerra a una giunta che governerà altri cinque anni non è il viatico migliore, per assicurarsi un’adeguata, capillare e continua presenza sul territorio. Ricucire non sarà semplice. Gli incidenti diplomatici sono stati parecchi e le ruggini si sono trasferite addirittura nelle aule di tribunale. È il caso della diatriba risalente a maggio 2020, quando Cartabellotta sostenne che la Lombardia compiva «magheggi» con i numeri: c’era, secondo il Nostradamus delle previsioni sbagliate, «il ragionevole sospetto» che la Regione truccasse i dati sui contagi. Il Pirellone reagì stizzito alle «parole false e offensive» del dottore-oracolo, querelandolo. Per tutta risposta, lui si disse «contento» della citazione in giudizio («È un grande stimolo per andare avanti») e confermò: «Si fanno pochi tamponi rispetto all’aumento del numero dei casi di positivi». Gli strascichi della polemica si protrassero fino a fine anno, allorché Fontana, preoccupato per la stretta natalizia pianificata dal governo Conte, paventò un «disastro sociale». «Possibile presidente», cinguettò irritato Cartabellotta. «Certo è che 20.440 persone ci hanno lasciato negli ultimi 30 giorni, di cui 4.798 in Lombardia». Ne doveva emergere, supponiamo, il ritratto di un politico cinico e insensibile, che metteva l’economia davanti alla sicurezza. A gennaio 2021, il gastroenterologo si premurò poi di rintuzzare il governatore, deluso dall’«algoritmo Iss», che determinava i parametri per i cambi di colore e, quindi, per l’ingresso in una fascia con più restrizioni: «Rosso relativo», sghignazzò Cartabellotta sul suo social preferito. Tre mesi dopo, sempre in tema di zone colorate, il dottor Cassandra protestò: «In Lombardia troppi cambi di fascia, si continua a inseguire il virus». Il problema erano le regole, da lui considerate troppo lasche, in vigore a livello nazionale. Ma la critica finiva per punzecchiare il solito bersaglio. È allora legittimo il sospetto che la monomania di Mr Gimbe facesse pendant con il sogno proibito della sinistra: sfrattare Lega, Forza Italia e Fdi dalla plancia di comando della Regione più ricca del Paese. Infliggere ai barbari una sconfitta storica, a costo di saltare sul virus con più solerzia dei produttori di vaccini. Quel piano è naufragato. E oggi bisogna cercare l’appeasement. Sarà un caso se si moltiplicano le manovre d’avvicinamento pacifico al nemico? Qualche giorno fa, Massimo Moretuzzo, candidato giallorosso alle regionali del Friuli Venezia Giulia, s’è messo a tuonare contro i suoi avversari: gli uomini di Massimiliano Fedriga hanno finanziato con 100.000 euro una ricerca dalla quale emergerebbe che la Regione ha brillato nella risposta al Covid. E indovinate chi ha svolto lo «studio indipendente»? Gli esperti di Gimbe. Dalla Valseriana alla Valle delle Due Battaglie, è questo il metodo Cartabellotta: se non puoi batterli, unisciti a loro.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/contrordine-gimbe-lombardia-promossa-2659460031.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-multe-ai-no-vax-non-si-fermano-nessuna-tregua-per-fare-ricorso" data-post-id="2659460031" data-published-at="1677177942" data-use-pagination="False"> Le multe ai no vax non si fermano. Nessuna tregua per fare ricorso La sanzione da 100 euro è stata congelata fino all’1 luglio 2023, però le cartelle continuano ad arrivare agli over 50 e ai sanitari che lo scorso anno ignorarono l’obbligo vaccinale. Da studi legali, associazioni, utenti dei social sono segnalati avvisi che vengono recapitati a oltranza. Saranno pure raccomandate spedite prima del 31 dicembre, quando è entrata in vigore la legge che sospende i pagamenti, ma non si comprende perché impieghino due mesi a finire nella buca delle lettere dei renitenti. Tanto zelo, tanto ritardo nelle consegne, che dopo la sospensione dovevano essere subito bloccate dal ministero della Salute, «titolare del trattamento dei dati ai fini dell’irrogazione della sanzione pecuniaria», e dal suo «postino», l’Agenzia delle entrate-Riscossione, e poi si va a notificare la multa anche a una vaccinata. Come è successo alla signora Maria Cristina di Albano Laziale, che quando ha ricevuto l’avviso di addebito si è quasi sentita male. Soffre di cuore, ha 67 anni e quell’ingiusta raccomandata le ha procurato molta ansia. Perché si è vaccinata ben tre volte, ha preso pure il Covid, tutto dovrebbe essere documentato presso la sua Azienda sanitaria, invece tocca alla signora dover dimostrare che era in regola. «Sono molta arrabbiata per quello che è successo» ha dichiarato a Roma Today, anche perché deve perdere tempo «per cercare di evitare una multa che assolutamente non merito. Dovrò raccogliere documenti, mandare mail e sperare che tutto vada per il verso giusto». L’onere della prova, oltre alla beffa. E rimaneva senza spiegazioni un dubbio non di poco conto. Assieme al congelamento del pagamento, previsto nel decreto legge del gennaio 2022 poi convertito in legge il 4 marzo scorso, risulta sospeso fino al prossimo 30 giugno anche il periodo utile per ricorrere contro le multe? Perché, in caso contrario, al malcapitato cui viene consegnata la busta con la contestazione e che non si sarà rivolto al giudice di pace entro 30 giorni dalla data di notifica, non sarà più possibile fare opposizione. Ieri, il ministero della Salute ha precisato che «i termini del ricorso» non sono sospesi, la sospensione riguarda unicamente i termini di pagamento della sanzione (60 giorni). Questo significa che, se un avviso di addebito con la sanzione ti arriva anche dopo il 31 dicembre 2022, non devi affrettarti a versare l’obolo richiesto benché abbia valore di titolo esecutivo, però sei costretto ad andare dal giudice di pace. Segnando bene sul calendario la data di notifica, perché da quel giorno scattano i 30 giorni utili per fare ricorso. Scaduto il termine, non sarà più possibile contestare la multa da 100 euro, per non aver obbedito al diktat vaccinale imposto dall’1 febbraio al 15 giugno dello scorso anno. Bastava sospendere anche il periodo per l’opposizione, dimostrando di voler davvero voltar pagina sulla gestione della pandemia. Dicendo basta, ingiustizie e soprusi. Così, invece, molti dovranno ancora avvelenarsi ricevendo le raccomandate dell’Agenzia delle entrate-Riscossione e dovranno comunque ricorrere al giudice di pace, se vogliono far valere le proprie ragioni. Magari senza sostenere le spese di un avvocato, ma sapendo che si apre una causa regolata dalle norme del codice di procedura civile. Una storia lunga e vergognosa, questa della sanzione. Utilizzata nella convinzione di indurre a porgere il braccio i non vaccinati, o coloro che non avevano concluso il ciclo primario più aggiunta di booster. Tra Caps, comunicazioni di avvio del procedimento sanzionatorio, avviate prima dell’estate per dimostrare che lo Stato non perdona i disobbedienti; tra cartelle sbagliate, incomplete, piene di vizi di forma che le potrebbero rendere nulle, come segnalato dalla Verità; o avvisi spediti a persone tridosate, come la signora Maria Cristina, l’unica certezza è che occorreva un onesto ravvedimento seguito da un colpo di spugna.
(Arma dei Carabinieri)
L’attività dei Carabinieri della Compagnia di Caivano non si è mai fermata. Nel rione Parco Verde e nel “Bronx” l’attenzione è sempre alta. E ogni timido tentativo di ripristinare le piazze di spaccio è immediatamente bloccato. Come accaduto nelle ultime ore. Durante una perquisizione a tappeto degli ambienti comuni nel complesso popolare che nel nome richiama il più noto distretto newyorkese, i militari della locale stazione hanno scoperto l’ennesimo luogo di smercio. Nell’androne condominiale di uno dei palazzoni, un vano a doppio fondo, alimentato da un ingegnoso sistema elettronico. All’interno 16 panetti di cocaina: 1 chilo e 200 grammi di polvere ancora da tagliare. Sotto un corrimano di una rampa di scale ancora droga, 167 grammi di hashish e un proiettile calibro 22. In un sottoscala, invece, una piccola postazione di monitoraggio dell’area. Telecamere in HD puntate lungo le strade collegate ad un grosso monitor per intercettare l’arrivo delle forze dell’ordine e dare l’allarme ai pusher. Un concentrato di tecnologia servito a poco.
Il servizio, mirato a indebolire il già fiacco traffico di stupefacenti della zona, non ha trascurato i controlli alla circolazione. 98 i veicoli ispezionati, 21 quelli sanzionati.
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