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2021-01-03
Contrordine. La Difesa firma per accendere i motori del caccia Tempest
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Caccia Tempest (YouTube)
Anzi, che il Tempest é la naturale transizione tecnologica del programma Eurofighter Tiphoon e che lo scorso 21 dicembre il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sottoscritto insieme al Segretario di Stato per la Difesa del Regno Unito Ben Wallace e il collega svedese Peter Hultkvist, un accordo trilaterale per lo sviluppo del nuovo sistema d'arma, definito determinante per gli equilibri delle capacità militari e industriali a livello europeo e globale.
La notizia era probabilmente rimasta in coda a quelle relative all'operazione Eos per la distribuzione del vaccino, ma di fatto segna l'inizio di un lungo e importante lavoro che investe diverse aziende italiane come Leonardo, Avioaero ed Mbda, oltre che a Saab, Bae Systems, Rolls-Royce e Gkn Aerspace Sweden. L'accordo, denominato Future Combat Air System Cooperation MoU (Memorandum of Understanding), disciplina i principi generali per una collaborazione paritaria tra i tre Paesi e riguarda tutte le attività comprese la ricerca, lo sviluppo e la definizione dei requisiti necessari ai governi per operare la scelta dell'acquisizione di un sistema aereo avanzato in sostituzione dell'Eurofighter. All'accordo seguiranno i Project Arrangement (definizione del progetto) e la fase di Full Development (sviluppo globale), previste a partire dal 2025. La Difesa ci comunica quindi che per l'Italia il programma Tempest figura tra quelli prioritari e che nel nel Documento programmatico pluriennale (Dpp) recentemente presentato al Parlamento, una prima importante linea di finanziamento per la partecipazione italiana a Tempest é stata chiaramente individuata ma nell'ambito del programma Eurofighter, per consentire il concreto avvio delle attività attraverso la cosiddetta transizione «Typhoon to Tempest».
In effetti a pagina 46 del Dpp si legge: «La partecipazione a iniziative internazionali mirate alla realizzazione di un caccia di sesta generazione (Tempest), che assicuri continuità, in prospettiva, alla capacità di difesa aerea nazionale e significative ricadute industriali per il Paese».
Alla voci di bilancio la spiegazione invece fa riferimento all'Eurofighter: «Programma, in cooperazione con Germania, Uk e Spagna, relativo allo sviluppo e all'acquisizione di velivoli per la difesa aerea con compito primario di contrasto delle forze aeree avversarie. Il programma è sostenuto con risorse a valere sul Dicastero dello Sviluppo Economico (...). Il programma garantisce anche lo sviluppo di sensori di nuova generazione ad avanzatissima tecnologia atti a promuovere il miglior posizionamento dell'industria nazionale aeronautica nell'ambito della cooperazione internazionale intorno al futuro programma per un caccia di sesta generazione (Tempest); i volumi del programma Eurofighter utili a detto strategico scopo sono stimati in circa 742 milioni, ai quali si aggiungeranno quote per ulteriori 760 milioni da ricercare nell'ambito di consolidate sinergie a livello intergovernativo e in stretta collaborazione con l'industria, garantendo il pieno soddisfacimento del fabbisogno di competenza nazionale per la fase di ricerca e sviluppo condotta congiuntamente a Uk e Svezia. L'accordo del 21 dicembre, sottoscritto tra le uniche nazioni europee che conoscono, producono e già utilizzano tecnologie aeronautiche di quinta generazione - continua la nota - consentirà di valorizzare l'industria nazionale, garantendo l'accrescimento del know-how in un settore pregiato come quello delle tecnologie abilitanti ai velivoli di sesta generazione. E come avviene per il concorrente Fcas (guidato da Airbus con Francia, Germania e Spagna), un ulteriore fattore di crescita per il nostro Paese sarà rappresentato dal coinvolgimento delle piccole e medie imprese nazionali, in modo che Tempest potrà riversare i propri effetti benefici anche sull'aspetto occupazionale nel settore dell'industria della difesa, nei centri di ricerca e nelle università». Tutto chiarito dunque, i soldi sono previsti ma sono stati ricompresi tra quelli del programma di evoluzione dell'Eurofighter. Tuttavia sempre il Ministero ci spiega che nell'ambito della realizzazione dei velivoli di sesta generazione, «l'italia ritiene auspicabile, come pure altri paesi partecipanti sia a Tempest sia allo Fcas, l'opportunitá di valutare nel tempo una possibile convergenza dei due programmi, per rendere il prodotto europeo ulteriormente competitivo su scala globale, anche per non rischiare l'avvio di una concorrenza tra gruppi europei che viene definita non facilmente sostenibile e che rischierebbe probabilmente di andare a beneficio di altri attori con capacità globali che stanno sviluppando analoghe tecnologie». La corsa per il caccia di sesta generazione è appena iniziata ma è noto che oltre a Tempest e Fcas esistono il cinese J-28, l'indiano Amca, il giapponese I-3, il russo Mig-41 e gli americani Ngad (Next Generation Air Dominance) e F/A-xx, il primo dei quali potrebbe volare già entro cinque anni.
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Dopo l'articolo pubblicato sabato 2 gennaio e dedicato alla partecipazione italiana al programma Tempest, il caccia di sesta generazione, il ministero della Difesa ci fa sapere che il progetto sta invece entrando nel vivo grazie alla firma di un memorandum of understanding tra Italia, Regno Unito e Svezia.Anzi, che il Tempest é la naturale transizione tecnologica del programma Eurofighter Tiphoon e che lo scorso 21 dicembre il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sottoscritto insieme al Segretario di Stato per la Difesa del Regno Unito Ben Wallace e il collega svedese Peter Hultkvist, un accordo trilaterale per lo sviluppo del nuovo sistema d'arma, definito determinante per gli equilibri delle capacità militari e industriali a livello europeo e globale.La notizia era probabilmente rimasta in coda a quelle relative all'operazione Eos per la distribuzione del vaccino, ma di fatto segna l'inizio di un lungo e importante lavoro che investe diverse aziende italiane come Leonardo, Avioaero ed Mbda, oltre che a Saab, Bae Systems, Rolls-Royce e Gkn Aerspace Sweden. L'accordo, denominato Future Combat Air System Cooperation MoU (Memorandum of Understanding), disciplina i principi generali per una collaborazione paritaria tra i tre Paesi e riguarda tutte le attività comprese la ricerca, lo sviluppo e la definizione dei requisiti necessari ai governi per operare la scelta dell'acquisizione di un sistema aereo avanzato in sostituzione dell'Eurofighter. All'accordo seguiranno i Project Arrangement (definizione del progetto) e la fase di Full Development (sviluppo globale), previste a partire dal 2025. La Difesa ci comunica quindi che per l'Italia il programma Tempest figura tra quelli prioritari e che nel nel Documento programmatico pluriennale (Dpp) recentemente presentato al Parlamento, una prima importante linea di finanziamento per la partecipazione italiana a Tempest é stata chiaramente individuata ma nell'ambito del programma Eurofighter, per consentire il concreto avvio delle attività attraverso la cosiddetta transizione «Typhoon to Tempest».In effetti a pagina 46 del Dpp si legge: «La partecipazione a iniziative internazionali mirate alla realizzazione di un caccia di sesta generazione (Tempest), che assicuri continuità, in prospettiva, alla capacità di difesa aerea nazionale e significative ricadute industriali per il Paese». Alla voci di bilancio la spiegazione invece fa riferimento all'Eurofighter: «Programma, in cooperazione con Germania, Uk e Spagna, relativo allo sviluppo e all'acquisizione di velivoli per la difesa aerea con compito primario di contrasto delle forze aeree avversarie. Il programma è sostenuto con risorse a valere sul Dicastero dello Sviluppo Economico (...). Il programma garantisce anche lo sviluppo di sensori di nuova generazione ad avanzatissima tecnologia atti a promuovere il miglior posizionamento dell'industria nazionale aeronautica nell'ambito della cooperazione internazionale intorno al futuro programma per un caccia di sesta generazione (Tempest); i volumi del programma Eurofighter utili a detto strategico scopo sono stimati in circa 742 milioni, ai quali si aggiungeranno quote per ulteriori 760 milioni da ricercare nell'ambito di consolidate sinergie a livello intergovernativo e in stretta collaborazione con l'industria, garantendo il pieno soddisfacimento del fabbisogno di competenza nazionale per la fase di ricerca e sviluppo condotta congiuntamente a Uk e Svezia. L'accordo del 21 dicembre, sottoscritto tra le uniche nazioni europee che conoscono, producono e già utilizzano tecnologie aeronautiche di quinta generazione - continua la nota - consentirà di valorizzare l'industria nazionale, garantendo l'accrescimento del know-how in un settore pregiato come quello delle tecnologie abilitanti ai velivoli di sesta generazione. E come avviene per il concorrente Fcas (guidato da Airbus con Francia, Germania e Spagna), un ulteriore fattore di crescita per il nostro Paese sarà rappresentato dal coinvolgimento delle piccole e medie imprese nazionali, in modo che Tempest potrà riversare i propri effetti benefici anche sull'aspetto occupazionale nel settore dell'industria della difesa, nei centri di ricerca e nelle università». Tutto chiarito dunque, i soldi sono previsti ma sono stati ricompresi tra quelli del programma di evoluzione dell'Eurofighter. Tuttavia sempre il Ministero ci spiega che nell'ambito della realizzazione dei velivoli di sesta generazione, «l'italia ritiene auspicabile, come pure altri paesi partecipanti sia a Tempest sia allo Fcas, l'opportunitá di valutare nel tempo una possibile convergenza dei due programmi, per rendere il prodotto europeo ulteriormente competitivo su scala globale, anche per non rischiare l'avvio di una concorrenza tra gruppi europei che viene definita non facilmente sostenibile e che rischierebbe probabilmente di andare a beneficio di altri attori con capacità globali che stanno sviluppando analoghe tecnologie». La corsa per il caccia di sesta generazione è appena iniziata ma è noto che oltre a Tempest e Fcas esistono il cinese J-28, l'indiano Amca, il giapponese I-3, il russo Mig-41 e gli americani Ngad (Next Generation Air Dominance) e F/A-xx, il primo dei quali potrebbe volare già entro cinque anni.
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
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i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
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Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
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