- Il farmaco reso gratuito, per scelta politica più che scientifica, poco prima che scada il Comitato sui prezzi e l’ente cambi volto.
- L’organismo si conferma Pd-dipendente e regala un bonus alle case produttrici, col plauso di chi era sempre tanto attento alla spesa pubblica. Ma anche il dicastero è passivo: la sua priorità è blandire gli Speranza boys.
Il farmaco reso gratuito, per scelta politica più che scientifica, poco prima che scada il Comitato sui prezzi e l’ente cambi volto.L’organismo si conferma Pd-dipendente e regala un bonus alle case produttrici, col plauso di chi era sempre tanto attento alla spesa pubblica. Ma anche il dicastero è passivo: la sua priorità è blandire gli Speranza boys.Lo speciale contiene due articoliLasciamo perdere per un attimo la questione di merito. Sorvoliamo, in prima istanza, sui dilemmi etici che pone l’uso della pillola anticoncezionale. Il fatto che sia stata resa rimborsabile dal Servizio sanitario nazionale è una buona o una cattiva notizia? La compressa è innocua o pericolosa? Accresce la libertà delle donne oppure accelera il gelo demografico? Sospendiamo un attimo il giudizio. E guardiamo al metodo. C’è un Comitato prezzi e rimborsi dell’Agenzia italiana del farmaco che, nella Giornata nazionale per la salute della donna, decide di rendere gratuito quel trattamento, per stessa ammissione della sua presidente, Giovanna Scroccaro, intervistata da Quotidiano Sanità, appena prima della scadenza del proprio mandato e dell’avvio della riforma dell’ente, che è atteso entro l’estate prossima. Una riforma fortemente voluta dal governo in carica, insediatosi a ottobre 2022 e che era stata preceduta dal siluramento dell’ex direttore generale, in quota Roberto Speranza, Nicola Magrini. Dunque, siamo dinanzi a un’operazione licenziata in extremis. A una mossa che ha tutta l’aria del blitz partigiano. Quasi ci fosse dietro un ragionamento simile: al potere sono arrivate le squadracce fasciste, quelle che intendono promuovere la natalità perché hanno paura della sostituzione etnica, quelle che flirtano con i cattolici conservatori. Allora, tocca a noi burocrati sobbarcarci l’onere di intervenire in difesa dei diritti del genere femminile. Per di più, benché l’organismo Aifa abbia optato per i «prodotti meno cari» disponibili sul mercato, esso ha comunque impegnato una cifra importante: il costo per l’erario della contraccezione orale, destinata alle donne di tutte le fasce d’età, ammonterà a circa 140 milioni di euro l’anno. L’accelerazione era davvero opportuna? L’urgenza era tale da non ammettere rinvii? Il giro di vite fissato per l’Aifa, con i prevedibili rimescolamenti interni dei dirigenti, ha spinto qualcuno a giocare d’anticipo?Osservate le parole della Scroccaro: «Si tratta di una decisione importante, che consentirà di ampliare la platea di donne che oggi, magari, consideravano il costo di questi contraccettivi come troppo alto e per questo non ne facevano uso. Da sempre in Italia c’è uno scarso ricorso alla contraccezione e questo ora potrà cambiare». Ora, si può essere d’accordo o meno. Una cosa, però, è certa: di scientifico, in un discorso del genere, c’è ben poco. Sarà vero che agenzie globali come l’Oms spingono nella direzione di un più ampio uso di certe tecniche di regolazione della popolazione, identificate con l’etichetta seducente di «salute riproduttiva». E sarà vero che, a volte, la pillola viene prescritta per curare altre patologie, più che per schermare le ragazze da gravidanze indesiderate. Vogliamo persino ammettere che, in linea di principio, è meglio un’ovulazione impedita, con la conseguente impossibilità di restare incinte, che un aborto farmacologico o chirurgico praticato quando è già avvenuta la fecondazione. Ma sostenere che lo scarso uso della contraccezione orale sia in sé un limite e che la distribuzione gratuita della pillola, per fortuna, invertirà la tendenza, è una valutazione, appunto, politica. Come lo è quella di segno opposto: la tesi del leghista Simone Pillon, ad esempio, per il quale il verdetto dell’Aifa introduce «una sorta di “contraccezione di cittadinanza”»; l’idea di Pro vita, che richiama l’attenzione sugli effetti collaterali del medicinale, citando addirittura gli istinti suicidi che sarebbero associabili all’impiego di quel principio attivo; o quella di Francesco Lollobrigida e Giancarlo Giorgetti, secondo i quali la vera priorità dovrebbe essere incentivare le nuove nascite, più che il loro controllo. Di nuovo: si può pensarla come una femminista; meno radicalmente, come una delle tante giovani di oggi, che assumono la pillola e, magari, votano pure a destra; oppure, come i nemici giurati della contraccezione, i terribili oscurantisti e integralisti religiosi. Assunti i dati scientifici - in che modo funziona il farmaco, quali controindicazioni include, a chi e a che condizioni va prescritto - il resto rientra nel dibattito tra convinzioni morali profonde. E tutte legittime. Soprattutto, tutte dotate del sacrosanto diritto di non essere scavalcate da un atto d’indirizzo politico, al solito occultato dietro il velo dell’intervento tecnico, di un’istituzione governativa che del governo se ne infischia. E, anzi, agisce precorrendone le determinazioni, dribblandolo, cercando di sorprenderlo in contropiede. Si badi bene: non è che debba essere chi siede a Palazzo Chigi, o in Lungotevere Ripa, a eterodirigere le mansioni di un gruppo di lavoro autonomo; ma, come dovrebbe essere evidente, la pillola anticoncezionale non è alla stregua di una terapia oncologica. Vogliamo forse che le strutture che si occupano di sanità pubblica emulino il comportamento di tribunali e Consulta? Che sopperiscano con le loro iniziative spontanee, con entrate a gamba tesa in zona Cesarini, a certi presunti vuoti dell’ordinamento? I diritti individuali e la facoltà di scelta delle donne sono sacrosanti, in una democrazia liberale. Non ci dimentichiamo che lo è pure la democrazia stessa. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/contro-le-nascite-laifa-trova-subito-i-soldi-2659896119.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="se-si-tratta-di-bloccare-le-nascite-quelli-dellausterita-trovano-i-soldi" data-post-id="2659896119" data-published-at="1682189727" data-use-pagination="False"> Se si tratta di bloccare le nascite quelli dell’austerità trovano i soldi C’è già chi la chiama pillola di cittadinanza. Ed equiparandola ai bonus a pioggia dell’era di Giuseppe Conte la parifica ai voucher infestanti per i monopattini. La pillola anticoncezionale libera e gratuita per tutte le donne decisa con un blitz dall’Aifa morente (vale a dire dal board sinistrorso in uscita controllata) arriva a terremotare il governo e a rappresentare una contraddizione gigantesca con la politica della lotta alla denatalità. Poiché oggi la narrazione conta più della sostanza, l’elefante nella stanza è enorme: da una parte l’esecutivo di centrodestra lavora a politiche che possano invertire una tendenza antropologicamente suicida (nel 2021 per la prima volta in Italia sono nati meno di 400.000 bambini), dall’altra l’agenzia del farmaco decide di agevolare con un gesto politico la diffusione dell’anticoncezionale per eccellenza. Segnali dadaisti, distopie in corpo nove. Il colpo di coda dell’Aifa - ancora Pd dipendente - ha fatto centro. Il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, può pur continuare a dire che «l’inverno demografico si sta tramutando in inferno», ma il messaggio è obiettivamente contraddittorio e riguarda anche la passività del ministero della Salute guidato da Orazio Schillaci, più preoccupato a non irritare gli Speranza boys infrattati negli uffici che a sterzare decisamente verso priorità differenti, in sintonia con Palazzo Chigi. La scelta è un segnale strano, ma a impatto relativo: la Puglia, la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Toscana, il Piemonte, la Provincia autonoma di Trento prevedono già la somministrazione gratuita attraverso i consultori famigliari per le ragazze fino aI 25 anni. È paradossale anche la «ola» della gauche dei diritti universali, visto che sei mesi fa nel corso di un corteo organizzato a Roma dall’associazione «Non una di meno», due attiviste contestarono duramente Laura Boldrini e Beatrice Lorenzin per il taglio di fondi ai consultori e per «aver reso a pagamento la pillola anticoncezionale, creando un problema per chi vive nelle case popolari e non se la può permettere». La faccenda è essenzialmente politica e diventa economica quando si passa al costo dell’operazione: 140 milioni l’anno, con un risparmio in media di 16 euro al mese per chi ne usufruirà. Nulla in rapporto ai 3,2 miliardi della dotazione Aifa, ma neppure un regalino da niente, visto che farmaci salvavita come quelli anti tumore e quelli decisivi per patologie croniche cardiovascolari continuano a costare un occhio della testa ai pazienti. Senza contare l’approccio ideologico: i professionisti del risparmio a sinistra di Paperino, ieri sempre pronti a ricordarci «quanto ci costa un malato di Covid» per far passare leggi liberticide, oggi non hanno nulla da eccepire. Anzi, chiamano in causa la Francia senza ricordare che Parigi regala la pillola alle donne fino a 25 anni, poi non più. Dopo, chi vuole usarla la paga di tasca propria. Passando al lato sanitario del bonus è fondamentale una premessa. Qui nessuno pretende di contraddire in senso antistorico (e pure con una punta di ridicolo) l’utilizzo della pillola, entrata nelle borsette delle italiane da almeno 40 anni con buona pace di ministri, scienziati e commentatori. E nessuno s’immagina di opporsi all’uso in presenza di problematiche specifiche di salute. Ma esultare (come sta avvenendo sui social) perché genericamente «l’anticoncezionale evita le gravidanze non volute» e rappresentarlo come un uragano di smarties che piovono su un mondo cupo e oscurantista è infantile, anzi boldrinesco. Oggi le ragazze a 12 anni sanno cosa significa la pillola, nel bene e nel male. Non la considerano una caramella e sono consapevoli che è fondamentale farsi un giro dal ginecologo prima di avventurarsi nell’uso quotidiano. Elsa Viora, presidente dell’Aogoi (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani) qualcosa ne sa e tempo fa spiegava: «A usare la pillola è solo il 16% delle donne italiane, e non perché sia a pagamento ma perché temono gli effetti collaterali come trombosi, ictus, cancro o aumenti di peso». Problematiche eventualmente a carico da domani, per proprietà transitiva, al Servizio sanitario nazionale. La pillola di cittadinanza senza controllo né dibattito è la conferma che in Italia ogni istituzione è un piccolo grande centro di potere con lo scopo primario di prevaricare gli altri. In questo caso è anche un Fort Apache nel quale si evidenziano due dipendenze: la prima dal Nazareno, la seconda dagli interessi delle case farmaceutiche. Perché il bonus è un regalo alle major del farmaco e sconfessa la teoria sostenuta dai media cari a Roberto Speranza (soprattutto La Repubblica e il Manifesto), secondo i quali la cancellazione della figura del direttore generale - con defenestrazione sacrosanta di Nicola Magrini - fosse un regalo a Farmindustria. Il genius loci politico conta più di una poltrona. La contraddittoria decisione è evidenziata anche da una presa di posizione allarmata dalla onlus Pro vita & famiglia, che attraverso la portavoce Maria Rachele Ruiu sottolinea: «Com’è possibile conciliare la pillola contraccettiva libera e gratuita come panacea di tutti i mali, senza sottolineare i gravi effetti collaterali fisici e psicologici che possono portare fino a depressione e istinti suicidari? Non c’è nulla di più pericoloso per la salute delle donne che banalizzare temi che impattano sulla loro pelle». Libera e gratuita. Belle parole che in questo caso tagliano fuori un’intera categoria, quella dei medici, ancora una volta marginalizzata rispetto alle decisioni sanitarie. Operatori da ricetta. Con il loro silenzio, con il loro consenso.
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Regole da adottare, ruolo degli idrocarburi e il contributo dell’atomo saranno i temi centrali dell’intervista del direttore Belpietro al ministro Pichetto Fratin. Poi tavole rotonde con esperti e manager attivi nel settore. Tutto l'evento sarà trasmesso in diretta streaming sui nostri canali social e sito web.
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Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)
Intanto la vedova dell’attivista promette battaglia: «Non sapete cosa avete scatenato».
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