2021-01-19
Conte si umilia per la poltrona
Giuseppe Conte (A.Benedetti/Corbis/Getty Images)
Quasi un'ora di discorso per dire una sola cosa, ossia che la maggioranza non ha più i numeri. Alla fine, l'intervento alla Camera di Giuseppe Conte si riassume in un'unica parola: aiutateci. «Aiutateci a ripartire con la massima celerità». Soprattutto, aiutateci a non andare a casa con altrettanta velocità. Un appello ripetuto più volte, nella speranza di muovere qualche voto, possibilmente in quell'area del centrodestra che potrebbe essere sensibile al richiamo di un contributo politico «nel solco delle migliori e più nobili tradizioni europeiste: liberali, popolari e socialiste». Un messaggio chiaramente diretto a Forza Italia, l'unico partito che assomma in sé tutte queste anime, una parte delle quali, se non ci fosse stato l'argine di Silvio Berlusconi alle sirene governative, sarebbe già andata in soccorso della maggioranza, trovando il modo di sostituirsi ai senatori renziani.Il presidente del Consiglio ha più volte parlato di consapevolezza e di responsabilità, sfiorando il ridicolo sia quando, dimenticando i dpcm, ha «rilevato che l'Italia è l'unico Paese ad aver coinvolto così intensamente e costantemente il Parlamento», sia quando, dopo averla più volte attaccata e ignorata, ha lisciato il pelo all'opposizione, ringraziandola per il contributo fornito all'esecutivo. Nel complesso, si è trattato di un brutto discorso, privo sia di autocritica, visto il punto in cui il governo si trova, che di visione. Più che un intervento da statista che chiede la fiducia in vista di importanti sfide, quella del premier è stata una celebrazione di tutto ciò che è stato conseguito in un anno e mezzo. Un elenco di risultati positivi secondo Giuseppe Conte. «Abbiamo coltivato, abbiamo operato, abbiamo assunto, abbiamo promosso, abbiamo introdotto, abbiamo voluto ridefinire, abbiamo preparato il terreno, abbiamo creato le premesse, abbiamo stanziato, abbiamo da subito raccolto la sfida, abbiamo ulteriormente rafforzato». Nei primi venti minuti alla Camera, il presidente del Consiglio non ha risparmiato i complimenti all'esecutivo, precisando di poter parlare in quell'Aula a testa alta. Errori? Praticamente nessuno. «Abbiamo operato sempre le scelte migliori?», si è chiesto in maniera retorica il premier. «Abbiamo assunto sempre le decisioni più giuste?». La risposta è impalpabile proprio come lo è lo stesso presidente del Consiglio nei momenti decisivi: «Ciascuno esprimerà le proprie valutazioni. Per parte mia posso dire che il governo ha operato i delicati bilanciamenti degli interessi costituzionali di volta in volta coinvolti, con il massimo scrupolo e con la massima attenzione». Frasi di circostanza, da professore abituato a infilare le parole una dietro l'altra per arrivare alla fine della lezione. Ma dietro al profluvio di aggettivi con cui ha riempito il suo discorso, resta solo la certezza che per andare avanti sono necessarie «forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà». Gli onorevoli che dovrebbero trarre in salvo un esecutivo che affonda non sono chiamati come un tempo li avrebbero definiti i 5 stelle, ovvero mercenari, voltagabbana o «responsabili». Nemmeno si è voluto chiamarli «costruttori» per non farli apparire associati dell'Ance, ovvero imprenditori edili. No, Conte ha preferito chiamarle forze parlamentari volenterose, nella speranza di non dover andare a pesca di un singolo voto, ma di riuscire a far abboccare all'amo un intero partito o, per lo meno, una parte di esso. «Chi ha idee, progetti di farsi costruttore insieme a noi di questa alleanza votata a perseguire lo sviluppo sostenibile, sappia che questo è il momento giusto per contribuire a questa prospettiva». Insomma, ora o mai più, perché, dopo aver chiuso la porta in faccia a Renzi, senza l'aiuto di un pezzo dell'opposizione l'esecutivo è destinato a colare a picco nelle prossime settimane, ammesso e non concesso che superi il voto di oggi al Senato.Sì, quello di Conte è stato un Sos in piena regola, un disperato tentativo di farsi lanciare una ciambella di salvataggio. Le uniche cose offerte in cambio, sono state un ministero dell'Agricoltura in saldo e una delega sui servizi segreti, incarichi che il presidente del Consiglio preannuncia di voler lasciare «viste le nuove sfide che mi attendono, anche gli impegni internazionali». Eh già, è appena iniziata la presidenza italiana del G20 e Giuseppe Conte non vuole assolutamente perderla. E poi ci saranno altri eventi, a Milano arriveranno centinaia e centinaia di giovani a parlare di cambiamento climatico e il 21 maggio addirittura l'Italia sarà sede del Global health summit, dove si discuterà del modo più efficace per garantire la tutela della salute e di come affrontare malattie e pandemia. Quindi, avete capito, Conte farà qualsiasi cosa pur di non schiodare dalla poltrona. Anche allearsi con Mastella e, fosse per lui, pure con il diavolo. Ah, no: quello c'è già, nascosto dietro ai sottanoni dei cardinali e alle divise dei militari i quali, pare, si stiano dando un sacco da fare per proteggere san Giuseppi.
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