2021-09-14
«Conte, Speranza, Arcuri e Borrelli hanno violato la Carta e le norme ordinarie»
Esposto-denuncia sulla gestione dei primi mesi della pandemia. E sull'«illegalità del Cts». L'avvocato Giorgio Carozzi: «Sono reati gravi».«Macroscopiche e documentate» violazioni della nostra Costituzione ma anche delle leggi ordinarie, con la creazione di uno stato emergenziale assolutamente «forzato» e per di più nella totale «illegalità del comitato tecnico scientifico». C'è questo e molto altro ancora in un esposto depositato nei giorni alla Procura di Monza contro l'ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il ministro della Salute, Roberto Speranza, l'ex commissario per l'emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, e l'ex numero uno della Protezione civile, Angelo Borrelli. È uno dei numerosi esposti-denuncia che negli ultimi mesi sono arrivati sulle scrivanie delle Procure di mezza Italia. Ma questo potrebbe essere differente. Perché a presentarlo è stato l'avvocato Giorgio Carozzi, specialista nelle problematiche normative in ambiente, salute e sicurezza sul lavoro e con una lunga esperienza in Aias (Associazione professionale italiana ambiente e sicurezza). Ha utilizzato la sua esperienza nei casi più piccoli per denunciare questa volta le violazioni del governo italiano durante l'inizio della crisi pandemica. «È giusto che emerga la verità», spiega Carozzi a La Verità dal suo studio legale di Milano. «Ho accettato questo incarico per dimostrare e per contrastare la deriva assolutista assunta dal governo nell'ultimo anno di pandemia. Ci sono state gravi violazioni di legge. C'è bisogno di giustizia». Carozzi è molto preciso e circostanziato nelle sue accuse. Non vuole etichette politiche («Non mi interessano, qui deve parlare solo la legge»). E quanto riportato negli esposti consegna un'altra realtà rispetto a quella vissuta dai cittadini italiani nell'ultimo anno e mezzo. Conte, Speranza, Borrelli e Arcuri sono accusati di aver commesso «i reati di epidemia colposa, di delitto colposo contro la salute pubblica e persino di omicidio colposo». Il tutto per di più sarebbe aggravato dal concorso formale per reato continuato, in una costante violazione della nostra Costituzione. Stando alle accuse l'emergenza Covid ha sospeso e travisato la costituzione, «con il divieto di esercizio delle libertà e dei diritti costituzionali», con «l'utilizzo di strumenti normativi non previsti né autorizzati dall'impianto normativo democratico del Paese».Non solo. La legislazione di emergenza attuata a partire dal 31 gennaio 2020 avrebbe utilizzato «un messaggio improntato alla paura, enfatizzata nelle totale sfiducia del senso civico degli italiani, facendo così a pezzi quei diritti alla libertà e alla dignità dei cittadini che sono alla base della civile convivenza e delle conquiste democratiche e di libertà della Nazione». Per Carozzi, quindi, ci sarebbe stato da parte del governo un conclamato e documentato «abuso a livello politico e amministrativo nella gestione della pandemia». Oltre all'illegittimità dei Dpcm - già compravate anche in diversi tribunali ordinari e nello specifico rispetto alla libertà di circolazione -, spicca un punto molto interessante nell'esposto di Carozzi, quello che riguarda l'inosservanza delle leggi da parte dell'ultimo governo Conte. Secondo il legale, esperto in normative per la sicurezza sul lavoro e dell'ambiente, esisteva già una legge del 2004 il cui aggiornamento era stato ripetutamente sollecitato dall'Oms ma del tutto disatteso dal governo. Ebbene già quel «Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale del 2005», varato durante l'emergenza Sars, poteva essere utilizzato lo scorso anno, in modo da non ricorrere in chiusure totali (i famigerati lockdown), puntare sulle cure domiciliari e soprattutto evitare la creazione di inutili comitati scientifici. La legge del 26 maggio 2004 (numero 138), infatti, aveva già istituito il Ccm, un organismo di coordinamento tra il ministero della Salute e le Regioni «per le attività di sorveglianza, prevenzione e risposta tempestiva alle emergenze pandemiche». Nel 2005 era già stato previsto tutto. Quindi, stando all'esposto depositato in procura da Carozzi, sarebbe bastato il Ccm come organo di valutazione e contrasto della pandemia. Nello stesso piano del 2004 era prevista la partecipazione della Protezione civile come membro del comitato, insieme con il ministero della Salute, le Regioni e anche il ministero della Difesa. Anzi la stessa delibera dello stato di emergenza di rilievo nazionale si configura come «indebita, formulata con modalità contestabili in forza di una visione di diritto creativa, «in considerazione di un momento critico che richiede un intervento immediato». E allo stesso tempo non si vede la logica del momento né l'intervento immediato dal momento che dopo quasi 500 giorni è ancora vigente lo stato di emergenza di rilievo nazionale, con l'Italia «tra i primi nelle classifiche mondiali dei contagi e decessi per Covid-19 in rapporto alla popolazione, per lunghi mesi con centinaia di morti al giorno e catastrofiche conseguenze sociali ed economiche, prova evidente», sottolinea Carozzi, «dell'errata ed illecita impostazione e gestione dell'emergenza». A gennaio 2020 esisteva un piano pandemico e vi era anche una direttiva europea per il suo utilizzo, con tanto di raccomandazione dell'Oms per il suo aggiornamento, ma né il governo né soprattutto il ministro Speranza lo hanno preso in considerazione. E gli stessi membri del Comitato tecnico scientifico, che ne erano a conoscenza, hanno pensato di attivarlo, preferendo così una gestione «creativa» che si è dimostrata «carente» e «inadeguata». Ora la palla passa alla Procura di Monza.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)